SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Ricciarini & Scassa, motori a tutto gas
Cristian e Luca, diversi e per certi aspetti uguali. Uno guida l’auto e l’altro va in moto, uno corre per passione e l’altro per professione, uno schiaccia il pedale della Renault Clio e l’altro gira la manopola della MV Agusta. Entrambi aretini, entrambi veloci, entrambi vincenti.
TweetDiversi e per certi aspetti uguali. Cristian Ricciarini e Luca Scassa hanno undici anni di differenza ma sono entrambi di Arezzo, uno della zona Giotto, l’altro di Pescaiola. Cristian guida l’auto, Luca sta in sella alla moto, ma quando c’è da dare gas, che si tratti di schiacciare un pedale o di girare una manopola, non hanno paura. Ricciarini corre per passione con la Clio RS nel monomarca Renault, ha un’azienda da mandare avanti oltre a una moglie (Annamaria) e una figlia (Lucrezia) che lo aspettano a casa. Scassa corre per professione con la MV Agusta, ha un cliccatissimo sito web (www.skaluca.com) e una fidanzata olandese che si chiama Nanda. Tra i due piloti c’è un’amicizia di vecchia data che va oltre l’anagrafe: Cristian, dall’alto dei suoi 35 anni, mitiga l’incoscienza del driver con la moderazione dell’esperienza. Luca, classe ‘83, è un vulcano di energie, come se impennasse 24 ore su 24. Ad accomunarli c’è una qualità rara: quando vanno in pista, vincono.
All’appuntamento con Am si sono presentati insieme a Riccardo Imperio, giornalista esperto di due e quattro ruote che ha messo un utile zampino nella stesura del testo. Le sorprese sono venute fuori quando hanno dovuto rispondere alla prima e banalissima domanda: come è nata la passione per i motori? Ricciarini rivela: “All’inizio vedevo solo la moto. Mi hanno regalato il motorino da cross a 5 anni, poi a 18 mia mamma mi ha fatto smettere. Ero un temerario, le raccontarono alcuni miei sorpassi da urlo lungo via Maggio e lei si impuntò. Avevo un Tuareg 50 modificato che era uno spettacolo, così come il Lucky Explorer 125 che andava come un 600. Fui costretto a passare all’auto e oggi, incredibile ma vero, quando monto in moto mi sento un impedito. A gareggiare ho cominciato tardi, nel 2002, grazie a Valmiro Presenzini, ma i risultati sono arrivati subito”. E Scassa? “Io facevo il portiere nel Dante, un anno ho giocato anche nelle giovanili dell’Arezzo, solo che vincevamo sempre 10-0 e non mi tiravano mai in porta. Allora sono andato tre anni a basket. Un giorno mi sono accorto che mi divertivo di più nel tragitto verso gli allenamenti con lo scooter piuttosto che a fare gli allenamenti stessi, quindi ho provato a gareggiare. Il primo novembre del ’98 ho fatto i test a Magione con un 125 e sono andati bene. Mio papà mi ha detto: se vuoi correre, devi finire la scuola. Nel 2002 ho preso la maturità all’Itis e sono passato ai 4 tempi, ma non feci benissimo: dovevo studiare, in più guidavo una Kawasaki che non correva proprio. Il mio trampolino di lancio è stato il 2003, quando ho vinto l’italiano 600”.
Oggi le cose come vanno?
Ricciarini - Sono arrivato secondo nella classifica assoluta del monomarca Renault, con la Clio del team bolognese Rangoni Motorpsort. Sono contento: ho vinto a Misano, ho fatto una pole e 5 podi su 10 gare. Non mi lamento: io di solito mi sveglio alle cinque e mezzo di mattina, apro la fabbrica, ho il mio lavoro. Faccio diversi test al mese e non è semplice, ma guidare mi piace da matti. Sono uno corretto, non amo quelli che si atteggiano a fenomeni, che vogliono vincere a tutti i costi. Quest’anno al Mugello mi è scoppiata la gomma e ci ho rimesso il titolo italiano, però sono andato da Pedalà e gli ho fatto i complimenti.
Scassa - Gli ultimi mesi li ho vissuti in America. Per me si è avverato un sogno, la MV mi ha mandato a correre per il Team Fast by Ferracci. Guidare la F4 1000R è uno spettacolo. Lo so, sono un privilegiato, sono riuscito a fare della mia passione un lavoro e non so cosa potrei pretendere di più. A Philadelphia ho vissuto da solo, ma non ho tanti grilli per la testa. Non fumo, non bevo, non ballo. Vado in moto e basta, là mi guardavo i film in inglese, passavo l’aspirapolvere sulla moquette, mettevo un ammorbidente speciale dentro la lavatrice che quando tiravo fuori i vestiti erano già pronti da indossare. L’ho detto a mia mamma e lei ha capito di aver buttato via anni interi col ferro da stiro. L’unico dispiacere me l’hanno detto i miei amici: dovevano venire a trovarmi e invece non è venuto nessuno. Me la sono legata al dito.
