SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Indietro tutta: dopo Pistoia e la Coppa, l'Arezzo ha meno certezze. Ma adesso guai a mollare
Gli incoraggianti segnali emersi contro Livorno e Renate sono evaporati domenica scorsa (non solo per l'ennesima rimonta subìta al 93') e ieri con l'eliminazione per mano del Tuttocuoio. L'organico ha dei limiti strutturali, manca personalità e qualche scelta tecnica non ha convinto. E' pur vero che gli amaranto sono terzi in classifica, che la filosofia di gioco sta portando punti e che la qualità di manovra è spesso apprezzabile. I difetti andranno limati al mercato di gennaio, quando la società sarà chiamata a intervenire
TweetIndietro tutta. Purtroppo non è un remake della fortunata trasmissione di Arbore ma l’impressione riportata dalla trasferta dell’Arezzo a Pistoia (e anche dalla partita di Coppa) dopo gli incoraggianti segnali contro Livorno e Renate. A questo punto appare evidente che ci siano problemi strutturali la cui correzione è con ogni probabilità demandata al sacco della Befana. Restano ancora una volta l’amarezza e un po’ di rabbia per gli ennesimi punti lasciati per strada. Intendiamoci, la partita del “Melani” è quella per la quale i rimorsi sono minori. Se si eccettua il minuto ed il modo del pari arancione “che ancor ci offende”, è innegabile che la Pistoiese abbia largamente meritato almeno la divisione della posta. Giunti ad un terzo della stagione il dibattito è ormai aperto tra chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi invece dà più spazio alle recriminazioni e la vede in negativo.
Partiamo da quest’ultimo corno della situazione. Chi pensa che potevamo essere molto più avanti di dove siamo mette sul banco degli imputati l’allenatore, come è stata costruita la rosa, i giocatori. Magari non necessariamente in questo ordine ma gli ingredienti sono questi. Ora: ci sono dati oggettivi che vanno messi sul piatto della bilancia di chi sostiene questa tesi. In primo luogo una fase difendente ancora da perfezionare e troppo spesso disallineata, come ha dimostrato molto bene anche l’analisi alla lavagna tattica di mister Battistini lunedi scorso (specifico, a beneficio dei “malpensanti”, che utilizzo il termine perché entrato nell’uso comune negli ultimi due anni e perché è comunque adatto, a mio avviso ed a prescindere dal neologista che l’ha coniato, a spiegare quella fase di gioco in cui ci si deve coprire dagli attacchi avversari e che non è ristretta alle posizioni da tenere negli ultimi venti metri). In discussione anche un approccio non sempre felice alle gare e quelle ricorrenti fasi di apnea che ci fanno scomparire dal campo.
Altrettanto innegabile che la rosa presenti un evidente sbilancio in favore di chi ricopre ruoli dal centrocampo in su, lasciando all’allenatore poche alternative sul modulo da adottare e poca scelta tra gli uomini di copertura. Tra i vari capi di imputazione ci sarebbe anche una supposta ridotta capacità di lettura della partita da parte della panchina, alla quale si imputano cambi errati e/o ritardati. Ai giocatori si rimprovera invece una carenza di tensione agonistica e poca personalità nei momenti decisivi. Risultato di questa analisi, per chi ne sostiene le ragioni: abbiamo almeno 5 punti meno di quel avremmo potuto avere e allora sì che sarebbe stata un’altra cosa.
I “positivisti” hanno per altro anch’essi appigli oggettivi a sostenere la loro tesi: la classifica, il bel gioco che la squadra sa esprimere, una filosofia finalmente propositiva, una stagione che può essere una tappa importante in un programma di crescita. Tutte cose verissime anche queste. In fondo siamo terzi dietro alle due strafavorite della vigilia, i cui organici sono di valore assoluto e sono stati composti con budget elevati ed ambizioni non nascoste. La squadra quest’anno prova sempre a giocare, gli elementi a disposizione e la mentalità di gioco dell’allenatore consentono di affrontare ogni gara con l’obiettivo di fare un gol più degli altri, ed è vero che a tratti si gioca veramente bene. Obiettivo della stagione: divertirci con belle partite e provare a vedere dove si arriva (ai playoff sicuro e poi lì vediamo come va a finire) ponendo le basi per un ulteriore potenziamento e un nuovo assalto ai vertici per la stagione che verrà. Sul tema sostituzioni: ci sono anche quelle che ci hanno fatto vincere o rimontare, come contro il Siena o a Lucca e quindi a decidere certe gare sono stati più gli episodi che altro.
E allora se le ragioni pro e contro l’una e l’altra tesi ci sono e sono tutte difficilmente discutibili (posto che il calcio è notoriamente la materia d’elezione dell’opinabile) è ragionevole supporre come la verità alla fine stia nel mezzo. Non si tratta qui di praticare la ricerca un po’ ruffiana del “just milieu”, ma di cercare di tirare le fila a mente fredda dello stato dei fatti in casa amaranto. Sbollita la rabbia dei gol presi a bischero, sui quali però bisogna lavorare e lavorare e lavorare per smetterla di finire infilzati come fegatelli, non si può non pensare che siamo comunque in bazzica e che la stagione, che è ancora lunga, da gennaio cambia radicalmente in ragione di un calciomercato ormai senza regole. Sarà quindi determinante che Gemmi ed il presidente Ferretti mantengano viva la positiva tensione di quest’estate e si possa provvedere ad integrare, laddove serve, un gruppo che è già molto buono.
Se poi questa sarà la svolta che ci porterà ai vertici o solo una tappa d’avvicinamento a futuri obiettivi ce lo dirà il campo, ma sarebbe (questo si) un peccato mortale non provarci fino in fondo. Alla fine, soppesando e valutando, ad oggi l’Arezzo ha in classifica i punti che merita, qualcosa in meno per certe gare e qualcosa in più per altre. Domenica si riparte e non sarà per niente facile. Mancherà ancora Sirri e Muscat sarà con la valigia in mano reduce dagli impegni con la Nazionale, i ricambi sono contati e le scelte diverranno quasi obbligate. Il Piacenza arriva al “Città di Arezzo” con i nostri stessi punti e sarà quindi da prendere con le molle ma in campo tornerà, con il suo peso psicologico oltre che tecnico, la barba del Mosca. Il capitano (che è il primo a saperlo e a tenerci un sacco) ci deve ancora qualcosa sotto la Minghelli. E' ora di saldare il conto.
scritto da: Paolo Galletti, 10/11/2016
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