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La chiesa di Santa Maria in Gradi

Scendendo da Piaggia di Murello verso via San Lorentino, sulla destra ammiriamo l’ampia e armoniosa facciata della chiesa di Santa Maria in Gradi che domina sull’omonima piazzetta. Dove oggi sorge l’edificio, secondo la tradizione nel IV secolo si trovava un nascondiglio sotterraneo che San Donato e gli altri cristiani utilizzavano per sfuggire alle persecuzioni. In quello stesso luogo, il futuro patrono di Arezzo amava isolarsi per pregare di fronte a un crocifisso.



Il progetto della chiesa è di Bartolomeo AmmannatiScendendo da Piaggia di Murello verso via San Lorentino, sulla destra ammiriamo l’ampia e armoniosa facciata della chiesa di Santa Maria in Gradi che domina sull’omonima piazzetta.

Dove oggi sorge l’edificio, secondo la tradizione nel IV secolo si trovava un nascondiglio sotterraneo che San Donato e gli altri cristiani utilizzavano per sfuggire alle persecuzioni. In quello stesso luogo, il futuro patrono di Arezzo amava isolarsi per pregare di fronte a un crocifisso.
Nel 1043 nella zona figuravano chiesa e monastero dipendenti dalla potente abbazia benedettina di Agnano in Valdambra.

Intorno al 1050 il luogo di culto fu ricostruito in stile romanico. La sottostante cripta, che la memoria popolare collega al luogo dove si celava San Donato, è ciò che rimane di quella struttura che stilisticamente risentiva di influssi ravennati.

A metà del XII secolo la Badia di Agnano accettò la regola camaldolese e da allora fino al 1783, data in cui il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo soppresse molti enti religiosi, Santa Maria in Gradi divenne la chiesa dei camaldolesi in città per eccellenza.

Nel 1479 l’abate di Agnano si trasferì in pianta stabile nella sede cittadina e a quel periodo risalgono alcuni interventi interni a Santa Maria in Gradi, proseguiti anche nel secolo successivo.

Nel Cinquecento l’edificio aveva diciotto cappelle, ma era di dimensioni troppo ridotte, così fu decisa la sua ricostruzione.

Il progetto venne affidato al fiorentino Bartolomeo Ammannati, uno dei più importanti architetti e scultori italiani del Cinquecento. I lavori furono commissionati nel 1591 e durarono venti anni.

Ammannati progettò la chiesa secondo i principi imposti dalla Controriforma, quindi doveva essere un luogo di culto esteticamente sobrio, costruito a navata unica priva di transetto. Questo avrebbe permesso ai fedeli di ascoltare meglio la predica.

Tra il 1630 e il 1632 fu realizzato il grazioso campanile, di gusto tardo-manierista. Nel corso del secolo furono addossate anche sei cappelle, tre per lato.

All'interna si trova la Tomba del CrocifissoIl bellissimo soffitto ligneo è del 1711, anno in cui fu consacrato l’edificio. Possiamo ancora apprezzare i tre grandi stemmi che vi troneggiano, quello camaldolese al centro e gli altri due caratterizzati dagli acronimi S.M.I.G. (Santa Maria in Gradi) e S.M.D.A. (Santa Maria di Agnano).

Entrando all’intero della chiesa si può osservare una ricca carrellata di opere d’arte.

Partendo da sinistra, fa bello sfoggio di sé una splendida terracotta invetriata risalente alla fine del Quattrocento, eseguita dalla bottega di Andrea della Robbia, raffigurante la Madonna della Misericordia tra i santi Pietro e Benedetto. A destra, sullo sfondo della pala, di recente è stato riconosciuto il ritratto di Luca della Robbia.

Proseguendo, si scendono le scale che portano alla cripta o Tomba del Crocifisso. Il luogo è raccolto e di grande suggestione. Sul piccolo altare vi è un Crocifisso risalente alla fine del XIII secolo.

Risalendo nella chiesa cinquecentesca, troviamo la Cappella del Sacro Cuore e di fronte, sul pavimento, quello che è chiamato il Pozzo di San Donato. Nel marzo 2009, dopo mezzo secolo, nell’altare di questa cappella è stata ricollocata una tela del XVII secolo. È di ambito fiorentino e descrive l’Adorazione dei Magi.

Giungiamo quindi alla Cappella di San Bonifazio e Sant’Andrea, sormontata dall’organo seicentesco. Tutte le opere sono di Bernardino Santini, comprese quelle che impreziosiscono l’organo, dove si segnalano deliziosi angeli musicanti. Il miglior pittore cittadino del Seicento dipinse per questa cappella il Miracolo di Nicea, San Bonifazio benedicente e il suo capolavoro, Cristo in croce tra i santi Bonifazio e Andrea apostolo.

L’altare maggiore settecentesco, trasferito dalla chiesa di San Bernardo, è sormontato da una volta dove il savinese Ulisse Giocchi eseguì intorno al 1600 la Madonna assunta in gloria.

Nella parete destra, ripartendo dall’entrata, si segnalano la Cappella di San Carlo ornata dalla tela del fiorentino Vincenzo Dandini con Sant’Andrea Zoerardo e Carlo Borromeo (1658), l’altare con la Madonna Assunta tra San Gregorio e San Romualdo di Bernardino Santini (1633) e la Cantoria con la sottostante Cappella di San Giuseppe e San Benedetto, arricchita con dipinti dell’aretino Salvi Castellucci, allievo di Pietro da Cortona. Le opere, databili al 1653/1654, rappresentano la Vergine col bambino, il Sogno di San Giuseppe e San Benedetto che abbatte gli idoli.

Nelle pareti della chiesa sono affrescati a grandi dimensioni i Dodici apostoli. Il ciclo pittorico fu iniziato dal già citato Ulisse Giocchi, pittore nativo di Monte San Savino e allievo di Bernardino Poccetti, che lavorò in Santa Maria in Gradi nel biennio 1600/01.

Le pitture furono terminate dal fiorentino Giovan Battista Manzolini nel 1613. Nel Settecento vennero ricoperte con l’intonaco e furono ritrovate, per caso, negli anni Cinquanta del secolo scorso. Il loro completo restauro è terminato nel 2003.

Per approfondire: Santa Maria in Gradi di Arezzo. Monastero, Chiesa, Parrocchia (Silvano Pieri, Editrice Grafica L’Etruria 1994)



scritto da: Marco Botti, 14/11/2008