SERIE D GIRONE E - 1a giornata
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La finta cupola della chiesa della Badia delle sante Flora e Lucilla
La chiesa della Badia benedettina delle Ss. Flora e Lucilla rappresenta uno dei più ricchi scrigni artistici della città di Arezzo. I suoi tesori coprono un arco temporale lungo sette secoli e i principali sono stati quasi tutti restaurati negli ultimi anni, anche grazie all’impegno costante dello storico parroco Vezio Soldani nel procurare i finanziamenti. Una delle opere più celebri si trova sopra il transetto, proprio di fronte all’altare vasariano: è la Finta cupola di Andrea Pozzo, capolavoro in Toscana del famoso artista gesuita. 
TweetLa chiesa della Badia benedettina delle Ss. Flora e Lucilla rappresenta uno dei più ricchi scrigni artistici della città di Arezzo. I suoi tesori coprono un arco temporale lungo sette secoli e i principali sono stati quasi tutti restaurati negli ultimi anni, anche grazie all’impegno costante dello storico parroco Vezio Soldani nel procurare i finanziamenti.
Una delle opere più celebri si trova sopra il transetto, proprio di fronte all’altare vasariano: è la Finta cupola di Andrea Pozzo, capolavoro in Toscana del famoso artista gesuita.
Nato a Trento nel 1642, il Pozzo fu un grande architetto, pittore, scenografo, decoratore e teorico della prospettiva, in assoluto una delle figure più importanti del tardo Barocco italiano.
Dopo aver ricevuto i primi rudimenti in Trentino, nel 1661 tentò di entrare nell’Ordine Carmelitano ma fu scartato per la gracilità del fisico. Nei primi anni Sessanta seguì come aiutante a Como e Milano un pittore. Nella capitale lombarda, nel 1665, entrò nell’Ordine dei Gesuiti.
La sua carriera artistica fu caratterizzata da un’attività incessante soprattutto nell’Italia del nord e nella Roma papalina. L’esperienza romana fu la più rilevante. Nella “città eterna” Andrea Pozzo ebbe modo di approfondire gli studi sulla prospettiva e perfezionare la tecnica pittorica.
Vi giunse nel 1681, rimanendoci per circa un ventennio che segnò l’arte della fine del Seicento. Tra i tanti capolavori di quel periodo si ricordano, in particolare, quelli per la chiesa di Sant’Ignazio, dove il pittore raggiunse l’apice con i grandiosi affreschi della calotta absidale e della volta. Da Roma l’eco delle sue imprese si diffuse in tutta Europa e il suo stile cominciò ad avere sempre più proseliti.
Nei primi anni del nuovo secolo si trasferì a Vienna su invito dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo, dove lavorò per il sovrano, importanti nobili e vari ordini religiosi. In Austria morì nel 1709.
In terra d’Arezzo le prime opere dell’artista trentino arrivarono agli inizi degli anni Novanta del XVII secolo con il San Francesco Saverio che battezza la Principessa Neachile per la chiesa di San Francesco Saverio a Sansepolcro e il San Francesco Saverio venerato dalle quattro parti del mondo per la chiesa di Sant’Ignazio di Arezzo, catapultando sulla scena locale e di tutta la Toscana le nuove tendenze romane e le innovazioni pozzesche nell’arte prospettica.
La finta cupola dipinta della chiesa della Badia fu eseguita tra il 1701 e il 1702 su commissione del priore Vincenzo de’ Chiasserini di Monterchi. Si tratta di una grande tela del diametro di 8,2 metri che ricorda la straordinaria falsa cupola eseguita nel 1685 per Sant’Ignazio a Roma, discostandosi da essa per le minori dimensioni e per l’uso più ardito del colore e della luce.
Nel 1702 fu trasportata ad Arezzo direttamente da Roma, venendo da subito elogiata per lo spettacolare inganno ottico che riusciva a dare. L’ultimo restauro conservativo fu eseguito tra il 1988 e il 1992.
A distanza di oltre tre secoli la tela di Andrea Pozzo continua a essere una delle maggiori attrattive della stupenda chiesa benedettina. Per godere al meglio dell’illusione prospettica è stato collocato sul pavimento, di fronte all’altare, un riferimento metallico dove posizionarsi e ammirare questo capolavoro del territorio aretino.

scritto da: Marco Botti, 22/10/2010
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