Palle inattive, l'Arezzo le sfrutta poco. Soltanto 3 gol su 23 da calci d'angolo e punizioni

Nofri ha dichiarato di temere la fisicità dei saltatori amaranto. E in squadra ci sono giocatori che hanno il piede morbido: Quadrini per esempio, ma anche Rubechini e soprattutto Carfora. Però fino ad oggi i calci piazzati hanno prodotto pochi risultati, nonostante gli allenamenti mirati di Mezzanotti e dedicati allo studio di traiettorie, zone d'area da aggredire e blocchi. Si può e si deve fare di più

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Nofri ha detto che la cosa che teme di più dell’Arezzo è la fisicità sulle palle inattive, perché quando vengono a saltare Dierna e Zaccanti, Essoussi e Martinez, diventa dura fronteggiarli. Tra gli amaranto, oltretutto, c’è gente che calcia benissimo da fermo. Quadrini per esempio, che però domenica non ci sarà. Rubechini, in dubbio fino all’ultimo. E soprattutto Carfora, quasi totalmente recuperato e portato a furor di popolo ad Arezzo anche per la sua abilità nel battere angoli e punizioni. Due stagioni fa, quando giocava con il Pontedera e ogni cross diventava un assist, era diventato una sorta di spauracchio, il simbolo dell’avversario infallibile e una sorta di spietato cecchino.

Ci sarebbero tutte le componenti per mietere gol a grappoli a ogni palla ferma, invece l’Arezzo queste situazioni le ha sfruttate poco finora. Dei 23 gol totali, soltanto 3 sono arrivati grazie a uno spiovente dalla bandierina o da una fascia laterale. Per l’esattezza: il 2-0 di Dierna al Deruta e il 3-0 di Quadrini al Fiesole dall’angolo, il 2-0 di Zaccanti alla Pontevecchio da una punizione. Stop. All’elenco potremmo aggiungere l’1-0 di Invernizzi alla Narnese (punizione di Carfora sulla traversa e colpo di testa dell’uruguagio) oppure l’1-0 di Essoussi a Ostia (punizione in area, mischia e gol), ma si tratta di circostanze diverse e con sviluppi più complessi. Semmai possiamo sottolineare il 3-0 di Essoussi alla Pontevecchio e l’1-1 di Dieme al Trestina, nati da un fallo laterale. Ma anche questa è una fattispecie tecnica e tattica differente e sui generis.

I numeri dicono che le palle ferme potrebbero essere una miniera d’oro, ma lì dentro l’Arezzo scava poco. E non è questione di schemi o allenamento: la seduta del sabato mattina e spesso qualche altro scampolo settimanale vengono dedicati proprio alle esercitazioni specifiche sul tema, con lo studio delle traiettorie, delle zone d’area da aggredire e dei blocchi da eseguire. “Sono annate” ha spiegato Carfora l’altro giorno, aggiungendo che a Pontedera avevano cominciato a segnare a raffica dopo un paio di stagioni in cui la squadra era rimasta pressappoco la stessa e i giocatori si conoscevano a menadito. Fatto sta che si può fare qualcosa di più, specie considerando le difficoltà nel trovare varchi contro avversari che si chiudono sempre a riccio.

La maggior parte dei suoi gol l’Arezzo li ha segnati su azione (11). Ma sullo 0-0 ne sono arrivati appena 3: Disanto allo Spoleto, Rubechini alla Flaminia e al Montemurlo (quest’ultimo un po’ casuale e favorito dal vento).

Ce n’è abbastanza per comprendere che in questo campionato, come del resto a tutti i livelli, utilizzare appieno la qualità di chi manda in area il pallone e l’abilità aerea di chi deve incornare in gol, diventa un’arma fondamentale che mette in discesa le partite. Specie quelle equilibrate come sarà domenica con il Foligno.

 

scritto da: Andrea Avato, 29/11/2013

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