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I finocchi di Sarri, i lamenti di Mancini, le checche di Capuano. Le parole che fanno polemica

La feroce polemica tra l'allenatore del Napoli e quello dell'Inter, a margine della partita di ieri sera in Coppa Italia, sta tenendo banco. E a qualcuno ha riportato alla memoria la famigerata intervista di Alessandria in cui il tecnico amaranto se la prese con Montini, ironizzando sulla sua virilità calcistica. Ecco cosa ha scritto sul suo blog Raffaele Cirillo, l'autore del libro sulla vita di Eziolino che a breve arriverà in libreria



Sarri e Mancini, polemica al vetrioloRaffaele Cirillo da ragazzino sognava di fare il calciatore e venne allenato da Eziolino Capuano, agli inizi della carriera. A trent'anni di distanza ha ricontattato il suo vecchio mister e, cambiate le prospettive professionali, ha scritto un libro su di lui che dovrebbe uscire nelle prossime settimane. Ieri sera, dopo l'infuocata polemica tra Maurizio Sarri e Roberto Mancini in coda a Napoli-Inter, ha ripensato a quella partita di Alessandria che Capuano, inferocito per la sconfitta in extremis, commentò ironizzando sulla virilità calcistica di Montini.

E sul suo blog ha scritto questo.

 

Credevo non fosse necessario spiegare. Credevo che certi concetti risultassero evidenti di per sé. Immaginavo poi che il solito torrente di commenti, opinioni, sciocchezze sarebbe fluito ad allagare quello spazio ideale, entro cui una società civilizzata dovrebbe ritrovarsi per discutere, scambiarsi opinioni e idee, capire, imparare. Invece sgorgano torrenti, la cui sorgente è quasi sempre la tv (malgrado l’evoluzione tecnologica), che poi si allargano a dismisura sul web, sui social, imbarcando enormi masse d’acqua e poi straripano implacabilmente in quel famoso spazio ideale, di cui parlavo prima. E la prima cosa ad essere sommersa è l’intelligenza, la capacità di giudizio, l’autonomia di pensiero.

 

Anche stavolta è stato così. Sarri ha dato del frocio a Mancini, Mancini lo ha reso pubblico ed è sceso il torrente. E così avrei voluto lasciar perdere. Tuttavia quando mi sono sentito dire, in quanto autore di un libro su Eziolino Capuano, che dovrei essere in grado di capire che l’episodio andrebbe ridimensionato, inserito in un certo contesto (che non ho neanche capito bene qual è), allora mi sono reso conto che qualche parolina avrei dovuto spenderla.

L’episodio incriminato risale a circa un anno fa. Eziolino, inviperito come suo costume per una sconfitta sul campo dell’Alessandria all’ultimo minuto, se la prese con un suo giovane calciatore, reo di aver perso banalmente palla e di aver involontariamente innescato il contropiede avversario vincente. Eziolino sbottò: “in campo non voglio checche, ma uomini con le palle. Montini deve andare a lavare i panni”. Non c’è bisogno di sottolineare che disse una cretinata. Usò le parole in un modo tanto disinvolto da risultare colpevole. Le parole sono importanti. E, infatti, venne giù il casino. Ne parlò tutt’Italia. Non ci fece, ovviamente, una gran figura.

 

Montini nella partita di AlessandriaE però, ci sono un mare di però. Quelle dichiarazioni non avevano alcun intento discriminatorio a sfondo sessuale. Il mister lo specificò immediatamente e provò a chiarirlo rilasciando varie interviste nei giorni successivi. Nel mio libro, ovviamente, c’è stato modo e occasione per ritornarci, e le ragioni, le spiegazioni di Ezio Capuano emergono dettagliatamente e con chiarezza. Oltre alle ulteriori scuse. Ora non le riscriverò qui, perché questo benedetto libro spero davvero che finalmente esca. Tra poco. E, siccome ci tengo, non farei un bel servizio ad esso se ora spiattellassi sul mio blog quello che c’è scritto nel libro. Posso però spiegare che il mister si riferiva ad un certo atteggiamento agonistico, non ad una tendenza sessuale. Usò una metafora infelice, ma non voleva affatto sostenere di non voler giocatori omosessuali in campo perché, soprattutto, il mister non pensa affatto che un omosessuale non sia un uomo vero. Tanto più che in diversi ambiti culturali il sostantivo checca è stato sdoganato come riferimento ironico a un certo tipo di contegno e atteggiamento vezzoso che non necessariamente implica una forma di sinonimia con il termine omosessuale. Prova ne è che sempre più spesso questo termine viene pronunciato proprio da persone omosessuali, proprio a questo scopo.

Rimane indubbiamente la connotazione vigliacca, becera e cretina di riferirlo come appellativo per catalogare in termini denigratori e meschini gli omosessuali, ma non era certo il caso di Eziolino. Fermo restando che avrebbe dovuto usare un altro termine.

 

La questione di ieri sera è diversa. Sarri voleva offendere Mancini. E l’ha chiamato frocio. Quando è andato in sala stampa, alcuni dicono a scusarsi, ha aggravato la sua posizione. Ha detto che non ricordava con precisione che insulto aveva usato, ma solo che era molto arrabbiato e ha usato il primo insulto che gli è venuto in mente. Ecco, questo è grave. Ammettere di voler offendere una persona e scegliere, per farlo, un appellativo che si riferisce ad una sua presunta tendenza sessuale. Siamo nel caso più classico di frase chiaramente discriminatoria a sfondo sessuale. Un caso di scuola, direi. Non serve a mutare la realtà delle cose neanche la battuta: “avrei potuto dirgli democristiano”. Al massimo può rappresentare un caso di par condicio, per certi aspetti decisamente originale. Non è facile, infatti, in una sola serata riuscire a coprire d’infamia contemporaneamente Giovanardi e i gay. Questa però è solo una battuta. La mia battuta, a margine di un fatto che fa davvero poco ridere.

 

scritto da: La Redazione, 20/01/2016





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