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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Simone, Marco e Riccardo sulla Mole Antonelliana - Torino
NEWS

La pieve di Santa Maria Assunta

Capolavoro di architettura medievale, la Pieve di Santa Maria Assunta rappresenta uno degli edifici sacri più famosi della terra d’Arezzo e uno dei più amati dagli aretini. Di origine paleocristiana e sorta sui resti di strutture di epoca romana, la chiesa battesimale urbana nacque probabilmente tra il V e il VI secolo, ma già nel IX secolo fu ricostruita. Verso il 1150 anche l’edifico altomedievale venne demolito e ne fu innalzato un altro in forme romaniche, con la pianta pressoché identica a quella che vediamo oggi. 



Nella pieve di Santa Maria venivano battezzati gli aretini di cittàCapolavoro di architettura medievale, la Pieve di Santa Maria Assunta rappresenta uno degli edifici sacri più famosi della terra d’Arezzo e uno dei più amati dagli aretini.

Di origine paleocristiana e sorta sui resti di strutture di epoca romana, la chiesa battesimale urbana nacque probabilmente tra il V e il VI secolo, ma già nel IX secolo fu ricostruita.

Verso il 1150 anche l’edifico altomedievale venne demolito e ne fu innalzato un altro in forme romaniche, con la pianta pressoché identica a quella che vediamo oggi.

Abside e facciata furono rifatte nella prima metà del Duecento secondo lo stile pisano-lucchese, sempre in quel periodo fu rialzato il presbiterio sulla cripta del XII secolo. La torre campanaria venne invece realizzata tra il 1216 e il 1330.

Nei secoli XIII e XIV la pieve fu impreziosita da cappelle affrescate. Nel 1390 se ne contavano 27.

A partire dal Cinquecento cominciarono i primi rimaneggiamenti sotto la direzione di Giorgio Vasari, che per il luogo progettò negli anni Sessanta l’altare di famiglia, oggi ammirabile nella chiesa della badia delle Sante Flora e Lucilla.

Ai secoli XVII e XVIII risalgono i rifacimenti barocchi che stravolsero l’aspetto dell’edificio, a cui seguirono quelli non meno alteranti eseguiti tra il 1859 e il 1880, quando fu deciso, nonostante le forti critiche, un ripristino stilistico che nelle intenzioni avrebbe riportato la chiesa al suo aspetto medievale, ma che in realtà provocò interventi arbitrari e abbattimenti spietati.

I casi più emblematici furono lo smantellamento nel 1865 della cappella gotica esterna, sul lato dell’abside che dà su via Seteria, e la ricostruzione della cripta negli anni Settanta del XIX secolo, sui resti di quella antica.

Oggi la Pieve di Santa Maria Assunta si presenta con la sua spettacolare facciata romanica, suddivisa in un ordine inferiore di cinque arcate cieche su colonne di granito, al quale si sovrappone il loggiato superiore a tre ordini. Nel primo si contano 12 colonnette, nel secondo 24 e nel terzo 32, per un totale di 68 colonne tutte diverse tra loro.

Le 68 colonne della facciata sono tutte diverse tra loroAll’angolo tra il fianco sud e la facciata si innalza, superbo, il campanile detto “delle cento buche”, consolidato da un contrafforte.

Sulla lunetta del portale centrale si ammira una bellissima scultura di Marchio, datata 1216, con la Vergine Assunta in cielo tra due angeli. Subito sotto un fregio a piccole figure con la Madonna tra gli arcangeli Michele e Gabriele, i santi Satiro e Donato e gli apostoli.

Nell’archivolto è collocato lo straordinario complesso con il Ciclo dei Mesi, capolavoro della scultura medievale europea del quarto decennio del Duecento.

Nel portale laterale destro si osserva la lunetta con il bassorilievo raffigurante il Battesimo di Gesù, in quello di sinistra la lunetta con Tralci di vite e grappoli d’uva. Entrambe le opere sono della prima metà del XIII secolo.

L’abside che dà su Piazza Grande e il lato sud sono stati pesantemente rimaneggiati durante i rifacimenti ottocenteschi, a esclusione del portale di via Seteria dove si ammira un bassorilievo del XI secolo con una trama fatta di croci, foglie e grappoli che si avvicendano.

L'abside della pieve è elemento imprescindibile di Piazza GrandeIl solenne e maestoso interno è a tre navate, con grandi arcate gotiche e soffitto a capriate.

Nella parete interna della facciata si contempla uno stupendo bassorilievo marmoreo con l’Adorazione dei Magi risalente al XII secolo.

Sulla parete sinistra si trovano un altro bassorilievo marmoreo del XIII secolo con il Presepio e un bel Crocifisso ligneo cinquecentesco.

Avanzando si incontra la cappella del Santissimo Sacramento, costruita nel 1593, a seguito del miracolo avvenuto due anni prima, quando la statua quattrocentesca in terracotta raffigurante la Madonna con il Bambino, detta anche “Madonna Tucciarelli”, fu vista sudare, piangere e muovere gli occhi. Gli affreschi neoclassici che la impreziosiscono sono del milanese Luigi Ademollo e risalgono al 1815.

Salendo nel presbiterio, dove si osservano le arcate, le colonne e i capitelli dell’edificio del XII secolo, si ammirano quattro capolavori: il pregevole Crocifisso di Margarito d’Arezzo del 1260, l’espressivo affresco con San Domenico e San Francesco di Andrea di Nerio (1331 circa), lo straordinario polittico di Pietro Lorenzetti (1320-1324) raffigurante la Madonna con il Bambino tra i santi, e la teca con il celebre busto reliquiario di San Donato del 1346, opera in argento dorato, sbalzato e cesellato con applicazioni di parti fuse, smalti traslucidi e pietre dure, attribuito alla bottega orafa aretina di Paolo Ghiselli e Pietro Vanni.

Prima del restauro del 2008, eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il busto era custodito nella cripta sottostante, dove invece si possono ancora vedere l’urna contenente i resti di un beato camaldolese del Cinquecento e la vetrina con le reliquie di santi e martiri aretini.

In fondo alla parete destra, tornando verso l’uscita, si guarda infine il fonte battesimale esagonale con le formelle marmoree lavorare a bassorilievo, opera del grande scultore senese Giovanni D’Agostino e risalente al 1330-32.



scritto da: Marco Botti, 10/09/2010