In testa è una lotta punto a punto. Pregi e difetti delle quattro sorelle in fuga

La Pianese è imbattuta ma ha vinto solo una volta nelle ultime cinque giornate. La Pistoiese non ha mai perso ma in trasferta non conquista i tre punti da due mesi. Il Foligno è a fianco degli amaranto ma ha totalizzato 9 punti nelgli ultimi sei turni, dopo averne fatti 16 nei primi sei. L'Arezzo è lì, alternando vittorie risicate a sonanti goleade. Adesso dovrà essere Mezzanotti a gestire con sagacia i problemi d'abbondanza di un organico che offre alternative in ogni ruolo

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Nei sogni dei tifosi amaranto di quest’estate c’erano trentaquattro partite come quella di domenica contro il Fiesole. Quattro reti segnate e zero subite, occasioni da gol a profusione, un portiere a cui far scontare i peccati del passato (nei due anni in cui Ivan ha vestito la maglia del Livorno, ha affrontato 6 volte l’Arezzo, con uno score di 5 vittorie e una sola sconfitta). Inoltre, i risultati delle altre contendenti al primo posto nel girone hanno creato un “effetto Safety Car”, coi distacchi ridotti al minimo e quattro squadre in un punto. In pratica, un terzo del campionato se n’è andato e ancora “non siamo a niente”, come si direbbe ad Arezzo. Quindi conta anche come ci si è arrivati, a questo punto.

Se guardiamo alle avversarie, ci accorgiamo che da tutte le parti c’è qualcosa che ancora va messo a punto: la Pianese è ancora imbattuta, ma ha vinto solo una volta nelle ultime cinque partite. La Pistoiese è anch’essa a zero sconfitte, ma non vince in trasferta dal 22 settembre. Il Foligno ha totalizzato nove punti nelle ultime sei partite, dopo averne fatti ben 16 nelle prime sei. E quindi anche l’Arezzo, che alterna vittorie risicate a sonanti goleade, che ha un reparto avanzato di grandissima qualità ma che prima di domenica andava a segno col contagocce e che nelle ultime sei gare ha subito solo due reti, sta in questo gruppo di testa con pieno diritto.

E anzi, ha anche dei motivi per poter ben sperare: il ritorno al gol su azione di Horacio Martinez, per esempio. Ma soprattutto la crescita costante di Daniele Quadrini. Ora, si potrebbe discutere per giorni, come sempre accade dopo un 4-0, sull’effettiva consistenza della squadra avversaria, ma la sensazione che ha dato il trequartista romano è quella di uno che con la serie D ha poco a che spartire. E nel reparto avanzato dell’Arezzo deve ancora sbloccarsi sul serio uno come Walter Alexis Invernizzi, che l’anno scorso a Bastia ne mise 18 in fondo al sacco in 32 presenze, giova ricordarlo.

C’è un concetto da ribadire, e giova farlo adesso che l’ansia da rincorsa si è leggermente mitigata: in un campionato dove conta solo arrivare primi, non bisogna mai dare nulla per scontato. Lo dicevamo il 28 agosto ( http://www.amarantomagazine.it/news_dett.php?id=1764 ), lo ripetiamo ora: vietato sedersi sugli allori. La prestazione contro il Fiesolecaldine è stata confortante e incoraggiante sotto tutti i punti di vista, sabato a Città di Castello sarà altrettanto importante portare a casa i tre punti, in un modo o nell’altro. Perché la prossima partita in casa sarà quella contro il Foligno – inutile aggiungere altro.

Così spetta a Mezzanotti il compito più arduo, quello della gestione della squadra. A cominciare dal portiere (giusto che entrambi gli estremi difensori si sentano di partire alla pari, ma una gerarchia va definita, e di tempo non ce n’è più), proseguendo con le tre mezze punte (la sensazione è che a giocarsi il posto saranno spesso Rubechini e Martinez, con Disanto favorito dall’età – e anche dalle prestazioni brillanti viste ultimamente – e Quadrini che se continua a fare questi progressi è oggettivamente molto difficile da lasciare fuori). A sentire tutti gli allenatori, è sempre meglio avere problemi di abbondanza in rosa che non di segno contrario: Mezzanotti deve saper scegliere ogni volta l’undici giusto, facendo sentire tutti importanti e soprattutto continuando sulla strada intrapresa dopo la battuta d’arresto di Sansepolcro, quella della continuità di risultati. Anche oggi in Coppa Italia, perché, come si dice spesso nel calcio, “vincere aiuta a vincere”.

 

scritto da: Roberto Gennari, 20/11/2013

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