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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Luca a Santo Domingo
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Una vita (amaranto) da fumetto

Ha cominciato leggendo Tex, oggi è uno dei disegnatori più apprezzati d'Italia. Mister No e Demian, il calcio e l'Arezzo: ecco le sue grandi passioni



Tavole da disegno e sciarpa amarantoIl mondo delle nuvole parlanti conserva intatto il suo fascino. Anche adesso che c’è la play station, il dvd, l’ipod, l’alta definizione per l’immagine e per il suono, anche adesso che basta accendere il computer per navigare ovunque nel mondo, i fumetti appassionano migliaia di lettori, restano oggetti da collezione e soprattutto fanno sognare. Come decenni fa, quando la pistola di Tex Willer sparava nel West e l’eco del colpo arrivava in ogni angolo d’Italia e anche oltre. Al Ranger del Texas oggi si sono aggiunti nuovi personaggi e la grande famiglia della Bonelli editore si è allargata a dismisura. Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, è quello che più fa parlare di sé, ma accanto a lui ce ne sono altri che il pubblico ha adottato, seguito e apprezzato. Tra questi Mister No, un ex soldato diventato guida turistica in Amazzonia, e Demian, che combatte i malviventi sulle strade di Marsiglia. Dietro le loro storie lavorano professionisti della matita, gente che con tre o quattro movimenti della mano sarebbe capace di dare un’espressione anche alla parete. Fabio Valdambrini questo talento ce l’ha. Lui dice che si è affinato col tempo, che ogni giorno deve disegnare per migliorare, che ha avuto una scuola e dei maestri eccezionali, però madre natura ha indubbiamente fatto la sua parte. Fabio, aretino della zona Giotto, oltre che disegnare perla Bonelliè anche un tifoso amaranto vero, tanto che nei suoi albi, pazzamente, semina qua e là indizi e tracce della sua fede calcistica. Chi non lo avesse ancora fatto, è pregato di leggersi Demian nell’episodio Morte a Barcellona. Con un po’ di attenzione troverà di tutto, dai banditi che indossano cappelli col Cavallino a scritte molto familiari sui muri della città. Durante l’intervista con Amaranto magazine, Fabio si è tenuto al collo la sciarpa delle Teste Matte, storico gruppo di Terontola.

“Il mio primo idolo è stato Ezio Musa – racconta. Insieme a Marmo e Mujesan formava il trio delle meraviglie. Subito dopo c’è Menchino Neri e la sua rovesciata al Campobasso. Il calcio è incredibile, quella partita sembrava la sceneggiatura di un romanzo. Come a Lumezzane tanti anni dopo: i rigori, la nebbia, la vittoria”.

Parliamo di te. Come sei arrivato a fare il disegnatore di fumetti?

“Ho iniziato leggendomi tutta la collezione di Tex, da bambino. Poi ho aggiunto anche Alan Ford e Ken Parker. Per quelli della mia generazione, adolescenti negli anni ’70, il fumetto era qualcosa di irrinunciabile”.

Hai studiato per diventare un professionista?

“Macché, sai che scuola ho fatto io? Ragioneria. Però fin da ragazzino disegnavo e andavo allo stadio con mio padre e mio nonno: riempivo fogli con indiani e cowboys e vedevo partite. Mi ricordo addirittura Graziani. Dalle tribune gli urlavano di tagliarsi i capelli. Detto oggi fa un po’ ridere”.

Non sei nato con l’ambizione di fare il fumettista?

“No. Ho avuto la folgorazione quando ho conosciuto Fabio Civitelli, aretino anche lui, disegnatore di Mister No per la Bonelli. Peru n anno sono stato tutti i pomeriggi a casa sua, ho osservato e ho imparato”.

Curiosamente, ad Arezzo siete in tanti a fare questo mestiere.

“Io, Civitelli, Rossano Rossi, Marco Bianchini, Marco Santucci. E Luca Dell’Uomo, che disegnava Dylan Dog ma oggi ha smesso. E’ una scuola aretina vera e propria nata intorno a Civitelli”.

Da ragazzino, quando leggevi Tex, avresti immaginato di arrivare a lavorare perla Sergio Bonelli, la casa editrice più grande d’Europa?

“Non l’avrei mai detto. Tra l’altro mi posso vantare del fatto che è stato Bonelli in persona a contattarmi. Nel 1993 mi scrisse una lettera che conservo gelosamente con cui mi offriva di lavorare per lui”.

Quand’è che sei diventato un fumettista di professione?

“Qualche anno dopo la maturità. Prima collaborai con un’agenzia pubblicitaria e poi, grazie a Bianchini, approdai alla palestra di tutti i disegnatori: il fumetto erotico. Sono stato un autodidatta, ho cominciato inchiostrando gli sfondi e ho fatto tutta la gavetta”.

Il talento quanto conta?

“Meno dell’allenamento, che invece è fondamentale”.

A parer tuo, chi disegna fumetti può meritarsi il titolo di artista?

“Io direi artigiano. Gli artisti sono pochi, penso a Milo Manara o Hugo Pratt. Gli altri, me compreso, sono artigiani. Faccio questo lavoro da 25 anni, ma ancora non riesco a disegnare tutto quello che voglio, i chiaroscuri mi fanno impazzire”.

