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NEWS

La chiesa di Santa Flora

La collina di Santa Flora, nei pressi di Olmo, racchiude un passato tra i più importanti della storia di Arezzo. Già nel III secolo a.C. qui si levavano uno o più templi pagani, testimoniati dai ritrovamenti del secolo scorso. Dove oggi si erge la chiesa parrocchiale, intorno al 900 d.C. i monaci benedettini costruirono un’abbazia dedicata alle martiri Flora e Lucilla, che in breve tempo divenne la più importante e potente del territorio. 



Sulla collina d Santa Flora fu fondata una potente abbazia benedettinaLa collina di Santa Flora, nei pressi di Olmo, racchiude un passato tra i più importanti della storia di Arezzo. Già nel III secolo a.C. qui si levavano uno o più templi pagani, testimoniati dai ritrovamenti del secolo scorso.

Dove oggi si erge la chiesa parrocchiale, intorno al 900 d.C. i monaci benedettini costruirono un’abbazia dedicata alle martiri Flora e Lucilla, che in breve tempo divenne la più importante e potente del territorio.

La scelta del luogo non fu casuale, difatti si trovava in una posizione strategica di controllo della città e della Valdichiana e gli stessi Azzi, che a poca distanza avevano il castello, favorirono questo insediamento.

Il monastero, munito di torri e merlature – da qui il nome di Torrita di Olmo che si trova nei documenti medievali – si evolse in una vera e propria cittadella fortificata, che per due secoli accrebbe i suoi possedimenti, grazie a una serie sbalorditiva e ininterrotta di lasciti ed elargizioni.

Questa grande influenza si scontrò dapprima con i feudatari della zona, quindi con il giovane libero Comune di Arezzo, che vedeva l’abbazia come un ostacolo alla sua ascesa.

Nell’intento di porre un limite al potere politico e temporale dell’ente ecclesiastico, nel 1196 fu decretato lo smantellamento completo della struttura monasteriale e i monaci dovettero stabilirsi in città, dove tutt’oggi si trova la Badia delle sante Flora e Lucilla.

La chiesa attuale è in stile neogoticoSulla collina fu ricostruita in seguito una chiesa dipendente da quella cittadina, già presente nel 1200 e rimaneggiata nei secoli successivi. Ai primi dell’Ottocento divenne parrocchia autonoma e nel 1902 fu completamente riedificata in un gradevole stile neogotico.

L’interno dell’edificio, a navata unica, è raccolto ed elegante. Le decorazioni delle volte ricordano quelle di Santa Maria delle Grazie.

Tra le opere presenti sono da menzionare, sulla destra, un altare dedicato alla Madonna Addolorata circondato da una serie di ex-voto.

Di contro, sulla sinistra, una statua di Cristo è collocata tra due tavole raffiguranti Sant’Agnese e Santa Lucia, eseguite nel 1927 da Imelda, suora camaldolese con la passione per la pittura.

Dietro l’altare maggiore è sistemato un Crocifisso di autore ignoto e, sempre nella parte absidale, è ammirabile sulla sinistra un dipinto di notevoli dimensioni raffigurante Gesù che ora nell’orto, di scuola aretina seicentesca.

Fino a qualche anno fa la tela aveva di fronte una Flagellazione di Gesù di grandezza analoga, oggi trasferita nei depositi del Museo di Arte Medievale e Moderna di Arezzo in attesa di essere restaurata, a seguito di un tentativo di furto che in parte l’ha danneggiata.

Dal piccolo sagrato, dove si trovano una croce di ferro installata nel 1900 e il cippo a memoria degli otto parrocchiani caduti nel corso della Prima Guerra Mondiale, si può godere dello splendido panorama e della facciata arricchita dal mosaico raffigurate le sante Flora e Lucilla.

Secondo la tradizione Flora e Lucilla furono martirizzate dall'imperatore Gallieno Queste due figure, alle quali gli aretini con sincera devozione hanno dedicato nel corso dei secoli importanti opere d’arte, nel 2001 sono state cancellate dal calendario della Chiesa perché, alla pari di molti altri santi, sono state considerate leggende sorte in epoca medievale.

Secondo la tradizione dettata dagli antichi martirologi, invece, Flora e Lucilla erano due romane cadute durante le persecuzioni dell'imperatore Gallieno (253/258 d.C.). I loro corpi furono dapprima seppelliti nei pressi di Ostia e, al tempo di papa Benedetto III (855/858 d.C), sarebbero stati riesumati per essere portati ad Arezzo. Nei pressi della città, la cavalla che li trainava si fermò improvvisamente di fronte al colle Titano (antico nome della collina di Santa Flora).

Questo episodio spinse la popolazione all’innalzamento di un edificio a loro intitolato.

Per approfondire: Immagine di Arezzo. La città oltre le mura medicee e il territorio comunale (Angelo Tafi, Edizioni Calosci 1985)



scritto da: Marco Botti, 21/03/2008