15 febbraio, il ricordo di Lauro e quella strana sensazione di disagio allo stadio

Oggi ricorre il nono anniversario della morte di Minghelli, ex calciatore amaranto al quale è intitolata la curva sud. L'altoparlante del Comunale ne annunciò la scomparsa durante una partita contro la Pistoiese, poi vinta 1-0 grazie a un gol di Pasqual. Una domenica in cui si mischiarono l'esaltazione sportiva per la serie B sempre più vicina e la profonda tristezza per un ragazzo che non ce l'aveva fatta

Tweet

Il 15 febbraio è il giorno in cui Lauro Minghelli ha salutato la compagnia e tolto il disturbo da questo mondo crudele, in cui si può morire a poco più di trent'anni per una malattia che la scienza ancora non sa curare. Lauro era convinto di sì, forse per ottimismo, forse per incoscienza o forse per tutti e due. Invece qualche mese dopo la prima diagnosi, quando tornò al Comunale per la sua partita d'addio al calcio, già portava addosso i segni del cedimento, con quella camminata rigida che fu una stilettata al cuore. Per tutti.

Quando ricorre l'anniversario della sua scomparsa, dallo stomaco sale sempre una strana sensazione di disagio. Perché lui ha perso la battaglia, nonostante abbia lottato fino alla fine. Perché sono già trascorsi nove anni e il tempo che passa ci rende tutti più fragili. Perché torna a galla anche il ricordo di quel pomeriggio al Comunale, con l'Arezzo che giocava con la Pistoiese, e l'altoparlante diffuse nell'aria la tragica notizia, e in curva tolsero gli striscioni, e Pasqual segnò il gol vittoria, e dentro lo stadio c'era un miscuglio di esaltazione, con la squadra che galoppava verso la B, e di profonda tristezza, per la vicinanza a un amico che si era ritirato dalla scena.

Dal 15 febbraio 2004, Minghelli ha cessato di essere un ragazzo in carne e ossa, un calciatore che poteva arrivare più in alto, ed è diventato un simbolo nel quale identificarsi. Approdato ad Arezzo nel momento più buio della storia amaranto, aveva contribuito a rivedere la luce, con la promozione tra i prof e con quella in C1. Poi stop. La Sla gli ha tarpato le ali e nessuno, in fondo, è riuscito ad accettare una cosa del genere. La nostra, a ben vedere, è solo rassegnazione, mitigata in parte dalla dolcezza di un ricordo che, quello sì, non sbiadirà mai.

 

scritto da: Andrea Avato, 15/02/2013

Tweet