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La verità di Nuccilli: ''Linciaggio morale contro di me. Ma prima a Ferretti stavo simpatico...''

L'imprenditore romano ha scritto un comunicato per difendersi dalle accuse che gli sono piovute addosso nei giorni scorsi: ''Sono inadempiente ed è vero, non ho rispettato i termini del contratto per l'acquisto del 51%, mi sono fatto tradire dall'ottimismo. Ma la truffa non c'è. Quando ho incontrato il presidente, il clima era di massima cordialità. Oggi apprendo con disappunto che alcune delle persone con cui ho parlato, affermano di non conoscermi neppure. Troppe cattiverie sul mio conto, forse prendersela con il Nuccilli di turno era la cosa più facile...''



l'imprenditore romano Alessandro NuccilliAlessandro Nuccilli non ci sta. E contro quello che lui definisce un ''linciaggio morale'' andato in scena nei giorni scorsi, ha preso carta e penna e firmato un comunicato stampa inviato a più redazioni. Ecco il testo integrale della nota con cui l'imprenditore romano rivela la sua verità sulla vicenda riguardante l'acquisto del 51% dell'Us Arezzo.

 

Dopo aver letto e sentito di tutto su di me e sul mio operato passato e presente, credo che sia arrivato il momento di far sentire la mia voce e spiegare chi è Alessandro Nuccilli e come sono andati i fatti di cui molti hanno parlato a sproposito.

Vorrei cominciare spiegando che sono un imprenditore ed ho una sincera passione per il calcio: questa passione, unita se volete ad un pizzico di ingenuità, si è trasformata nel sogno di fare qualcosa di buono in questo mondo affascinante.

Mi sono accostato al calcio appunto cercando società da acquisire a basso costo, proprio perché sono realista sulle mie possibilità. Proprio questa idea, oltre alla passione e ad un pizzico di ingenuità, mi ha portato inizialmente a Foligno, dove però mi sono reso conto in fretta della situazione molto grave che era stata causata dalla gestione precedente ed ho dovuto decidere di riconsegnare la società al sindaco.

Poi seguì Pavia, dove trovai un buco da 3 milioni di euro e dovetti desistere. Voglio ribadire tuttavia che in entrambi i casi, sia a Foligno, fallito nel 2017, sia a Pavia, non ho preso neppure un euro e non potevo quindi essere il responsabile rispettivamente di settecentomila euro e 3 milioni di euro di debiti: a Foligno sono stato 30 giorni, a Pavia solo 2. Troppo poco per fare tutti quei danni o no?

E poi Siena: sono stato accusato di essermi presentato sotto il falso nome di Monzi. Vero, ma è anche vero che io ed Angelo Dadamo, che mi accompagnava in quella occasione, fummo tamponati da un ignoto, poi fuggito, al ritorno dalla partita. Evidentemente, le mie paure a seguito delle minacce che avevo ricevuto erano giustificate.

 

Mauro Ferretti in conferenza stampa una settimana faNon mi sono arreso ed ho cercato di realizzare il mio sogno cercando la società giusta: cercavo la società per realizzare il mio progetto e questo sicuramente non è reato. Ovunque sia andato non ho mai chiesto, ma ho solo proposto di entrare portando, mai prendendo. Questo non può essere smentito e nessuno può dimostrare il contrario.

Veniamo ora all’Arezzo. C’è una cosa che tengo particolarmente a ricordare: dopo aver contattato il presidente Ferretti, lo ho incontrato in una prima volta presso lo studio legale De Simone, in presenza degli avvocati Trillò e Mastrota, del dott. Del Giudice, di Angelo Dadamo e del dott. Pasquini, braccio destro di Ferretti. In quell’incontro, in un clima di massima cordialità e sincerità, informai Ferretti delle mie passate disavventure e gli comunicai la mia intenzione di rilevare il 51 % dell’Arezzo. Non solo: in quella sede il mio modo di propormi fu accolto in modo positivo e fu prestato un consenso di massima alla cessione, anche perchè Ferretti manifestò apertamente simpatia a pelle per la mia persona e Pasquini, dal canto suo, ribadì il suo scetticismo sull’azienda Arezzo e si espresse positivamente sull’opportunità di aprire a nuovi soci.

