SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
L'ultima maglia amaranto per Giovanni Pozza
Ai funerali in Duomo tutto l'Arezzo di ieri e di oggi
TweetIl feretro è uscito dal Duomo tra mani plaudenti e occhi rossi per la commozione. Butti, Mangoni, Pellicanò si sono presi sulle spalle quel caro vecchio amico di Giovanni e una montagna di ricordi. Lo hanno scortato fino al sagrato. Lo hanno accompagnato al cimitero, dove riposerà. Da adesso fino a sempre, quei ricordi dovranno custodirli con cura, come si fa con le cose preziose.
Prima c’era voluta tutta la rassicurante postura di don Alvaro per squarciare il velo di tristezza che avvolgeva la Cattedrale. Troppo penoso il pensiero che il calciatore dei tempi belli fosse tornato dentro gli spogliatoi della vita per non uscirne più.
A dargli l’ultima pacca sulla spalla erano venuti tutti i suoi ragazzi, quelli che ha allenato al Chimera, che ha cresciuto, che gli hanno voluto un bene dell’anima. “Ci mancherai tanto” ha detto uno di loro, in tuta e con il cuore in mano, dentro il microfono.
Sulla bara i fiori bianchi. Una sciarpa. La maglia numero 5, la sua maglia. In piedi, con le facce contrite, i compagni di mille battaglie. Menchino, De Stefanis coi capelli grigi, Ugolotti, Malisan, Fabbri, Carboni, Caverzan, Frescucci.
E poi Baldi, Bacci, Scichilone, Nardin, Micelli, Flaborea, Tassinari, Palazzi, il prof Bulletti. Tutto l’Arezzo di ieri. E Severini, Martucci, Pecorari, Bucchi, Rubechini. L’Arezzo di oggi. Più qualcun altro, sicuro, tra la folla.
Traboccava d’affetto il Duomo. Don Alvaro l’aveva notato (“è questa la vittoria più bella di un uomo che è stato un esempio di cordialità”), se n’era compiaciuto, l’aveva offerto al padre di Giovanni, Luigi, al figlio Giacomo, ai parenti, come un balsamo che si versa sulle ferite. Si era anche concesso la licenza di un invito: “donate un po’ di quest’affetto all’Arezzo di ora”. Sicuro che “Checco”, come lo chiamavano gli amici, avrebbe approvato.
Gli sguardi erano fissi su quella maglia. Dal pulpito il lasciapassare per un’altra vita: “l’amaranto è l’unico fiore che non appassisce”. Poi è stato solo odore d’incenso.

scritto da: Andrea Avato, 02/11/2011
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