La vera frattura da ricomporre e un rospo da ingoiare in fretta

Col sottofondo di una canzone meravigliosa, ricordiamo che Buster Keaton è passato alla storia come il comico che non sorrideva mai. E anche nella situazione riguardante l'Arezzo, non c'è tanto da ridere. I problemi tra squadra e società dovevano essere risolti in privato, ma adesso Martucci è chiamato a guardare avanti. Per scongiurare un malinconico finale di stagione

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“Vorrei essere ottimista anch'io, ma quando succedono queste cose, non è mai un buon segno”. Questa frase è presa da uno dei commenti pubblicati alla notizia dello sciopero dei calciatori amaranto martedì, e la cosa che più mi ha colpito è stata la firma. L'autore del commento si è firmato Keaton, e allora mettiamo in sottofondo il pezzo omonimo, che io trovo meraviglioso, portato al successo da Francesco Guccini, che qui vi propongo nella versione di Claudio Lolli. Buster Keaton è passato alla storia come il comico che non sorrideva mai, ed in effetti non è che ci sia tanto da ridere nella situazione che si è creata in casa amaranto, per fortuna in qualche modo rientrata dopo l'incontro di ieri tra dirigenti e una delegazione della squadra. Tutto nasce da una scadenza non rispettata, concordata nel momento in cui i giocatori hanno accettato la decurtazione degli stipendi, e sinceramente ritengo sbagliato che questa cosa, la classica trattativa tra privati, abbia assunto una rilevanza pubblica con un comunicato stampa e lo stop agli allenamenti. Intendiamoci: i calciatori hanno ragione a chiedere il rispetto degli impegni, ed è anche vero che non parliamo di gente che prende stipendi da nababbi né, a parte qualche eccezione, che li ha presi in passato e quindi ha le spalle coperte. La questione poteva però essere risolta “in camera caritatis”, perché per farla diventare di dominio pubblico la si è arricchita di altri aspetti, in particolare rimarcando l'assenza della società nei giorni successivi al derby con la Sansovino. Un distacco ancor più preoccupante di un mancato pagamento, e che ha coinvolto anche una figura di riferimento come Walter Martucci che, non a caso, oggi non nasconde la sua amarezza. Sinceramente penso che sia questa la vera frattura che va ricomposta, perché la squadra è impegnata in una missione difficilissima, nella quale non si può sbagliare niente, e per non sbagliare bisogna che tutte le componenti siano al loro posto. Non sarebbe la prima volta che una squadra alle prese con problemi societari riesce comunque sul campo a ottenere risultati, vedi la recente esperienza della Pro Patria a lungo capolista lo scorso anno con i libri contabili in tribunale. Per fare questo, però, bisogna che all'interno del gruppo ci sia qualcuno in grado di fare da leader, di interfacciarsi con tutti con credibilità, che teoricamente potrebbe essere l'allenatore, ma in questo caso non ne ha l'esperienza e, quindi, il conseguente carisma, potrebbe essere un direttore tecnico come Materazzi, che è certamente esperto, ma che non è sembrato mai fino in fondo parte in causa e che ha anche diradato la sua presenza ad Arezzo, o potrebbe, anzi dovrebbe, essere il direttore generale Martucci, che fino ad oggi ha dimostrato dedizione totale alla causa e capacità di rapportarsi nella maniera giusta. Ingoi il rospo, quindi, anche se la sua amarezza è comprensibile, e guardi avanti. Altrimenti il rischio di un finale malinconico proprio come la frase di Keaton nella canzone sarà inevitabile: “sembrava facile toccarlo con un dito, ma il cielo ci ha voluto tutti fermi...”

scritto da: Luca Caneschi, 10/02/2012

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