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Ferretti, Romizi e un avversario in Comune: la burocrazia di palazzo. Ed è sempre polemica

La storia del contributo arrivato in ritardo dall'amministrazione alla società amaranto ha creato l'ennesima fibrillazione. Il presidente ha parlato di decurtazione del 50 per cento, l'assessore ha scritto sulla pagina Facebook di Amaranto Magazine che bisogna chiedere conto all'apparato tecnico comunale più che a quello politico. E così si rinnovano i battibecchi che vanno avanti da sempre, a causa (così sembra) delle pastoie create da regolamenti e disposizioni di legge



sulla destra palazzo Cavallo, sede degli uffici comunali (foto visitarezzo.com)La storia del contributo erogato dal Comune all'Us Arezzo ha fatto infuriare due persone: Mauro Ferretti e Francesco Romizi.

Il presidente ha ironizzato sul ritardo con cui è stato effettuato il bonifico e sulla decurtazione, a suo parere, di oltre il 50 per cento dell'importo.

L'assessore si è trincerato dietro uno stizzito no comment, laddove il disappunto era rivolto soprattutto alla cieca burocrazia degli uffici comunali. Difatti Romizi, sulla pagina Facebook di Amaranto Magazine, ha scritto questo post: ''Al di là della demagogia devo precisare un paio di cose: 1. sono in carica da maggio del 2013 e la Convenzione che disciplina il contributo NON l'ho scritta né approvata io perché è del 2011 e scade nel 2016. 2. il Provvedimento con il quale si liquida un contributo NON è un atto di Giunta (quindi dell'organo politico), ma della Ragioneria la quale riceve una rendicontazione e mette in atto quanto previsto dalla normativa e dalla suddetta Convenzione. Quindi vi chiedo (giornalisti e società) di rivolgervi all'apparato tecnico del Comune più che a quello politico''.

Va da sé che i commenti degli utenti e dei tifosi sono stati praticamente unidirezionali, come sempre avvenuto ogni qualvolta calcio e politica si sono intersecati. Agli amministratori della città, che siano di destra, di centro o di sinistra, gli sportivi non perdonano nulla e non riconoscono né impegno per la causa amaranto né effettivo interesse. A maggior ragione in una vicenda del genere.

 

Eppure quella del burocrate è una figura che fa dannare tutti, compresi Ferretti e pure i membri della giunta, che non riescono a esercitare un controllo totale e fattivo. Tre stagioni fa, quando l'allora presidente Severini lasciò l'antistadio (problema che torna a galla ciclicamente) e l'Arezzo fu costretto a girovagare per vari impianti comunali, da Pescaiola alle Caselle fino a Indicatore, palazzo Cavallo stornò dal contributo annuo tutte le spese per l'utilizzo dei campi in questione. Come se la prima squadra della città non avesse diritto a svolgere la sua attività da qualche parte. E fu polemica anche lì. Adesso è accaduto che dall'importo effettivo sono state sottratte le spese per le utenze dei locali commerciali dello stadio. Il problema è che il contributo era relativo all'anno 2014 e nelle spese sono stati conteggiati anche i primi quattro mesi del 2015. Motivo: se la Corte dei Conti controlla, potrebbe sollevare obiezioni. Un eccesso di cautela, diciamo così.

Fatto sta che l'Arezzo, secondo la Convenzione firmata nel 2011 da Severini e dal sindaco Fanfani, ha diritto a un contributo annuo di 30mila euro al massimo, a fronte dell'organizzazione di iniziative con finalità sociali. Il Comune pretende una rendicontazione di queste attività, non sempre documentabili in termini economici (come si contabilizzano le domeniche allo stadio a prezzi scontati per bambini e ragazzi?).

Così va a finire che il funzionario di turno, carte e regolamenti alla mano, tra un codicillo e un decreto legge, decide di testa sua in barba agli umori di Ferretti, alle volontà dell'assessore e agli accordi sudatissimi messi a punto in mille riunioni. Aggiungiamo l'aria elettrica pre elezioni, la consueta allergia dell'Arezzo alla pacatezza ed ecco qua l'ennesima fibrillazione in salsa amaranto.

 

scritto da: Andrea Avato, 29/05/2015





Striscione notturno allo stadio
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