SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il Togato di Arezzo
Fin dal 1865 nell’odierna via Vittorio Veneto, strada che ricalca l’antica Cassia Vetus (o Clodia), sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici di epoca romana, per lo più facenti riferimento a sepolture. Lungo questa arteria, proprio in uscita dalla città, si estendevano molteplici necropoli databili tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. Tra i tanti rinvenimenti figurano varie tombe dette alla “cappuccina”, cippi, corredi funerari e una stupenda testa marmorea ritraente Livia, moglie di Ottaviano Augusto (o per alcuni Ottavia, la sorella dell’imperatore). Nel settembre 1994, durante i lavori di scavo per la realizzazione di nuovi edifici nei pressi di via Pasqui, avvenne la più importante scoperta nella zona dal Dopoguerra, il cosiddetto Togato di Arezzo, una statua di marmo lunense alta 2,14 metri, ricollegabile a un monumento funebre dedicato a un facoltoso personaggio aretino del I secolo a.C. 
TweetFin dal 1865 nell’odierna via Vittorio Veneto, strada che ricalca l’antica Cassia Vetus (o Clodia), sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici di epoca romana, per lo più facenti riferimento a sepolture.
Lungo questa arteria, proprio in uscita dalla città, si estendevano molteplici necropoli databili tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C.
Tra i tanti rinvenimenti figurano varie tombe dette alla “cappuccina”, cippi, corredi funerari e una stupenda testa marmorea ritraente Livia, moglie di Ottaviano Augusto (o per alcuni Ottavia, la sorella dell’imperatore).
Nel settembre 1994, durante i lavori di scavo per la realizzazione di nuovi edifici nei pressi di via Pasqui, avvenne la più importante scoperta nella zona dal Dopoguerra, il cosiddetto Togato di Arezzo, una statua di marmo lunense alta 2,14 metri, ricollegabile a un monumento funebre dedicato a un facoltoso personaggio aretino del I secolo a.C.
Oggi l’opera è custodita nel Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo, dove divide la Sala XIV con la già citata testa di Livia.
L’altera figura indossa la tunica e una toga provvista di ampio balteus (sorta di cintura ornamentale).
Con la mano destra tiene fermo il sinus, una specie di tasca che si veniva a creare con la grande piega della toga all’altezza del torace, mentre con la sinistra probabilmente stringeva in origine un rotolo, adesso scomparso.
Il piede mancino poggia sulla capsa, una cassapanca utilizzata per contenere documenti, abiti e oggetti.
La statua era inserita in una nicchia, come dimostra la parte posteriore appiattita, all’interno di un grande monumento quadrangolare in travertino provvisto di colonne, di cui sono stati recuperati alcuni frammenti.
Al momento del ritrovamento la testa era staccata dal resto del corpo ma, come è stato poi appurato, già in principio le due parti erano nate separate.
In pratica, sulla zona superiore del busto lo sconosciuto autore aveva creato una cavità dove inserire successivamente il volto, quest’ultimo realizzato tenendo conto di particolari molto dettagliati, comprese le rughe che ci dimostrano l’età avanzata del personaggio.
Il marmo fu trovato all’interno di una grande fossa, dove era stato disposto in obliquo, circondato da grandi pietre e quindi interrato, con l’intento di proteggerlo.
Ancora non è stato chiarito quando e perché fu adottata la soluzione.
Fatto sta che, in tal modo, questa meraviglia del mondo antico è giunta a noi pressoché intatta e ammirabile in tutta la sua magnificenza.
Per approfondire: Museo Archeologico Nazionale G. Cilnio Mecenate (Margherita Gilda Scarpellini, Editrice Le Balze 2000)

scritto da: Marco Botti, 09/05/2008
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