SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il Silos di Pescaiola
Il quartiere di Pescaiola è stato caratterizzato, negli ultimi settant’anni, da un grande edificio in cemento armato oggi seminascosto tra i tanti palazzi eretti nella zona dal dopoguerra. Si tratta dell’imponente Silos granario per l’immagazzinamento dei cereali, realizzato lungo la ferrovia Arezzo-Sinalunga tra il 1937 e il 1938 dal Consorzio Agrario Cooperativo della Provincia di Arezzo, ente addetto alla raccolta e alla commercializzazione dei prodotti agricoli del territorio aretino. 
TweetIl quartiere di Pescaiola è stato caratterizzato, negli ultimi settant’anni, da un grande edificio in cemento armato oggi seminascosto tra i tanti palazzi eretti nella zona dal dopoguerra.
Si tratta dell’imponente Silos granario per l’immagazzinamento dei cereali, realizzato lungo la ferrovia Arezzo-Sinalunga tra il 1937 e il 1938 dal Consorzio Agrario Cooperativo della Provincia di Arezzo, ente addetto alla raccolta e alla commercializzazione dei prodotti agricoli del territorio aretino.
Per osservarlo bisogna percorrere via Concini: il fabbricato si trova di fronte alla nota pizzeria-spaghetteria “Da Rocco”.
L’immobile venne progettato dall’ingegnere aretino Ubaldo Cassi nell’ambito della politica autarchica del regime fascista, che mirava a ottenere l’autosufficienza dall’estero riguardo la produzione del grano.
Il deposito, progettato a celle verticali che consentivano un risparmio in termini di costi realizzativi e gestionali, poteva accogliere 45.000 quintali di cereali. Fin da subito apparve come una struttura dallo stile innovativo, un edificio dalle linee proporzionate, essenziali, solide e funzionali.
Secondo alcuni, come l’architetto aretino Massimo Rossi, le forme del silos furono influenzate dai dettami di Antonio Sant’Elia, uno dei firmatari del Manifesto dell’architettura futurista del 1914, inno al progresso, alla tecnologia e all’innovazione anche in campo edilizio.
Altri, come il professor Carlo Cresti, docente in Conservazione dei beni architettonici museali dell’Università di Firenze, discostano il fabbricato dal movimento futurista, avvicinandolo piuttosto al post futurismo “fascistizzato” (come lo definisce Cresti) imperante negli anni Trenta. Figura importante di quel periodo fu l’ingegnere bolognese Angiolo Mazzoni, ideatore di vari palazzi postali e stazioni ferroviarie in tutta la penisola tra la fine degli anni Venti e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. I tre elementi verticali addossati della costruzione aretina ricordano, difatti, quelli degli immobili di Mazzoni realizzati a Latina, Ostia Lido e Pola.
Anche il professor Francesco Gurrieri, professore ordinario di Restauro dei Monumenti dell’Università di Firenze, apprezzandone le forme, riconduce lo stile del silos al contesto culturale neo-futurista del Ventennio.
Purtroppo, questa precisa collocazione temporale ha portato negli anni a esprimere giudizi parziali sull’edificio, impregnati di ottusa ideologia sia da parte di chi lo esaltava solo perché era un emblema del regime fascista sia da parte di chi, al contrario, per lo stesso legame denigrava la sua architettura, ritenendola priva di dignità.
Nell’ultimo decennio un’analisi oggettiva, in grado di esaminare la struttura per ciò che è, l’ha infine tratteggiata come una mirabile testimonianza architettonica di primo Novecento, nonostante fosse figlia di un controverso momento storico.
Da alcuni anni il fabbricato è stato dismesso e versa in condizioni fatiscenti. Dopo alcune ipotesi di smantellamento per meri fini speculativi, in molti si sono prodigati per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del recupero e della salvaguardia della costruzione, una delle migliori infrastrutture produttive italiane degli anni Trenta ancora esistenti.
Il 13 dicembre 2004 si è svolto anche un convegno nell’auditorium comunale di via Montetini, organizzato da Società Storica Aretina, Brigata Aretina Amici dei Monumenti e Ordini degli Ingegneri e Architetti della Provincia di Arezzo, durante il quale è stato discusso il restauro conservativo del silos e il suo possibile riutilizzo come sede permanente dell’archivio storico post-unitario del Comune di Arezzo.
Nei prossimi anni il suo corretto risanamento, per Arezzo e in particolar modo per il quartiere di Pescaiola, sarà fondamentale. Difatti il valore storico dell’edificio è destinato ad aumentare nel tempo e quindi rappresenterà sempre più un elemento qualificante di quella parte della città.

scritto da: Marco Botti, 23/10/2009
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