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A proposito di Abete, premiazioni, mal di pancia e le cose giuste da fare

Il presidente della Federcalcio sarà in cttà il prossimo 18 aprile per ritirare il premio intitolato alla memoria di Azelio Rachini. Considerando l'irritazione che cova in città nei confronti del Palazzo del calcio, in tanti hanno storto la bocca non senza qualche ragione. Ma il contesto va capito per bene e, soprattutto, bisogna fare in modo di non creare l'effetto boomerang. Non servono contestazioni, mentre sarebbe giusto che il presidente di Orgoglio Amaranto potesse incontrare il capo della Figc per spiegargli la genesi del malessere. E che all'incontro partecipasse anche il sindaco Fanfani, tra i firmatari della petizione spedita a via Allegri e che non ha mai ottenuto risposta



Azelio Rachini con Abete e TavecchioA proposito di Giancarlo Abete. La consegna del premio ''Azelio Rachini'' al presidente della Federcalcio è diventata motivo di acceso dibattito. C'è chi plaude senza se e senza ma e c'è chi da giorni soffre di un prevedibile mal di pancia. Prevedibile perché tutti sanno che ad Arezzo il Palazzo del calcio è visto come la casa di Satana e che, a torto o a ragione, le disgrazie amaranto dell'ultimo ventennio sono addebitate alle vessazioni dei maggiorenti di Roma. Dunque la presenza del numero uno della Figc in città, a ricevere un riconoscimento in qualità di ''dirigente dell'anno'', ha fatto storcere molte bocche.

La questione però è ben più articolata e variegata. Innanzitutto va inquadrato il contesto. Il premio è dedicato alla memoria di un uomo che dentro Coverciano si muoveva come a casa sua. Uno che è ricordato con rispetto dai papaveri della Federazione e non solo da loro, perché la bonomia di Azelio Rachini era pari solo alla sua aretinità. E chi ne ha seguito il percorso professionale, sa bene che con Giancarlo Abete, all'epoca giovanotto di belle speranze, c'era un rapporto quasi padre-figlio. Per la prima edizione del premio, la famiglia di Rachini ha scelto il vertice del calcio italiano e la decisione, in quest'ottica, non è sbagliata. Anche perché Abete poteva declinare l'invito con una delle mille scuse che avrà utilizzato altre mille volte in circostanze del genere, mentre invece ha confermato la sua presenza. Pure questo vuol dire qualcosa.

Inoltre la consegna del premio segnerà l'apertura di un torneo giovanile internazionale organizzato dall'Arezzo Football Academy. Ed è giusto che tutto si svolga in un clima positivo e tranquillo. Su questo non ci piove. Funestare il cerimoniale con qualche cruda contestazione sarebbe il classico boomerang che va evitato accuratamente.

 

la presentazione del torneo internazionale giovanileCiò detto, un problema di fondo resta. E la colpa magari non è di Abete, che a livello personale non ha fatto nulla di male a nessuno. E' chiaro però che Abete rappresenta un'istituzione sportiva che nel 1993 mise l'imprinting sulla radiazione dell'Arezzo a campionato in corso. E che nel 2010 ha gestito una serie di processi, quelli di Calciopoli, che all'Arezzo hanno assestato una mazzata fatale e, oggi si può dire, completamente aliena dalla realtà. E' per questo che la gente, quando sente parlare di Federazione, va in corto circuito. 

Come uscirne? La cosa migliore, opinione personalissima, è scindere le due realtà. Il premio è una cosa, il sentimento degli sportivi un'altra. Quindi non sarebbe male, per esempio, che il presidente di Orgoglio Amaranto, in rappresentanza di un comitato che qualcosa di concreto ha fatto, potesse incontrarsi con Abete e rappresentare al capo della Figc tutto il malessere che cova da anni in questa città, motivandone la genesi. E non sarebbe sbagliato, ma qui siamo nel campo dei pii desideri, che Giuseppe Fanfani, sindaco di Arezzo, presenziasse fattivamente all'incontro, anche per testimoniare la partecipazione sua, dei suoi assessori e dei consiglieri comunali alla raccolta firme promossa proprio da OA dopo gli sviluppi del processo penale di Calciopoli, allorquando gli stessi legali della Figc ammisero di fatto che la partita del 2005 con la Salernitana (causa di tutti i mali) era da considerarsi regolare. Alla petizione, indirizzata proprio ad Abete e alla Federcalcio, nessuno ha mai dato risposta.

In tal modo Abete verrebbe messo al corrente in modo formale, civile e dettagliato delle vicissitudini vissute ad Arezzo. E poi potrebbe rendere omaggio alla memoria di Azelio Rachini, ritirando il suo premio in santa pace nonostante tutto ciò avvenga il 18 aprile, cioè un giorno dopo il 21esimo anniversario della cancellazione dell'Unione Sportiva. Ma la vita va avanti e tra due mesi chissà, i giusti equilibri dentro il Palazzo potrebbero anche valere una spinta decisiva per il ripescaggio.

 

scritto da: Andrea Avato, 04/04/2014





Zerbini sulla consegna del premio ''Rachini'' ad Abete

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