SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il monumento a Vittorio Fossombroni
Sono tanti gli aretini che nel corso dei secoli hanno dato lustro alla loro terra natìa. Tra questi ha avuto un ruolo di primo piano Vittorio Fossombroni, matematico, statista, ingegnere idraulico, economista, politico, diplomatico e intellettuale, nato ad Arezzo il 15 settembre 1754 nella splendida dimora di famiglia sita in piazza San Domenico. 
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Tra questi ha avuto un ruolo di primo piano Vittorio Fossombroni, matematico, statista, ingegnere idraulico, economista, politico, diplomatico e intellettuale, nato ad Arezzo il 15 settembre 1754 nella splendida dimora di famiglia sita in piazza San Domenico.
I Lorena compresero appieno le sue eccellenti qualità: Ferdinando III lo nominò Ministro degli Esteri e, dopo la Restaurazione del 1814, Primo Ministro del Granducato.
Sotto il suo governo la Toscana visse un periodo florido di sviluppo economico, agricolo e culturale.
La sua opera più grandiosa fu il completamento della bonifica della Valdichiana, per la quale fu soprintendente ai lavori dal 1789 al 1827. Grazie a lui questo territorio tornò a essere nella sua interezza la terra fertilissima che l’aveva già fatta appellare “granaio d’Etruria”.
Le sue capacità furono apprezzate anche in Francia e durante gli anni di occupazione transalpina non solo mantenne gran parte dei suoi incarichi, ma fu nominato conte e senatore dallo stesso Napoleone.
Nel 1832 Fossombroni sposò la vedova Vittoria Bonci che aveva già un figlio, Francesco Falciai, al quale il grande aretino trasmise cognome e titolo nobiliare prima di morire, il 15 aprile 1844, alla veneranda età di 90 anni.
Per molto tempo si parlò di erigere un monumento a imperitura memoria, ma per cronica mancanza di fondi nelle casse comunali non se ne fece nulla fino al 1863, quando lo stesso figliastro si offrì di finanziare la realizzazione di una statua.
Per la collocazione fu individuata la parte terminale del sagrato della basilica di San Francesco.
L’opera fu commissionata allo stimato scultore fiorentino Pasquale Romanelli, uno dei migliori allievi del sommo Lorenzo Bartolini, dal quale ereditò l’atelier di borgo San Frediano a Firenze.
Fatto curioso è che tuttora la bottega è di proprietà della famiglia Romanelli, che si è tramandata di generazione in generazione la passione per l’arte scultorea.
L’opera in marmo è ben riuscita, con il Fossombroni raffigurato in vecchiaia, che stringe con la mano destra i carteggi contenenti i suoi trattati di ingegneria idraulica applicati per la bonifica delle chiane. La sinistra poggia sulla testa di un leone ammansito, che a sua volta ha la zampa destra sopra una sfera: l’allegoria del potere.
Per approfondire: Immagine di Arezzo (Angelo Tafi, Edizioni Calosci 1978)

scritto da: Marco Botti, 25/07/2008
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