Ci sono dei personaggi che vi fanno da guida, che ammirate in particolar modo oppure che vi hanno ispirato in questi anni?
Ricciarini - Luca Rangoni. Era, ma è anche oggi, un talento vero al volante. Ha vinto l’italiano di F3, lavorava con la Jordan, poi si è dovuto fermare e ora corre nel Mondiale Bmw. E’ un grande, uno dei migliori a livello di ruote coperte. Se poi devo citare nomi famosi, allora dico Schumacher quando era alla Benetton, Valentino Rossi, Stoner. Oppure un funambolo tipo Hopkins della Suzuki.
Scassa - Comincio dall’inizio. Roberto Baggio e Michael Jordan. Valentino mi piace ma credo sia bravo anche a livello mediatico e oggi è succube dei grandi risultati ottenuti in passato. Tra quelli delle moto il mio preferito è Troy Bayliss.
Di fronte alla velocità, alla lancetta del tachimetro che gira, vi capita o vi è mai capitato di avere paura?
Ricciarini – In macchina no. Al curvone di Vallelunga col Superturismo si toccano i 215/220 chilometri orari. A volte mi è venuto il brivido quando ci ho ripensato dopo, ma in gara no, mai. Forse dipende pure dal fatto che grandi botte, per fortuna, non l’ho mai date.
Scassa – Alla velocità ci si fa l’abitudine e la paura svanisce. Il pilota della prima macchina a vapore svenne quando toccò i 65 all’ora, figuriamoci. In America c’è una parabolica con un angolo allucinante, sopra c’è addirittura il tetto. Le prime volte ero un po’ titubante, poi ho visto gente che mi sfrecciava a fianco a 300 all’ora e ho detto: se lo fanno loro, lo faccio anch’io.
Com’è il vostro rapporto con Arezzo?
Ricciarini – Ci sono nato, ci vivo, ci sto bene. Voglio bene alla città e voglio bene anche agli aretini, nonostante siano polemici e invidiosi. Però credo che da questo punto di vista tutto il mondo è paese.
Scassa – Idem, Arezzo è casa mia, anche se viaggiare è importante, ti fa scoprire tante cose nuove, tanti modi di vivere e di pensare.
Cosa pensate del calcio? Siete tifosi? Soffrite il fatto che i mezzi di comunicazione concedano la metà del tempo e dello spazio al calcio e l’altra metà a tutti gli altri sport?
Ricciarini – Sì, inutile negarlo. Credo che non sia giusto perché tutti gli sport dovrebbero avere lo stesso trattamento. Io il calcio lo apprezzo, casa mia sta proprio sopra lo stadio, le partite a volte me le vedo direttamente da lì. Conosco Mirko Conte, ho conosciuto altri giocatori dell’Arezzo, non è questo il punto. Dico che ci vorrebbe più equilibrio.
Scassa – Il calcio monopolizza tutto, me ne dispiaccio e mi ci incazzo pure. Non sono un tifoso accanito, preferisco giocare una partita con gli amici piuttosto che vederne una in tivù. Ricordo bene l’anno della promozione in serie B dell’Arezzo, mi divertivano le reazioni della gente. Se si vuol godere lo sport dallo stadio, comunque, bisogna andare in America. Lì arrivi, lasci la macchina dove ti pare, vai tranquillo in qualsiasi settore. In Italia, lasciamo perdere.
Prima della gara, avete qualche rito portafortuna che vi accompagna?
Ricciarini – E’ un po’ brutto a dirsi, ma se non mi dò una toccatina non mi sento a posto.
Scassa – Mi cambio tre quarti d’ora prima di entrare in pista e metto a posto per bene tutti i vestiti, sempre allo stesso modo. A volte mi piego sul serbatoio e parlo alla mia ruota posteriore: mi raccomando, se mi abbandoni tu è finita.
Cosa vuole dire Cristian a Luca e viceversa?
Ricciarini – Conosco Luca da quando era un bambino. Si merita tanti complimenti e l’augurio di arrivare fino alla Superbike.
Scassa – Il babbo di Cristian ha un’officina in cui sono praticamente cresciuto, quindi sono legato a tutta la sua famiglia. Gli dico che chi lavora e coltiva una passione di tale livello merita grande rispetto e ammirazione. Al pari di tutti quelli che danno gas in pista e non sulla strada. E’ più sicuro e più intelligente.

scritto da: Andrea Avato, 25/11/2007
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