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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Claudio e Daniele in trasferta a Venezia
NEWS

Il parco di Lignano

A sud della città e a ridosso della catena appenninica che degrada dolcemente verso la Valdichiana si trova il monte Lignano (837 metri s.l.m.), un’altura che ospita il più grande parco naturale del Comune di Arezzo.



una veduta di Arezzo dal monte LignanoA sud della città e a ridosso della catena appenninica che degrada dolcemente verso la Valdichiana si trova il monte Lignano (837 metri s.l.m.), un’altura che ospita il più grande parco naturale del Comune di Arezzo.

Il nome, che per molti allude alle grandi riserve di legname che gli aretini hanno sfruttato fin dall’epoca etrusca – a tale periodo fanno riferimento tombe e oggetti ritrovati in passato nella zona – secondo alcuni studiosi deriva viceversa da Allenius, un personaggio che in epoca romana possedeva vaste estensioni di terreno sulla montagna.

Intorno all’anno Mille gran parte di questo territorio figurava sotto la giurisdizione della potente abbazia delle sante Flora e Lucilla che si ergeva a Torrita di Olmo.

Quando nel Medioevo la Valdichiana andò progressivamente verso l’impaludamento, le pendici di Lignano ospitarono le popolazioni che si trasferirono dalla pianura divenuta malsana, come si può ravvisare da tutte le piccole frazioni comunali della fascia pedecollinare che da Olmo a Vitiano hanno il loro nucleo storico più a monte dei paesi moderni.

Oltre che per il legname, Lignano era sfruttato per allevare il maiale allo stato brado e nella stessa Piazza Grande, fin dalla sua realizzazione, aveva luogo il principale mercato per questo animale.

Nel XVI secolo, man mano che i terreni vennero nuovamente sottratti agli acquitrini, si assistette a un progressivo abbandono del monte e delle sue pendici per tornare a risiedere al piano, anche se continuò l’utilizzo dell’area per il pascolo del bestiame che gradualmente impoverì il suolo.

Il colpo di grazia venne inferto alla fine del Settecento, quando un’errata politica lorenese portò all’utilizzo incontrollato dei boschi per ricavare legna da commerciare. Ciò arrecò gravissimi danni a Lignano, che un secolo dopo risultava quasi privo di vegetazione. L’instabilità del terreno, in caso di forti piogge, provocava così la calata di materiale alluvionale che creava ingenti danni, soprattutto sul lato che guarda al Bagnoro.

A proposito di maltempo, viene in mente un vecchio proverbio che dice: quando Lignano ha il cappello, aretini aprite l’ombrello.

Nel 1914 l’associazione Pro Montibus et Sylvis promosse un consistente rimboschimento con il contributo del Comune di Arezzo, che avvenne tra il 1922 e il 1929. Per tutti gli anni Trenta si puntò anche al ripopolamento faunistico e alla sistemazione di certe colture.

Con il sopraggiungere del secondo conflitto mondiale, Lignano divenne un’importante zona strategica e luogo di duri combattimenti; di conseguenza, dal punto di vista ambientale il rilievo subì una nuova fase di incuria.

Anche la ripresa delle attività nel Dopoguerra fu lenta e difficoltosa, visto che per almeno un lustro il complesso forestale era rimasto in totale abbandono. La svolta positiva arrivò nel 1965, quando il Comune di Arezzo decise di creare un grande parco naturale esteso per 310 ettari.

postazione bellica in mezzo al boscoOggi a Lignano si accede principalmente tramite la strada panoramica che partendo da Rigutino sale attraversando la località della Sassaia.

Giunti al Podere Rigutinelli il visitatore può fermarsi al punto di ristoro “Le Tre Civette”, ricavato da una grande casa colonica egregiamente restaurata.

Nell’area limitrofa si trova un’ampia area attrezzata per pic-nic con numerosi tavoli, barbecue, una zona giochi per bambini e una serie di grandi recinti dove conoscere animali come il cervo, l’asino e il daino. Dal 2007 anche i due cigni che vivevano nel parco Giotto sono stati trasferiti nel laghetto del monte.

Negli ultimi anni sono stati compiuti ingenti interventi di riqualificazione da parte del Comune, compresa la creazione di un’area camping, la realizzazione di percorsi botanici con tanto di pannelli esplicativi, il ripristino della fitta rete dei sentieri, il potenziamento dei parcheggi e la messa in sicurezza della strada panoramica che, proseguendo da Rigutinelli, raggiunge una seconda postazione per mangiare all’aperto, prossima a un crocevia.

Da qui la via svalica verso Gragnone, mettendo in comunicazione Valdichiana e Valle del Bagnoro.

Optando per i percorsi sterrati laterali, invece, a destra giungiamo in località Frugnolo, mentre a sinistra si sale verso la cima di Lignano. Tutto il nostro cammino da ora in avanti è scandito da una Via Crucis voluta dalla parrocchia di Rigutino.

Percorso qualche centinaio di metri, un cartello indica la presenza di una postazione bellica risalente alla Seconda Guerra Mondiale.

Sulla vetta del monte, raggiungibile anche da sentieri che partono da Policiano, Sant’Andrea a Pigli e Sargiano, è stata posizionata una gigantesca croce metallica e un piccolo altare.

Se si riescono a ignorare i grossi ripetitori, possiamo godere di un panorama strabiliante su tutto il territorio aretino. La città, la Valdichiana, il Pratomagno, l’Alpe di Catenaia e Poti, da lassù, sembrano ancora più fascinosi e lo sguardo si perde fino a raggiungere un lembo del lago Trasimeno, le montagne senesi, il Casentino e i rilievi che separano Arezzo dalla Valtiberina.

La bella stagione è senza dubbio il periodo migliore per godere appieno delle bellezze del parco di Lignano, che non a caso viene preso d’assalto da italiani e stranieri, desiderosi di ritemprare le membra, lo spirito e, perché no, lo stomaco con qualche “rocchio” alla brace.

Per approfondire: Immagine di Arezzo. La città oltre le mura medicee e il territorio comunale (Angelo Tafi, Edizioni Calosci 1985)



scritto da: Marco Botti, 22/02/2008