SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il Palazzo del Popolo
Nella seconda metà del Duecento Arezzo viveva un periodo di forte sviluppo sociale e urbanistico. Durante i primi anni del XIII secolo fu realizzata la Platea Communis, quella che in misura ridotta è oggi Piazza Grande, la quale nella sua parte più a nord era definita Platea Porcorum per la presenza del mercato dei maiali. Tra il 1270 e il 1278, a nord ovest di essa, fu eretto il grandioso Palazzo del Popolo che, abbinato al vicino Palazzo del Comune in piedi dal 1232 nella parte alta di via Pellicceria, andava a creare un effetto scenografico di rara bellezza e imponenza. 
TweetNella seconda metà del Duecento Arezzo viveva un periodo di forte sviluppo sociale e urbanistico.
Durante i primi anni del XIII secolo fu realizzata la Platea Communis, quella che in misura ridotta è oggi Piazza Grande, la quale nella sua parte più a nord era definita Platea Porcorum per la presenza del mercato dei maiali.
Tra il 1270 e il 1278, a nord ovest di essa, fu eretto il grandioso Palazzo del Popolo che, abbinato al vicino Palazzo del Comune in piedi dal 1232 nella parte alta di via Pellicceria, andava a creare un effetto scenografico di rara bellezza e imponenza.
L’edificio fu realizzato negli anni in cui era vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini.
La costruzione ospitava i Priori del Popolo e delle Arti e il Capitano del Popolo.
Esternamente si presentava come una solenne struttura in stile gotico che dal 1337, in epoca tarlatesca, fu impreziosita da una torre merlata.
Nel 1318 anche al Palazzo Comunale era stato aggiunto un torrione, in questo caso in mattoni, che prese il nome di “torre rossa”.
I due palazzi, con le facciate principali che si guardavano, tra il 1337 e il 1343 furono inglobati all’interno di un complesso fortificato detto Cassero Grande o Cittadella, voluto dai fiorentini durante i sei anni di breve dominazione, a seguito della vendita della città da parte di Pier Saccone Tarlati.
La definitiva sottomissione di Arezzo a Firenze, nel 1384, inaugurò il lento e costante declino anche dei simboli architettonici della potenza aretina, ma il vero terremoto arrivò nel 1539, quando partirono i lavori per la nuova fortezza voluta da Cosimo dei Medici e progettata da Antonio da Sangallo il Giovane, che portò alla distruzione della “cittadella medievale”.
Furono demoliti importanti edifici privati, antiche chiese e, l’esigenza di campo libero per l’artiglieria, causò l’abbattimento anche delle torri del Palazzo del Popolo e del Palazzo del Comune.
Mentre quest’ultimo fu totalmente smembrato, l’altro rimase in piedi ma andò piano piano in rovina e alla fine del Seicento risultava ormai ridotto a magnifico rudere.
Ai primi dell’Ottocento alcune parti dell’edificio furono utilizzate per il muraglione che doveva reggere il terrapieno del Prato e, durante il Ventennio fascista, ingenti scavi nella zona riportarono alla luce alcuni paramenti murari che servirono per ricostruire in maniera arbitraria ma poco attendibile alcune parti del palazzo, traendo spunto da un disegno acquarellato di fine Settecento di Donato Montauti.
Oggi del Palazzo del Popolo non rimangono che pochi resti, come le due arcate visibili nella parte finale di via dei Pileati, inserite nel contesto del giardino del Praticino, rimesso a nuovo nel 2008.
Ciò che sopravvive non rende però l’idea di quello che era.
In soccorso ci vengono alcuni dipinti, come il San Rocco di Bartolomeo della Gatta (1479/1480), dove l’edificio è rappresentato per intero, e le pitture successive di Teofilo Torri (La cacciata dei Diavoli da Arezzo del 1602, affrescata nella cappella degli Orti Redi, nei pressi di Villa Severi) e di Salvi Castellucci (La Vergine tra i santi Donato e Stefano del 1640, osservabile nel Palazzo dei Priori, oggi Palazzo del Comune), nei quali si scorgono i notevoli resti.
Meglio ancora, possiamo andare a Gubbio e ammirare il celebre Palazzo dei Consoli, simbolo della cittadina umbra, che fu costruito nei primi decenni del Trecento da architetti che si erano ispirati proprio all’edificio aretino.

scritto da: Marco Botti, 23/05/2008
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