SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
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Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
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Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
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Il convento di San Giovanni Battista a Sargiano
Alle pendici settentrionali del monte Lignano esiste un affascinante edificio religioso che è sopravvissuto a molteplici vicissitudini: il Convento di Sargiano. Dal 1998 la parte boschiva che lo circonda e si estende per oltre dieci ettari, delimitata dalla cinta muraria dello stesso complesso francescano, è stata nominata Area Naturale Protetta di Interesse Locale.
TweetAlle pendici settentrionali del monte Lignano esiste un affascinante edificio religioso che è sopravvissuto a molteplici vicissitudini: il Convento di Sargiano.
Dal 1998 la parte boschiva che lo circonda e si estende per oltre dieci ettari, delimitata dalla cinta muraria dello stesso complesso francescano, è stata nominata Area Naturale Protetta di Interesse Locale. Peculiarità della selva è l’alta presenza di piante di rovere, specie inusuale per la Toscana.
Grazie alla protezione e alla cura che nei secoli i frati francescani gli hanno dato, oggi il bosco di Sargiano è un habitat di notevole valore, gestito in collaborazione da Comune e Provincia di Arezzo, dove flora e fauna convivono in armonia plasmando un vero e proprio ecosistema.
Il nome Sargiano potrebbe derivare da una famiglia di epoca romana, i Sergi, che nella zona avevano possedimenti terrieri.
Nel 1196 esisteva già un eremo dipendente dalla potente abbazia delle sante Flora e Lucilla, situata nella vicina collina di Torrita di Olmo.
Nel 1405 i Guasconi, nobili aretini, donarono ai Frati Minori dell’Osservanza le strutture religiose presenti e i boschi circostanti, per realizzare un nuovo plesso comprensivo di chiesa. Secondo la tradizione il progetto fu assegnato a Parri, figlio di Spinello Aretino.
L’edificio fu negli anni arricchito di opere d’arte, delle quali oggi è rimasto un grande bassorilievo in terracotta nell’altare Burali, il primo a destra quando si entra, raffigurante San Francesco che riceve le stimmate tra Santa Maria Egiziaca e San Giovanni Battista, quest’ultimo titolare del luogo di culto. Il lavoro è attribuito a Michele da Firenze, uno dei più importanti allievi di Donatello, che lavorò più volte nel territorio aretino.
Nel 1597 il convento passò ai Riformati e nel 1638 vi fu fondato lo Studentato di Teologia e Filosofia che da allora, fino agli anni Settanta del secolo scorso, fu un centro di studi di eccellenza a livello nazionale.
Nel primo Settecento ci furono ampie operazioni per ammodernare tutto il complesso e tra il 1763 e il 1779 fu decisa la completa riedificazione della chiesa, facendo purtroppo perdere numerosi capolavori artistici conservati sulle sue pareti, tra i quali l’affresco di Piero della Francesca raffigurante un notturno con il Cristo orante nell’orto.
Altre modifiche avvennero nel corso nell’Ottocento: nel 1845 fu completata la preziosa libreria e nel 1873 tutta la struttura conventuale venne nuovamente restaurata.
Nel 1910 fu realizzato un ulteriore piano per ampliare lo studentato, ma nel 1944 un furioso bombardamento aereo distrusse molte parti del convento. Nonostante la pronta ricostruzione, la scuola andò verso un inesorabile declino dovuto anche al regresso delle vocazioni. Negli anni Settanta chiuse i battenti.
Nel 1995 i frati lasciarono definitivamente Sargiano e a loro subentrarono inizialmente alcuni religiosi spagnoli e quindi l’associazione ecumenica e umanitaria Centro dell’Uomo, ancora adesso insediata nel convento.
Sempre negli anni Novanta una convenzione della Provincia di Arezzo con la Provincia Toscana di San Francesco Stimmatizzato, proprietaria del complesso, permise un irrimandabile recupero di tutto l’ambiente, edilizio e naturale.
Tra le tante opere che non sono più presenti nella chiesa di Sargiano, ma che per fortuna sono sane e salve, si ricordano due belle terrecotte invetriate: La Madonna con il Bambino tra i santi Giuliano e Sebastiano (ultima decade XV secolo), già nel secondo altare di destra di patronato della famiglia Albergotti, e il San Francesco che riceve le Stigmate (prima decade XVI secolo).
Entrambe sono attribuite genericamente alla bottega di Andrea della Robbia, ma nella seconda opera emerge in modo chiaro la mano del figlio Girolamo.
Le due robbiane si conservano nel Museo Statale di Arte Medievale e Moderna di Arezzo, assieme alla Pentecoste dell’aretino Alessandro Forzori, allievo del Vasari, in origine nel secondo altare di sinistra della famiglia Bacci, oggi occupato da una statua di Santa Elisabetta d’Ungheria.
Il primo altare a sinistra, invece, presenta un quadro settecentesco di Sant’Antonio da Padova.
L’altare maggiore odierno fu risistemato nel Dopoguerra e alla sua destra, dove oggi si trova un Crocifisso del XVII secolo, era collocato il duecentesco San Francesco di Margarito d’Arezzo, anch’esso ammirabile nel Museo Statale di Arte Medievale e Moderna.
Da notare, infine, il secolare leccio all’inizio del viale che porta al convento: è proprio quello dove il brigante Gnicche amava appostarsi per le sue “bravate”.
Per approfondire: Il Bosco di Sargiano (a cura di Filippo Puleri, Istituto Grafico editoriale Romano 2006)

scritto da: Marco Botti, 07/12/2007
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