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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Luca in luna di miele alle Seychelles
NEWS

Francesca Montaini regista televisiva della Giostra. Suo padre guidò l'Arezzo per cinque anni

Il Cda dell'Istituzione ha scelto chi dovrà coordinare le immagini in diretta da piazza Grande. Quel cognome evoca ricordi incancellabili per gli sportivi amaranto che vissero i campionati dal 1970 al 1975, quando un giovane imprenditore sognava il grande salto in serie A. E invece mollò tutto dopo il clamoroso caso Turiano



Il Consiglio di Amministrazione dell’Istituzione ha deliberato la nomina di Francesca Montaini come nuova regista televisiva della Giostra.

Nata a Roma il 23 agosto 1969, ma aretina doc, è laureata in Lettere e Filosofia presso l’Ateneo di Siena e vanta un importante curriculum in Rai, dove ha partecipato come Aiuto Regista (ruolo che ricopre dal 2009) in programmi Tv come “Ballando con le Stelle” ed eventi come la “Chiusura di Expo Milano” su Rai1. Ha lavorato anche nelle reti Mediaset in programmi come “Uomini e Donne” e “C’è Posta per Te”. ​

 

Ai tifosi amaranto però il suo cognome riporta alla memoria quel Gigi Montaini che fu presidente dell'Arezzo dal 1970 al 1975, ricevendo il testimone da Simeone Golia per poi cederlo a Canti, Braconi e Geppetti, prima dell'arrivo di Narciso Terziani. Francesca è la figlia di quell'imprenditore che arrivò al comando della società quando aveva appena trent'anni.

 

Luca Stanganini, su Amaranto Magazine di febbraio 2007, ricostruisce così il profilo di Gigi Montaini.

Aretino purosangue, mostrava nel dna le caratteristiche del presidente ideale. Ambizioso, decisionista, determinato e giovane. L’Arezzo era una tradizione di famiglia, visto che anche il padre, Tullio, era stato dirigente nel primo dopoguerra, contribuendo alla faticosa ripartenza del calcio nella città della Giostra. La prima mossa di Montaini fu quella di affidare la squadra a Dino Ballacci, reduce dai buoni risultati alla guida del Catanzaro, con il quale formerà un sodalizio professionale in perfetta simbiosi (...)

Con i giocatori Montaini aveva un rapporto confidenziale, agevolato dalla vicinanza anagrafica. Per questo puntò molto sul settore giovanile e non è un caso che proprio in quel periodo il vivaio amaranto sfornò talenti del calibro di Francesco Graziani, Bruno Beatrice e Domenico Neri. Il carattere ambizioso di Montaini fece sì che già nella seconda stagione tentasse la scalata alla serie A, riscuotendo il credito dei media che indicavano l’Arezzo tra le più serie e accreditate pretendenti alla promozione. Ma le incomprensioni dello spogliatoio si ripercuotevano sul rendimento in campo e così gli amaranto si dovettero accontentare, loro malgrado, di una misera salvezza acciuffata in extremis (...)

 

Gigi Montaini con gli inconfondibili occhiali sulla panchina del Comunale (foto Stefano Turchi)Altro giro, altra corsa. Montaini, forte dei 230 milioni incassati dal Torino per la cessione di Graziani, costruì un vero e proprio Dream Team, concedendosi di avere in squadra addirittura i due eredi dichiarati di Gianni Rivera, ovvero Guido Magherini e Mario Fara. Con loro, l’ex viola Cencetti e il trio delle meraviglie Marmo, Musa, Mujesan. Era una squadra spettacolare quella che venne affidata a Mario Bassi. Ma Montaini aveva l’occhio lungo e si accorse subito che qualcosa non andava, esonerando il tecnico toscano dopo una sola giornata di campionato, coincisa con la sconfitta di Terni. Nel suo piccolo, uno dei tanti record del presidente. L’altro, il più significativo, è quello di essere stato l’unico ad aver guidato l’Arezzo sempre e solo in serie B. E fu anche il primo a credere nelle capacità di Pinella Rossi, bandiera amaranto, al quale affidò la squadra in quel campionato. Fu una delle stagioni migliori della storia, a livello di qualità di gioco. Al Comunale la gente non si chiedeva se l’Arezzo avrebbe vinto, ma quanti gol sarebbe stato capace di rifilare agli avversari. Uno spettacolo che convinse Montaini a tentare il definitivo assalto al sogno chiamato serie A. A quel punto però, l’Arezzo cominciava a dare un po’ troppo fastidio ai piani alti. La squadretta di provincia ambiziosa, con un presidente parvenu che si credeva emulo dei vari Lenzini, Buticchi, Fraizzoli o Boniperti... (...)

 

Un cammino in salita che diventò un Pordoi quando, un pomeriggio di ottobre, il signor Turiano della sezione di Reggio Calabria incrociò il suo destino con quello degli amaranto, nel famigerato Arezzo-Parma che costò al Comunale sei turni di squalifica (poi ridotti a cinque) e a Montaini, accusato ingiustamente di aver colpito il direttore di gara, tre anni di squalifica. Fu la fine per l’Arezzo, beffato nella gara di Pistoia persino da quel Perugia che Montaini aveva “salvato” l’anno precedente. Gli amaranto tornarono mestamente in serie C con una squadra potenzialmente da A (Papadopulo, Villa, Pienti, Di Prete, Odorizzi, Zazzaro, Ferretti), mentre il “Gigi” mantenne fede alla promessa solenne: “Mai più metterò piede dentro uno stadio”. Montaini si dimise. Un esilio volontario, discreto che ha fatto di lui un personaggio non molto conosciuto dalle nuove generazioni amaranto, ma che continuava a seguire l’Arezzo con la solita passione. E’ giusto tenere a mente quel passato glorioso, quando l’Arezzo era guidato da un giovane industriale aretino che, più di ogni altro, ci ha fatto accarezzare un sogno chiamato serie A.

 

scritto da: La Redazione, 29/05/2016





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