SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Un libro sull'aretinità come regalo di Natale. In edicola ''Il Can de' Svizzeri'' con tante storie tipiche
Giorgio Ciofini ha concluso la sua trilogia: l'ultima fatica letteraria arriva dopo la pubblicazione de ''Il Can da l'Agli'' e ''Il Can de' Betto'', che hanno riportato alla ribalta personaggi e tradizioni della nostra città. In quest'ultimo volume, come nei precedenti, non mancano riferimenti e retroscena legati al mondo amaranto
TweetOramai gli aretini ci si sono abituati. Sotto l’albero, coi regali, in libreria e nelle edicole arriva un cane tipico. Dopo il Can da l’Agli e quel de’ Betto, Il Can de’ Svizzeri, A’ la terza si pela ‘l gallo, ha concluso la trilogia che Giorgio Ciofini ha dedicato alla sua città.
Il volume (Aska Edizioni), illustrato come al solito dai ritratti di Roberta Paggini, è ancora fresco di stampa e, come i precedenti, ha subito incontrato il gradimento degli aretini, i veri protagonisti di una nuova galleria democratica di personaggi e storie tipiche. Dal Ghinelli al Lucertola, dal Brilli alla Liletta e al Nocentini, da Viciani ad Eziolino Capuano, passando per Tonani e Beatrice, la galleria di Giorgio Ciofini è puntellata di protagonisti del mondo della politica, della cultura e dello sport di oggi e di ieri, ma anche di tanta gente comune eppure straordinaria nell’aretinità, che è il filo che lega storie e personaggi.
Anche il linguaggio dell’autore è del tutto originale. Vernacolo e italiano vi si mescolano in dosi giuste, come gli ingredienti della panzanella. Rispetto ai suoi predecessori, quel de’ Svizzeri è un cane storico, esistito in carne e ossa. Negli anni del dopoguerra, infatti, il molosso napoletano abitò il negozio di Konz, al Canto de’ Bacci e le mamme di allora gli portavano da mangiare i citti che non ubbidivano.
Insomma si trattava di un cane diverso, di cui si è ritrovato anche il nome grazie a Giorgio Peruggia, indimenticato centromediano amaranto degli anni cinquanta, che dagli Svizzeri lavorò in quel tempo lontano. Si chiamava Lampo e i padrini furono ispirati da una reclame della Esso, uno dei due marchi di benzina allora in commercio ed era un po’ come dare del pachiderma a un microbo. Ma agli aretini si sa, piace da matti lo scherzo, che è una componente essenziale dei cani di Giorgio Ciofini. Il Can de’ Svizzeri è in vendita nelle librerie e nelle edicole di Arezzo e provincia.
scritto da: La Redazione, 16/12/2016
Tweet