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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Francesco, Maurizio, Marco e Luca a San Siro
NEWS

Campo di Marte

Campo di Marte è quella zona compresa tra la parte terminale di via Vittorio Veneto, la stazione ferroviaria, via Maginardo e via Leon Battista Alberti.



Campo di Marte oggi è un parcoCampo di Marte è quella zona compresa tra la parte terminale di via Vittorio Veneto, la stazione ferroviaria, via Maginardo e via Leon Battista Alberti.

Durante l’Ottocento era adibita a piazza d’armi e luogo di esercitazione militare. Nel 1919 vi fu costruito uno sferisterio in legno dove svolgere i giochi con la palla in voga all’epoca e corse di cavalli nell’ambito delle feste patronali cittadine.

Intanto il calcio stava appassionando anche gli aretini e nel 1923 nasceva la Juventus FBC Arezzo (trasformatasi in U.S. Arezzo nel 1930). La necessità di uno spazio adeguato per svolgere le partite portò il Comune a concedere, nel 1926, il terreno di Campo di Marte. Si trattava tuttavia di un impianto scadente, con piccole tribune in legno e un fondo di gioco precario. I pali delle porte venivano smontati alla fine di ogni gara, dato che la struttura doveva servire anche altri sport e attività ricreative.

Fu così che il 7 giugno 1933, tramite una richiesta scritta, alcune associazioni sportive e combattentistiche aretine sollecitarono il podestà Pier Ludovico Occhini a costruire un nuovo impianto sportivo da intitolare al tenente dei bersaglieri Giuseppe Mancini, medaglia d’oro al valore militare, caduto il 5 dicembre 1917 nella battaglia di Monte Miela.

Lo stadio doveva sorgere nel quartiere di Pescaiola e nel febbraio 1934 il Comune acquistò un terreno nei pressi dell’odierna via Alessandro dal Borro. La vecchia struttura di Campo di Marte sarebbe stata utilizzata per gli allenamenti.

L’elaborazione del nuovo campo sportivo fu affidata al Gruppo Toscano Architetti di Firenze, che nel giugno dello stesso anno presentò il progetto per un impianto da 10.000 posti. Quest’ultimo faceva parte di un complesso polivalente dotato di piscina, campi da tennis, pallacanestro e pallavolo, un percorso di guerra, una palestra sotto la tribuna principale e una pista in cemento armato, lungo il perimetro del terreno, con le curve paraboliche per le gare ciclistiche e di moto.

Lo stadio, un vero gioiello di architettura, sarebbe stato rivestito in mattoni faccia a vista, provvisto di una copertura autoportante per la tribuna e caratterizzato da una torre neo-futurista di 33 metri sul lato della maratona. Il progetto rimase sulla carta per la mancanza di fondi e per la diversa destinazione d’uso che fu fatta della zona, dove si alzò il nuovo Foro Boario.

Nel 1936, con una deliberazione del podestà, si preferì potenziare l’impianto già esistente a Campo di Marte, sempre con l’ausilio del Gruppo Toscano Architetti. Le strutture portanti della tribuna furono ricostruite con cemento armato e mattoni, mentre rimasero le gradinate in legno. I lavori vennero eseguiti dalla ditta Gino Martini.

Immagine della tribuna dello Stadio ManciniL’inaugurazione della nuova tribuna di quello che era diventato lo Stadio Giuseppe Mancini avvenne nel 1937, con l’arrivo ad Arezzo della sesta tappa del Giro d’Italia, vinta in volata dal grande Giuseppe Olmo.

Tra il 1943 e il 1944 i bombardamenti alleati alla vicina stazione provocarono il crollo parziale dei perimetri murari e della tribuna. Un vagone fu addirittura sbalzato sul campo. Nel dopoguerra il terreno di gioco fu ripristinato ma nel frattempo si cominciò a pensare a uno stadio da realizzare altrove. La stagione 1960-61 fu l’ultima della compagine amaranto nel vecchia arena, dato che il nuovo impianto alle pendici della collina di San Cornelio era ormai ultimato.

Nel settembre 1961 fu inaugurato lo stadio di via Gramsci, progettato dall’architetto Norberto Carlini e dall’ingegner Nedo Mori. L’anno successivo il glorioso Medaglia d’Oro Giuseppe Mancini venne demolito. Parte dell’area fu destinata a verde pubblico, un’altra fetta negli anni seguenti venne occupata da un gigantesco complesso edilizio progettato da Mario Mercantini, oggi comunemente conosciuto come il “palazzo della Standa”.

Gli anni Novanta fecero sprofondare Campo di Marte nel più completo decadimento, con innumerevoli episodi di microcriminalità e degrado sociale ripetutamente denunciati dai residenti.

Nel settembre 2003 partirono i lavori di recupero del parco, terminati nel luglio dell’anno successivo, che portarono nuova illuminazione, verde e panchine. Durante le operazioni furono rinvenuti alcuni reperti archeologici di epoca romana legati a un sepolcreto, nello stesso periodo ci furono forti polemiche per l’abbattimento di alcuni platani e pini, utili a decongestionare l’aria di una delle zone più trafficate della città.

Altri interventi sono previsti nei prossimi anni per la riqualificazione di Campo di Marte. Tutti si augurano che possano servire a migliorare la vita degli abitanti e di tutti quelli che per vari motivi gravitano in questa area, cintura nevralgica tra il centro storico e l’Arezzo moderna.

Per approfondire: Noi abbiamo le gambe alate (Luca Stanganini, Edizioni Fruska 2006)

 



scritto da: Marco Botti, 29/01/2010