La domenica senza calcio. Si chiude una strana settimana

Non giocano né Arezzo né Pontedera, che riprenderanno il duello fra sette giorni. Ma mentre la capolista ha vissuto gli ultimi 15 giorni senza scossoni, gli amaranto si sono trovati in mezzo a una pioggia di eventi: gli allenamenti sempre al chiuso, la vertenza sugli stipendi, le dimissioni di Martucci. Per riprendere a coltivare ambizioni di primato, ogni tessera dovrà tornare in fretta al suo posto. Compreso il diggì, il cui valore è pari a una parata di Bucchi o a un gol di Raso

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Non gioca l’Arezzo e non gioca nemmeno il Pontedera. Dopo giorni interi passati a discutere e dibattere se sarebbe stato più conveniente, dal punto di vista psicologico, fermarsi a osservare gli avversari oppure andare avanti in contemporanea, il meteo ha tagliato la testa al toro. La partita degli amaranto con la Viterbese era stata già posticipata al 22 febbraio per la presenza di Cissé alla Viareggio Cup. Quella della capolista è stata invece annullata venerdì sera perché a Todi il campo è pieno di neve. In una giornata falcidiata dall’inclemenza del tempo, con la metà delle partite sospese, le prime della classe resteranno alla finestra in attesa di riprendere il duello da domenica prossima.
Ma se a Pontedera questi quindici giorni sono trascorsi senza scossoni di nessun tipo, a parte la coltre bianca, ad Arezzo è andata diversamente. La squadra, da dopo la vittoriosa trasferta di Monte San Savino, non si è più allenata su un campo vero ed è stata costretta a ripiegare sulla palestra dello stadio o, per fortuna, sul Palasport. Ma al di là di qualche corsa e di combattute partite di calcetto, non si è andati. Inoltre questa settimana ha portato pure la inattesa novità della vertenza sugli stipendi, con i calciatori che per due giorni hanno sospeso l’attività, squarciando il velo sul ritardo dei pagamenti e ottenendo un faccia a faccia con tutta la dirigenza nella giornata di giovedì. E quando sembrava che la sortita pubblica di Pecorari e compagni avesse cagionato sì polemiche accese tra giornalisti e tifosi, ma si fosse chiusa con una pietra sopra la vicenda, è arrivato il fulmine a ciel sereno delle dimissioni di Martucci.
A questa seconda domenica consecutiva senza calcio giocato, dunque, l’Arezzo ci arriva in una strana situazione di incertezza, con la società che ha garantito per domani il bonifico degli stipendi di novembre, i calciatori in attesa che alle parole seguano i fatti (ma con la volontà dichiarata di riprendere senza remore la caccia al primo posto) e il direttore generale temporaneamente, o forse definitivamente, fuori dall’organigramma. Il presidente Severini, ma anche gli altri soci, in queste ore stanno facendo opera di persuasione su Martucci per convincerlo a tornare sui suoi passi. Impresa non facile, considerando il carattere di un personaggio che, come disse l’allenatore Bacis nell’intervista rilasciata la settimana scorsa, “va saputo prendere”.
Severini e gli altri dirigenti sanno che il peso di Martucci va ben al di là della carica da lui ricoperta. E sanno anche che per riprendere a coltivare ambizioni di primato, c’è bisogno che nei giorni a venire ogni tassello torni al suo posto: stipendi, tranquillità dello spogliatoio, efficienza della struttura societaria, laddove la presenza di Martucci è considerata fondamentale. Quanto un gol di Raso o una parata di Bucchi.

 

articolo pubblicato sul Nuovo Corriere Aretino

scritto da: Andrea Avato, 12/02/2012

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