Il volto di un bandito con un cappellino familiare...Da chi l’hai ereditata questa facilità nel creare?

“Credo da mio nonno paterno. Faceva il sarto e con le mani era un maestro”.

Hai mai scritto una storia tutta tua?

“No, diciamo che è una mia ambizione. Fino a oggi mi sono limitato a disegnare le tavole dopo aver letto la sceneggiatura”.

Quanto guadagna un fumettista?

“Più fai e più guadagni. E’ un lavoro che ti porta via un sacco di tempo, ma non si arriva a cifre stratosferiche”.

Professionalmente, Fabio Valdambrini oggi è un uomo realizzato?

“Per la prima volta dopo anni, mi sono sentito soddisfatto al cento per cento quando è uscita l’ultima storia che ho disegnato per Demian, Fantasmi del passato. Quella mi è proprio piaciuta”.

Come gestisci casa, famiglia, lavoro, hobby e tutto il resto?

“Sono fidanzato da sette anni con Monika, confido molto nella sua comprensione…”.

Ci sono amici tuoi ai quali hai rubato la faccia da disegnare sulle tavole?

“Come no? Ho usato Gianni Fiore, quello che mi vende i pennelli. Poi Andrea Galimberti, il fioraio, detto Galina. Se trovo il viso adatto, lo disegno”.

Dentro l’Arezzo calcio vedi facce da fumetto?

“Carrozzieri l’ho già disegnato. Anche De Paola andrebbe bene”.

Ai ragazzi che hanno la passione per i fumetti, cosa consiglieresti?

“Di lasciar perdere… Scherzo, però è vero che questo lavoro è duro, serve una volontà di ferro e tanto sacrificio. Chi pensa di avere queste doti, mi contatti pure”.

Qual è il fascino del fumetto?

“Di preciso non lo so, però noto che esiste ancora, nonostante la modernità. In Giappone, la società tecnologica per eccellenza, i fumetti vanno alla grande. Le cose fatte bene prescindono dal contorno, anche se è vero che l’età media dei lettori si è alzata”.

Al lavoro armato di matita e talentoNon mi hai detto qual è il fascino delle nuvole parlanti.

“Per me, negli anni ’70, era la possibilità di andare oltre la realtà, di viaggiare con la fantasia. E’ banale, ma credo sia vero pure oggi. Io Tex me lo sognavo di notte e mi piace pensare che i miei disegni riescono a distogliere il lettore dai suoi pensieri, dalla quotidianità”.

I riferimenti ad Arezzo e all’Arezzo che ogni tanto infili dentro le storie, da dove nascono?

“Un mio sfizio, la passione per il calcio è troppo forte. Su Mister No non potevo metterli, con Demian mi sono sbizzarrito. Un mio amico di Genova disegnò il gagliardetto del Genoa dentro un taxi, ho preso spunto da lui”.

Che tipo di tifoso sei?

“Mi definisco un curvaiolo da tribuna, anzi da ringhiera. Sono stato abbonato per tanti anni, poi mi sono accorto che portava sfiga e adesso pago il biglietto praticamente tutte le domeniche”.

Il tuo ricordo amaranto più intenso?

“Lumezzane. Quel giorno feci il pieno di emozioni. Chi non c’era non può capire, la partita la vinsero i tifosi”.

Sei un tifoso ottimista o pessimista?

“Sono realista, mi sa che il ciclo Mancini è finito. Se ci salviamo, dobbiamo essere contenti. Togliamoci dalla testa la serie B e tutto il resto”.

Come l’hai vissuta la retrocessione dell’anno scorso?

“Nel girone di andata mi ero quasi rassegnato, dopo la rimonta invece ci credevo alla grande e alla fine ci sono stato male. Ingenuamente, speravo che venisse fatta giustizia e ci venisse tolta la penalizzazione. Che illuso”.

Quanto ti informi sull’Arezzo?

“So tutto. Radio, tivù, giornali, non mi sfugge niente. Con i miei amici metto su discussioni continue, stamattina mi ha chiamato un ragazzo da Bologna per sapere di Ranocchia, se era stato venduto veramente oppure no. La passione non muore mai”.

Tu hai giocato a calcio?

“A livelli infimi. Ero un medianaccio alla De Paola, cattivissimo”.

Gioco della torre. Chi butteresti di sotto, il pallone o i fumetti?

“Butto Mancini”.

Mister No o Demian?

“Sono come due figli per me, piuttosto mi butto io”.

Tex lo leggi ancora?

“Certo. Addirittura sono andato a cercare i vecchi numeri che mancavano alla collezione. Resta il mio primo, grande amore”.

Qualche tavola per Tex te le faranno disegnare prima o poi?

“Mi piacerebbe da morire ma non l’ho mai proposto, mi sembrerebbe quasi un atto sacrilego”.

Cosa si verificherà prima: Valdambrini che disegna un albo di Tex o l’Arezzo che torna in serie B?

“Da tifoso, dico che purtroppo è più probabile che mi decida a mettere le mani su Tex”.

scritto da: Andrea Avato, 25/09/2007