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Il coraggio di Gemmi: a Block Notes contro tutti. Tra diffidenze, scetticismo e troppe ambiguità

Il direttore tecnico dell'Arezzo ha partecipato alla trasmissione di Teletruria e ha prestato il suo cv a una causa che lo coinvolge da un mese appena. La sua coerenza e la sua buona fede però si scontrano con i mille dubbi della tifoseria, spiazzata dall'ennesimo ribaltone di una società che in tre anni ha cambiato rotta in continuazione, senza mai un progetto riconoscibile. E adesso, dopo la rottura della proprietà con Capuano, verso Ferretti e De Martino c'è sempre più sfiducia



Roberto Gemmi, direttore dell'area tecnica dell'ArezzoRoberto Gemmi è stato molto coraggioso. Ha prestato il suo cv, non proprio quello dell'ultimo arrivato, a una causa che lo coinvolge da un mese appena. E' venuto in televisione e ha provato a difendere un progetto tecnico con la coerenza e la buona fede di chi non ha vissuto il contesto ambiguo delle ultime tre stagioni.

 

Probabilmente non è riuscito a bucare lo schermo né a convincere il tifoso seduto in poltrona sulla bontà dei programmi dell'Arezzo per i prossimi mesi. Ma non ci sarebbe riuscito nemmeno Sabatini o Galliani o Marotta o il mago Houdini. E comunque ha diritto a lavorare nelle migliori condizioni possibili.

Non è colpa di Gemmi se Ferretti lo ha catapultato ad Arezzo dall'oggi al domani, senza uno straccio di spiegazione per nessuno. Non è colpa di Gemmi se si ritrova dentro una società che sotto il profilo tecnico ha improvvisato sempre e comunque dal primo giorno. Non è colpa di Gemmi se qua, dopo aver visto il sindacalista Bonafede inventato Dt e poi fatto fuori, il team manager Diomede promosso e poi liquidato, lo scafato Pagni assunto con un contrattone e poi licenziato in tronco, ogni scelta viene accolta con diffidenza. Non è colpa di Gemmi se in tre anni e mezzo abbiamo dovuto ingoiare allenatori non confermati (Nofri), assunti per un giorno e poi scaricati (Beoni), costretti a buttare a mare una qualificazione in Coppa Italia (Mezzanotti), sospinti a sbattere la porta (Chiappini), esasperati al punto di evocare i nemici subdoli come vermi (Capuano), tutti perché il signor vicepresidente imponeva o non gradiva certe scelte tecniche. 

 

In un marasma del genere, in cui anche i direttori generali si sono succeduti alla velocità della luce, prima portati in palmo di mano e dopo un po' allontanati a calci nel sedere, ci hanno sempre sbattuto in faccia che la società è solida e i pagamenti sono in regola. E santo Dio, la gente ha anche apprezzato. Ma non può essere questo l'unico merito di un club che fa calcio e che quindi, oltre alla stabilità economica, deve garantire pure una progettazione tecnica. Sennò i bonifici di fine mese diventano un ricatto bell'e buono e il tappeto sotto cui nascondere tutta la polvere che c'è. E di polvere, purtroppo, ve n'è in abbondanza.

 

Capuano e Gemmi nel prepartita di PisaNon è colpa di Gemmi se Capuano a questa dirigenza ha salvato la pelle due estati addietro, facendo da scudo durante la sciagurata vicenda del ripescaggio. Non è colpa di Gemmi se Capuano per mesi interi ha mandato avanti la baracca, dando una parvenza di credibilità a un organigramma dirigenziale dove regnava l'insipienza calcistica. E non è colpa di Gemmi se Ferretti ha ripetuto fino allo sfinimento che la figura dell'allenatore-manager era la migliore possibile e chi non lo capiva doveva arrangiarsi. Poi una mattina cambia il mondo e nessuno sa perché.

 

Non solo. A Gemmi fanno infilare la testa nella bocca del leone e lo presentano come il tramite tra proprietà e staff tecnico, instillando nel tifoso il tarlo dello scetticismo. Ma la colpa non è di Gemmi, che non è Bonafede e il calcio lo mastica. La colpa è di chi, per l'ennesima volta, ha deciso di ricominciare daccapo senza un criterio preciso e riconoscibile. 

E poi diciamo la verità. L'ultimo cambio di rotta non è un semplice aggiustamento o un modo per dare respiro a Capuano. No, è un chiaro, evidente e inequivocabile segnale di rottura e di sfiducia verso l'allenatore che per mesi diciotto ha tappato tutte le falle: tecniche, gestionali e d'immagine. Anche in questo caso, non è colpa di Gemmi, che anzi sta cercando di rendere possibile una coabitazione tutt'altro che semplice. E il problema, si badi bene, non è sgravare Capuano di alcune incombenze, bensì di sgravarlo di punto in bianco senza motivi ufficiali (ufficiosi ce ne sono diversi, uno facilmente intuibile). Adesso, tutto a un tratto, il pomo della discordia è il biennale dell'allenatore, è che Eziolino parla troppo, che Eziolino è ingombrante. Da salvatore della patria a bersaglio: il fuoco amico sta per colpire ancora. 

 

Ecco perché Gemmi non c'entra nulla. Anzi, con due giocatori di proprietà e i prestiti più importanti molto complicati da rinnovare, ha ragione lui: promettere la serie B significa suicidarsi, perché è molto più probabile fallire l'obiettivo che centrarlo. Senza contare che Gemmi lo hanno chiamato a consolidare il club e gli hanno fatto firmare il contratto per sei mesi. Un controsenso evidente. Ma a Gemmi, e a Capuano, va un in bocca al lupo grande e sincero. Magari riescono a mandare l'acqua all'insù.

 

scritto da: Andrea Avato, 01/03/2016





Roberto Gemmi ospite di Block Notes a Teletruria

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