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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Marco e la sua passione amaranto
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Arezzo, resa totale. I play-off come gli ultimi tre mesi: dentro il tunnel senza reagire mai

Dopo la sconfitta con la Lucchese si delinea uno scenario mortificante ma per nulla imprevisto. Andando oltre i bla bla bla sugli spareggi che fanno storia a sé, ci si accorge che la squadra aveva staccato la spina da tempo: da febbraio in avanti soltanto qualche fuoco fatuo e nessuna sterzata vera. Le responsabiltà di Sottili, alla ricerca di soluzioni tattiche sempre diverse che sono diventate una zavorra; la personalità carente di un gruppo di giocatori incostante nel rendimento; alcune scelte di mercato che si sono rivelate infruttuose: tutto ha pesato, fino a un epilogo straziante che non potrà non condizionare decisioni e giudizi per il futuro



la resa di capitan Moscardelli e di tutto l'ArezzoUna resa totale e per nulla imprevista. Mortificante sì, imprevista no. Per giorni, anzi settimane, ci siamo ripetuti che i play-off sarebbero stati un'altra musica, che cominciava un altro campionato, che gli spareggi fanno storia a sé e bla bla bla. Era una speranza, legittima, basata sulla passione e sull'irrazionalità del calcio. Ma la logica portava da un'altra parte. L'Arezzo si è spento tre mesi fa, non ieri sera. Prima era una squadra incostante ma aveva un'identità. E l'identità l'ha smarrita. Era una squadra che segnava con frequenza. E da febbraio a oggi ha segnato meno di un gol a partita. Era una squadra che in casa non perdeva mai e ne ha perse tre di fila. Era una squadra che giocava per valorizzare i propri pregi e ha cominciato a giocare sui difetti degli altri. Era terzo, era la miglior quarta, si è fatto scivolare tutto dalle mani. Un'involuzione lenta ma costante, inesorabile, che ha mandato il mondo in malora e che con il disastro di ieri macchia un'annata dove, setacciando con cura, si troverebbero pure cose buone.

 

E' incredibile e spiazzante come la squadra si sia infilata nel tunnel dell'involuzione. Nessun sussulto, nessuna reazione se non qualche fuoco fatuo da febbraio a oggi, una catalessi sempre più marcata che nessuno è riuscito ad arrestare. L'Arezzo ha staccato la spina e si è seduto, credendo di rimettersi in carreggiata non appena ce ne fosse stato bisogno. Ma non funziona così. E la Lucchese, più fresca e più leggera, sia di gambe che di testa, ha rovesciato risultato e pronostico con una facilità irrisoria. In questo lunghissimo periodo piatto e apatico, l'allenatore non ha trovato mai il tasto giusto per rivitalizzare lo spogliatoio. Non ci sono riusciti la dirigenza né i calciatori. Non c'è riuscito nemmeno il pubblico, trascinato dall'amore per la maglia nel gorgo dell'applauso a prescindere. E, col senno di poi, quell'arringa di Moscardelli alla sud, dopo la sconfitta con l'Olbia, non ha fruttato nulla. Un po' di sani mugugni avrebbero fatto bene, invece il Mosca, ovviamente in buonafede, ha tacitato anche quelli. Si è arrivati ai play-off senza un rimbrotto pubblico per una squadra circondata dai campanelli d'allarme, senza una tirata d'orecchi, senza la ''minaccia'' di un ritiro. Tutti allineati, nella stanza dei bottoni e fuori, sulla fideistica speranza che sarebbe uscito il coniglio dal cilindro. E' andata diversamente, purtroppo.

 

la squadra fischiata dalla sud alla fine della partitaSottili ha ovviamente delle responsabilità. Da un certo punto in poi, la squadra gli si è sfilata da sotto il naso. L'allenatore fissava obiettivi che puntualmente evaporavano, segnale di uno scollamento tra guida tecnica e spogliatoio. E' difficile dire da cosa sia dipeso, ma è successo proprio questo. La ricerca di soluzioni tattiche sempre diverse, calibrate sulle caratteristiche degli avversari, si è fatta sfibrante e non ha rappresentato più una risorsa ma una zavorra. Molti calciatori sono andati in calando e molti hanno fluttuato da una zona all'altra del campo, smarrendo lucidità ed efficacia. Lavorare sul play basso degli altri ha indirizzato le scelte di formazione più dello sfruttare gli esterni propri. E sta proprio qui la responsabilità da ascrivere al tecnico, che aveva approcciato la stagione con una filosofia precisa, riconoscibile e che poi, un po' per gli infortuni e un po' per l'andamento del campionato, ha modificato senza trarne beneficio. Se Bearzotti deve giocare su centoventi metri di campo, lo perdi davanti e rischi che combini la frittata dietro, com'è successo sul gol di Cecchini. Idem Yamga. E, restando a ieri, è sembrata bizzarra la decisione di dare spazio a D'Ursi, ai margini per mesi, nei venti minuti decisivi dell'annata, mentre Grossi, al quale sono state concesse chance a iosa, anche quando non le meritava, è rimasto a sedere nel momento in cui la sua qualità sarebbe servita.

 

Ma puntare il dito solo contro Sottili non sarebbe realistico. Ci sono giocatori che hanno toppato completamente e dovevano essere decisivi: Arcidiacono e Grossi sono i primi nomi che vengono in mente, perchè erano stati presi per fare la differenza e non l'hanno fatta. De Feudis doveva dare un surplus di personalità che non c'è stata. Il gruppo in generale è sempre stato fragile, professionale ma altalenante, incapace di indirizzare gli episodi e troppo spesso a rimorchio delle situazioni. Anche nel periodo top, l'Arezzo faceva su e giù, con l'eccezione delle cinque vittorie di fila che si sono rivelate l'anticamera della discesa. E non è solo questione di manico: la personalità o ce l'hai o non ce l'hai. Gli infortuni hanno indubbiamente complicato le cose (sono stati fuori Barison, Solini, Ferrario, De Feudis, Cenetti, Yamga, Arcidiacono, Grossi), la sterilità di Polidori da febbraio in qua anche. In un anno intero l'Arezzo non è riuscito a trovare un sostituto di Luciani a destra né una terza punta da utilizzare in caso di bisogno. A gennaio era stato preso Ferrario per migliorare la tenuta dietro ma l'ex Samb ha giocato pochissimo causa acciacchi. L'Arezzo non poteva arrivare primo né secondo, perché Cremonese e Alessandria hanno organici più larghi e competitivi. Poteva chiudere terzo o anche quarto, ma con un piglio diverso. E i play-off doveva giocarli veramente. Così è stato uno strazio che non potrà non condizionare scelte e giudizi.

 

scritto da: Andrea Avato, 14/05/2017





Arezzo-Lucchese 1-2, immagini dagli spalti

Arezzo-Lucchese 1-2
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