SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Vent'anni dalla morte di Giuliani. Il Corriere della Sera: ''Il portiere cancellato dal calcio''
Il più importante quotidiano nazionale dedica un ricordo a quello che viene definito ''il portiere di Maradona'', malato di Aids e messo colpevolmente nel dimenticatoio dopo la tragica scomparsa nel 1996. Introverso e agilissimo, era cresciuto nell'Etruria Gabos ad Arezzo e poi aveva fatto tutta la trafila nelle giovanili amaranto, debuttando in prima squadra con Dino Ballacci allenatore
TweetGiuliani era nato a Roma il 29 settembre 1958 ma poi era cresciuto ad Arezzo nell'Etruria Gabos. Da lì, grazie all'occhio lungo di Miro Scatizzi, passò alle giovanili amaranto e debuttò in prima squadra con Dino Ballacci, collezionando in totale 52 presenze tra il 1977 e il 1980.
Questo il pezzo firmato da Paolo Tomaselli.
È stato il «portiere di Maradona». E per questo ancora qualcuno lo ricorda, nelle immagini di un calcio che sembra uscito da un’altra era. E in fondo è un paradosso perché non ci potevano essere due figure più distanti: Diego era l’idolo trascinatore a cui si perdonava tutto e Giuliano Giuliani era il solitario della compagnia, non solo per il ruolo che aveva in campo. Sulla Coppa Uefa del Napoli (17 maggio 1989) e sullo scudetto del 1990 ci sono anche i suoi guantoni. Ma pochi anni dopo — oggi sono venti da quel 14 novembre 1996 — «Giulio» è morto al reparto malattie infettive dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. A 38 anni se l’è portato via una complicazione polmonare, dopo che aveva accompagnato a scuola la figlia Gessica. Giuliani aveva l’Aids, il contagio forse era arrivato nei baccanali del matrimonio di Maradona in Argentina, e il suo fisico era già minato dal 1994, quando si era ritirato sui colli bolognesi. Un paio di anni prima, ai tempi dell’Udinese, la sua ultima squadra, era stato accusato e arrestato per detenzione e spaccio di droga, venendo scagionato subito.
Non era un santo, insomma. E il calcio italiano, che di santi notoriamente è sovrappopolato, lo ha rimosso ancora prima della sua morte, etichettandolo come la sua unica vittima per il virus killer. E dimenticandolo nell’ultimo scaffale della memoria.
«Ma era un buonissimo portiere — ricorda Osvaldo Bagnoli che lo ha allenato al Verona per tre anni. Si isolava parecchio: io parlavo poco, lui ancora meno, eppure c’era intesa tra di noi. La sua morte fu un grande dolore».
Sia a Verona che a Napoli, Giuliani aveva rimpiazzato Garella, in una sorta di rincorsa che nella seconda metà degli anni 80 lo aveva consacrato come uno dei migliori, subito dopo la coppia Zenga-Tacconi. Aveva fatto la riserva dello juventino all’Olimpiade di Seul 1988, prima di finire alla corte di Maradona.
«A Napoli arrivammo assieme, ma ci eravamo conosciuti anni prima durante il militare — racconta Giancarlo Corradini, ex difensore. E già da ragazzo mi avevano colpito la sua maturità, le sue idee sempre avanti: voleva creare un raggio laser per misurare la distanza della barriera, aveva un negozio di abbigliamento, disegnava le maglie con cui giocava e le commercializzava. Sul campo era tra i 4-5 migliori: non era uno showman che si atteggiava, ma era un portiere essenziale. Ha lasciato un bel ricordo tra i suoi compagni. Il calcio lo ha dimenticato perché in quegli anni si scappava da quella malattia. E così si è scappati anche da Giulio».
Giuliani era stato cresciuto dagli zii ad Arezzo e aveva iniziato per emulare Albertosi. Diplomato geometra, era esploso nel Como, frequentava la Milano da bere ed era sposato con Raffaella, modella e conduttrice tv: «Aveva sofferto, ma amava la vita — dice Moreno Roggi, il suo procuratore. Era un ragazzo serio, corretto. E un portiere di grande livello. Era una persona perbene».
scritto da: La Redazione, 14/11/2016
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