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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
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Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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I rimpianti amaranto, poi il grande calcio. Togni, prima volta da ex: ''Mi farà un effetto strano''

Il brasiliano, classe '82, domani torna da avversario con la Maceratese. In questa intervista ha raccontato i suoi tre anni e mezzo al Comunale, parlando di Conte e Sarri, Galderisi e Semplici, ma anche di Zeman, della serie A, di quel gol su punizione al Catania e della maglia scambiata con Pizarro. ''Ad Arezzo ho vissuto un periodo fondamentale della mia vita, ci ho comprato casa. Mi dispiace solo non aver vinto qualcosa d'importante''



Floro Flores, Hamsik, Santacroce, Togni e Lima ai tempi della serie BLui è uno di quelli che Piero Mancini, nell'estate 2009, voleva buttare nella Chiana. ''Vagabondi'' li definì il presidente durante una conferenza stampa, irritato per i play-off persi poche settimane prima. Ma il patron dell'Arezzo aveva il suo carattere e certe uscite erano all'ordine del giorno. Il tempo, almeno in questo caso, poi gli ha dato torto. Perché Eugenio Romulo Togni dopo Arezzo fece benissimo a Sorrento, meritandosi la chiamata del Pescara in serie B. E con Zeman, Verratti, Immobile e Insigne conquistò addirittura la serie A, dove mise insieme 17 presenze e 2 gol. 

Che fosse bravo, lo avevano capito tutti anche qua da noi. Piede morbido, tecnica sopraffina, lancio lungo e preciso, abilissimo sui piazzati: Togni era un brasiliano classico per qualità e atipico per carattere. Introverso e riflessivo, parlava poco. Inoltre dovette convivere con un infortunio al metatarso e una concorrenza spietata a centrocampo: Beati, Bricca, Di Donato, Miglietta, Matute, Venitucci, De Oliveira. Nel reparto, in quel periodo, i nomi abbondavano. In totale, comunque, in amaranto ha giocato 74 volte in tre anni e mezzo con 5 gol. E domani, per la prima volta, torna da avversario.

 

Come stai Romulo?

Bene. E' passato un po' di tempo dall'ultima volta...

Sei anni. Mica pochi.

Ero diverso all'epoca, oggi sono molto più maturo. E purtroppo sono anche nella parte finale della carriera.

Togni ha giocato con Belluno, Manfredonia, Arezzo, Sorrento, Pescara (nella foto), Avellino, SpalA 34 anni tanta gente gioca ancora.

Lo so, ma ognuno ha il suo percorso da fare. Comunque sono ancora in forma, anche se domani non so se giocherò dall'inizio.

Pensi ad Arezzo e ti viene in mente cosa?

Il giorno in cui arrivai. Era gennaio del 2007, dalla C1 in una piazza piccola come Manfredonia alla B in amaranto. Ci misi un po' a capire ma era tutto bellissimo. I compagni, il campionato, la società.

Gli allenatori.

Sarri e Conte. Mi trovai bene con entrambi.

Stupito dal successo che hanno avuto?

Per quanto riguarda Conte, no. Ebbi subito l'impressione che sarebbe arrivato in alto. Si vedeva da come parlava, da come gestiva lo spogliatoio, da come lavorava sul campo.

E Sarri?

Lui è stato bravo a cambiare con il tempo, a migliorarsi.

L'Arezzo in quegli anni aveva grandi squadre ma non centrò mai l'obiettivo. Perché secondo te?

Quando ero lì, pensavo fosse colpa di mille situazioni: la condizione fisica, la condizione mentale, la società che cambiava allenatori di continuo. Adesso, con l'esperienza, penso che non abbiamo vinto perché tecnicamente abbiamo sbagliato troppo. Tutto qui.

A proposito di allenatori. Chi ti porti nel cuore?

Galderisi, grande uomo da quando arrivò a quando andò via. Con Semplici il rapporto me lo sono costruito io, all'inizio non ci fu subito feeling. L'anno scorso a Ferrara l'ho trovato diverso, più aperto e penso di avergli dato una mano. Conte, finito l'allenamento, non dava grande confidenza. Ma la credibilità se la conquistava con il lavoro. E poi c'è Zeman.

E' in cima alla tua lista?

Sì, perché io ero già un giocatore vicino alla trentina e lui mi ha fatto capire cosa significhi la professionalità. Ho scoperto un altro mondo.

Hai scoperto pure la serie A.

Il mio sogno da bambino. Mai avrei pensato di giocare a San Siro, invece ce l'ho fatta. L'esordio contro la Roma, il gol su punizione al Catania, la vittoria a Firenze: ho tutto qua in testa. E pensa che all'inizio ero fuori rosa. Poi Bergodi mi fece debuttare.

a colloquio con Galderisi, l'allenatore più apprezzatoIl gol al Catania fu me lo ricordo bene.

Palla sopra la barriera, ingannai il portiere. Ancora più bello perché fu il 2-1 al 94'. 

La maglia che hai scambiato e che conservi con più cura qual è?

Quella di Pizarro, grande giocatore. Poi quella di De Rossi. Tutta gente che giocava nel mio ruolo. Di quell'anno ricordo che durante le partite ero concentrato sulle cose da fare ma riuscivo pure a godermi lo spettacolo di essere su quei campi e contro quegli avversari. Milioni di sacrifici ripagati. Una bella sensazione.

Lo credo. E adesso a Macerata come va?

Io sono arrivato a gennaio, ho trovato un gruppo ben amalgamato che sta raccogliendo risultati straordinari. Si vede che c'è tanto lavoro alla base.

Il secondo posto è un obiettivo realistico ancora?

Sì, ce lo siamo ripetuti sempre in settimana. Non è facile, perché noi per sperare dobbiamo fare 6 punti nelle prossime due partite. Però ci crediamo.

Sai che l'Arezzo non se la sta passando bene?

Di società onestamente non so nulla. Ho letto che mister Capuano è stato esonerato, ma tutto il resto lo conosco poco. Bucchi ci fa vedere i filmati, analizziamo la parte tecnica e tattica. Ha una bella mentalità, molto propositiva.

Sei anni dopo, sbucare da quel sottopassaggio che effetto ti farà?

Un effetto strano, già me lo immagino. Io ad Arezzo ho comprato casa, ho passato tre anni fondamentali della mia vita. Il rimpianto che mi porto dentro è non aver vinto qualcosa d'importante. Ma il calcio, purtroppo, è anche questo e non possiamo tornare indietro.

 

scritto da: Andrea Avato, 30/04/2016





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