E' sempre più un Arezzo made in Argentina

L'anno scorso c'era Abel Balbo, che per qualche partita andò in panchina e che ha influito sulle scelte tecniche estive. Martinez, per esempio, è arrivato grazie a lui nonostante meritasse categorie superiori. E adesso, dopo Olaberri, è sbarcato anche D'Angelo che potrebbe essere tesserato. Dopo anni di tangheri, chiudiamo gli occhi e sogniamo un tango

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La divertente conferenza stampa di Martinez e la presenza ad Arezzo del centrocampista Josè Ezequiel D'Angelo fanno molto Argentina, in questi giorni, ed a questo voglio dedicare la rubrica di oggi, accompagnata dalla mitica “Don't cry for me Argentina”, qui nella versione di Madonna. Ha parlato argentino, anche se italianizzato dai tanti anni vissuti nel nostro paese, fin dall'inizio l'avventura della nuova dirigenza amaranto perché fu Balbo, ovviamente, il primo ad essere notato ed avvistato al Città di Arezzo lo scorso anno, prima che la trattativa prendesse piede. Di lui, dopo il lavoro da consulente tecnico con qualche presenza in panchina lo scorso anno e dopo la fuga a poche ore dal ritiro, si sono perse un po' le tracce, anche se ogni tanto qualche sito lo contatta per un pronostico sulle partite delle sue ex squadre. Qualcuno lo segnala in Australia come “personal coach” di Harry Kewell, e di un suo futuro nella terra dei canguri si era parlato anche nei giorni dell'addio all'Arezzo, ma in ogni caso ad Abel è dovuta una certa propensione alla scelta di giocatori argentini, dei quali si dice lui abbia una specie di colonia nel nostro paese. Qualcuno a questa colonia ha attribuito anche l'arrivo in Italia dell'attaccante Leandro Calamita, lo scorso anno al Sansepolcro, ma questa, visto il giocatore, mi sembra una cattiveria. Sull'arrivo di Martinez, proveniente da una categoria superiore dove oggettivamente meriterebbe di stare, è invece indubbia l'influenza di Abel, che anche solo per questo andrebbe ringraziato e perdonato per il suo misterioso addio. L'attuale capocannoniere amaranto, infatti, si è dimostrato non solo ottimo giocatore, ma anche uomo spogliatoio per la sua innata simpatia, per la quale gli perdoniamo anche una propensione per il Mac Donald che è una follia per chi è abituato al superbo Asado. Ora a lui si sono aggiunti, in prova, anche Olaberri, subito ribattezzato dai compagni Blackberry, e soprattutto D'Angelo, il cui palmarès, assolutamente superiore alla categoria, fa già sognare i tifosi. Certo, sarà difficile convincerlo ad accettare un campionato dilettanti, anche se il video che circola su internet di un suo gol da favola sembra appartenere ad una categoria simile del campionato argentino, ma anche soltanto averlo qui dopo aver visto il suo nome accostato a squadre di A e B e, addirittura, al Manchester City di Mancini (Roberto) fa un certo effetto. Se la rincorsa al Pontedera dovrà giocoforza avvenire a passo di carica, intanto per oggi chiudiamo gli occhi e sogniamoci un tango: dopo tanti anni di tangheri, nel calcio aretino, ce n'è proprio bisogno.

scritto da: Luca Caneschi, 19/01/2012

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