Il clima sereno di quell’incontro proseguì con un esame della situazione contabile dell’Arezzo e Ferretti manifestò sincero piacere quando apprese che avevo l’intenzione di lasciare inalterato tutto lo staff e le cariche della società, con il solo inserimento di Del Giudice come responsabile marketing e Dadamo come team manager.

Dopo la firma davanti al notaio, il mio atteggiamento è stato quello di mantenere un profilo basso e collaborativo: non ho operato alcun atto dispositivo, preferendo incontrare con la massima riservatezza collaboratori di area tecnica che avrei portato in un secondo momento per rinforzare il settore giovanile, come previsto nel mio progetto, e interessandomi al rifacimento delle panchine dello stadio. Anche la mia presenza alle partite è stata estremamente discreta e non invasiva, preferendo aspettare di essere invitato piuttosto che imporre la mia presenza. Ho dialogato con i dirigenti della società per imparare quanto più possibile il contesto in cui mi dovevo inserire.

L’epilogo di questa storia, purtroppo, è stato condizionato da alcune reciproche incomprensioni e dal mio eccessivo ottimismo, che mi ha portato a firmare un contratto con scadenze troppo ravvicinate che non sono riuscito ad onorare. Avevo bisogno di più tempo e questo è stato un mio errore, come ho spiegato al dottor Ferretti con una lettera riservata: questo, però, non deve permettere a nessuno di parlare di truffa. Le prove di quanto dico, se volete, sono nello stesso atto notarile che si è voluto pubblicare con tanta solerzia e dal quale risulta che in caso di inadempimento il contratto sarebbe stato risolto di diritto e le quote sarebbero tornate alla parte venditrice.

 

l'avvocato Giovanni Levati, legale del presidente amarantoDunque l’Arezzo era più che tutelato ed io stesso ho ritenuto giusto che fosse così, dal momento che quel contratto l’ho firmato e questo dovrebbe bastare a chiarire la natura delle mie intenzioni. Non solo: come avrei potuto realizzare la suddetta truffa lasciando praticamente inalterato lo staff dirigenziale voluto da Ferretti? Se poi un giorno, avendo integralmente onorato il contratto, avessi deciso di rivoltare la società come un calzino, nessuno avrebbe potuto contestarmi nulla, perché avrei semplicemente esercitato i miei diritti derivanti dalla titolarità del 51% delle quote dell’Arezzo Calcio. O forse c’è qualcuno che ha il coraggio di sostenere che un socio di maggioranza non ha il diritto di prendere decisioni?

Oggi apprendo con disappunto che alcune delle persone con cui ho parlato e mi sono confrontato affermano di non conoscermi neppure e leggo di quote societarie sfilate di tasca come se si trattasse di un borseggio effettuato su di un tram. Onestamente non capisco come sia possibile tutto ciò, anche se ammetto che non si finisce mai di imparare. Se mi si contesta l’inadempimento del contratto, sono il primo ad ammetterlo e mi sono scusato col dottor Ferretti, con i tifosi e con la città di Arezzo. Se mi si contesta una truffa, invece, reagisco con decisione e sento la necessità di mettere in piazza la mia verità, perché non permetto a nessuno di attribuirmi responsabilità che non ho e che non possono neppure essermi addossate, dal momento che le carte, cioè gli atti ufficiali, parlano chiaro. Il resto sono parole che spero di non sentire più.

Spero che queste mie brevi riflessioni servano a riportare un po’ di chiarezza e soprattutto a far cessare un linciaggio morale verso la mia persona che sicuramente mi danneggia, ma non serve neppure all’Arezzo ed al presidente Ferretti. Non sta a me stabilire chi invece guadagna da tutto questo, perché l’unica cosa che mi interesse è chiarire il mio ruolo e smentire tutte le cattiverie che sono state scritte, forse perché prendersela col Nuccilli della situazione era la cosa più semplice. Forse troppo.

 

Grazie per l’attenzione

Alessandro Nuccilli

 

scritto da: La Redazione, 13/03/2017





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