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Stadio e antistadio, problemi aperti. Ferretti aspetta delle risposte. E tra due mesi si vota

Sarebbe giusto spostare la prima squadra a Castiglion Fiorentino? Oppure a Ponte Buriano, come potrebbe proporre il Comune? Ognuno la pensa a modo suo. La certezza è che bisogna prendere di petto le questioni che hanno fatto spazientire il presidente. Dai rapporti con i privati che detengono la proprietà dei campini alla magagne del ''Città di Arezzo'': i nodi da sciogliere ci sono eccome. E praticamante siamo già in campagna elettorale



lo stadio di Arezzo pomo della discordiaSarebbe giusto spostare l'Arezzo a Castiglion Fiorentino piuttosto che a Castiglion Fibocchi o a Palazzo del Pero? Sì, no, ni. Ognuno ha la sua idea. L'unica certezza di tutta la storia riguardante lo stadio, l'antistadio, Arezzello, il Villaggio Amaranto e compagnia bella è che andare avanti così è impossibile. Mauro Ferretti i problemi li affronta con il tatto dell'elefante nella cristalleria, ma stavolta ha diverse ragioni per alzare la voce.

Per esempio l'antistadio. I campini sono di un privato che, stando ai racconti di chi c'era, agli ultimi incontri con l'Us Arezzo si è fatto sempre rappresentare da un avvocato. Muro contro muro a prescindere. E già questo farebbe saltare i nervi ai santi. Manutenzione ai terreni di gioco, zero. Tre anni fa, quando Severini ruppe e portò la squadra prima al Chimera, poi a Pescaiola e a Indicatore, il ''Lebole'' e lo ''Zampolin'' furono abbandonati e invasi da erbacce e sterpi. Per rimetterli in sesto ci vollero settimane. Ai proprietari, di quei due pezzi di terra interessa poco o nulla: se riescono a spuntarci l'affitto (28mila euro l'anno) bene. Sennò chi s'è visto s'è visto. Che a Ferretti sia saltata la mosca al naso, è comprensibile. Che il Comune alzi le braccia perché non vuole mettere bocca in una trattativa tra privati, è meno logico. L'Arezzo calcio è una società privata ma con molti risvolti legati alla collettività. E tra i compiti istituzionali del Comune ci sarebbe anche quello di favorire il buon esito di un affare, magari allestendo un tavolo di lavoro e proponendo soluzioni, alternative, idee. Sostenere che se la devono sbrigare Ferretti e i Funghini è riduttivo. E sembra la classica lavata di mani alla Ponzio Pilato. 

Anche perché se l'Arezzo non si allena lì, dove va? L'ipotesi dell'ultim'ora è quella di Ponte Buriano, che il Comune offrirebbe a costo zero. Campo buono ma un po' piccolo, a rischio ogni qual volta piove sopra la media perché accanto c'è l'Arno e il terreno non assorbe l'acqua. Gli spogliatoi sono adatti al massimo per una partita di amatori. Non c'è un magazzino né null'altro. Diciamo che all'incirca è la stessa situazione de La Nave a Castiglioni, dove nei giorni scorsi alcuni operai di Ferretti hanno effettuato un sopralluogo. Pensare di trasferirci armi e bagagli la prima squadra, a oggi, è temerario. Servirebbero interventi celeri e consistenti per un adeguamento, ma il rischio è di spendere soldi per tamponare una falla e rischiare, tra qualche mese, di non aver risolto nulla. Senza contare che c'è da capire pure dove far lavorare la Berretti. E quindi chissà. Ferretti ha perso la pazienza, anche perché sembra un labirinto senza uscita, in cui gira gira ci si ritrova sempre al punto di partenza, in cui l'antistadio appare il male minore. Nonostante l'avvocato.

 

il campo sportivo di Ponte BurianoE poi c'è il nodo più grande, lo stadio. Il dato di fatto è che il Comune ha in carico la manutenzione straordinaria e quella del prato, ma per carenza di risorse non provvede né all'una né all'altra. Qualche toppa qua e là è stata messa per favorire il ripescaggio, ma alla cura dell'erba ha dovuto provvedere Ferretti direttamente. Il contributo annuo, legato alle iniziative sociali messe in piedi dall'Arezzo, è subordinato alla presentazione di una lista di rendiconti lunga così. Poi basta che un funzionario si metta di traverso e i tempi s'allungano a dismisura. E quando finisci nelle pastoie della burocrazia, lo sappiamo tutti, non se ne esce più. Quindi Ferretti è spazientito e si capisce il motivo, anche se pensare di giocare la Lega Pro a Castiglion Fiorentino è utopia pura. Ma lo sa anche Ferretti.

Piuttosto, bisognerebbe ragionare sullo stadio in maniera diversa. E' inutile mettere un rammendo oggi, un rammendo domani e uno dopodomani. La struttura è obsoleta, cade a pezzi, non regge. Siamo arrivati al punto di non ritorno e a palazzo Cavallo dovrebbero prendere una decisione definitiva al riguardo. Non ha senso pulire la maratona per ritrovarla peggiorata tra due anni. O aggiustare la tettoia della tribuna sapendo che il prossimo mese ricomincerà a piovere dentro gli uffici. Occorre una sterzata, scrollandosi di dosso vecchi tabù amministrativi che non hanno più ragion d'essere. Oggi esistono strumenti legislativi che consentono di progettare opere importanti coinvolgendo investimenti privati in cambio di agevolazioni di varia natura. Ed esistono novità tecnologiche per costruire impianti sportivi in un tempo relativamente breve. Ma serve una volontà politica che non c'è mai stata. 

Il fatto che tra due mesi siano in programma le elezioni, può essere un punto a favore per Ferretti. Non è un caso che l'attuale convenzione per l'utilizzo del Comunale (scadenza 2016) venne redatta quattro anni fa a ridosso dell'apertura delle urne, con l'allora sindaco Giuseppe Fanfani che la firmò dopo un pressing di diverse settimane. Che poi all'Arezzo non devono essere concessi privilegi. Si tratta solo di prendere di petto un'anomalia e decidersi a sanarla. Una volta tanto, nella città che ha dovuto sopportare buche delle nane e vecchi capannoni industriali abbandonati per un quindicennio, un po' di lungimiranza non guasterebbe.

 

scritto da: Andrea Avato, 27/03/2015





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