SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Lo zibaldone della trasferta di Crotone. L'ispettrice, gli zingari e la luna piena
Lo zibaldone di Crotone-Arezzo, una partita che ha messo la parola fine all'epoca recente del calcio aretino. Come tutte le ultime pagine, è stata dolorosa il giusto, nonché vissuta dal settore ospiti dello stadio “Scida” dopo un lunghissimo viaggio in pullman insieme ai fedelissimi che non mancano mai, nemmeno quando l'impresa si preannuncia disperata e destinata all'insuccesso.
TweetLo zibaldone di Crotone-Arezzo, una partita che ha messo la parola fine all'epoca recente del calcio aretino. Come tutte le ultime pagine, è stata dolorosa il giusto, nonché vissuta dal settore ospiti dello stadio “Scida” dopo un lunghissimo viaggio in pullman insieme ai fedelissimi che non mancano mai, nemmeno quando l'impresa si preannuncia disperata e destinata all'insuccesso.
A come Arezzo. Una città che non decolla, una società che non programma, una squadra che non vince. Con un pubblico che non partecipa, acquirenti che non si trovano e prospettive che non migliorano. Bello, no?
B come blu. Il mare intorno a Crotone. Bello, pulito, azzurro e invitante già durante il viaggio di andata. Al ritorno, passarci accanto senza potersi fermare è stata una tortura più perfida del secondo tempo della partita.
C come cinque e trenta. L'orario di rientro a casa del lunedì, esattamente dopo 26 ore e quindici minuti dalla sveglia. Da Arezzo a Crotone, da Crotone ad Arezzo: milleseicentotrentotto chilometri, mica robetta. Ma non ho rimpianti: tornassi indietro, lo rifarei!
D come duemiladue. 26 maggio. A vedere il ritorno dei play-out ci andai in pullman con i tifosi, con la maglietta amaranto, la sciarpa e il biglietto per il settore ospiti. Sette anni dopo ho provato a solleticare la sorte, ma non c'è stato niente da fare. Riti e scaramanzie, come diceva qualcuno, funzionano solo se si vince.
E come epitaffio. Crotone, stadio “Ezio Scida”. Primo luglio 2006-7 giugno 2009. Qui giace l'Arezzo che sfiorò la salvezza in B, sfiorò gli spareggi in C1 e perse i play-off per 4-0. La differenza tra sconfitta e vittoria è un attimo, l'Arezzo non lo colse mai.
F come futuro. Che ne sarà di noi? Confesso che stavolta la tentazione di cedere al pessimismo è forte, fortissima. Perché non vedo appigli saldi ai quali aggrapparci. Improvvisare di nuovo, ripartire vivendo alla giornata, per favore no. Basta, veramente.
G come Gaetano (Rino). L'inno del Crotone è una canzone dell'artista scomparso prematuramente nel 1981. Crotonese doc, Rino Gaetano è stato rivalutato dopo la sua morte, come accaduto a tanti altri. La cosa buffa è che mentre i tifosi di casa cantavano a squarciagola “e il cielo è seeeempre più blu”, quelli dell'Arezzo, ancora rattrappiti dalle dieci ore di pullman, parafrasavano a modo loro, urlando “e Crotone è seeeempre più a sud”.
I come ispettrice. In ogni viaggio, l'occhio cade su qualche bellezza femminile. Domenica gli sguardi d'ammirazione più intensi, anche perché il soggetto in questione si è materializzato all'improvviso, se li è guadagnati un'ispettrice di polizia che, sia detto con tutta la deferenza possibile per la divisa, era veramente fascinosa. Jeans attillati, pistola d'ordinanza alla cintura e movenze autoritarie: un mix dagli effetti devastanti!
L come luna piena. Viaggio di ritorno in piena notte. Il pullman che non si schioda dai cento chilometri orari, i sedili scomodi per dormire e ormai anche per starci seduti. Pensieri che si affastellano nella mente. E da fuori la luce di una luna piena che entra e illumina come il sole del primo mattino. Il plenilunio, così si dice, apre le coscienze ed è simbolo di rinascita. Speriamo sia vero.
M come mister. Cari se ne andrà. L'esito dei play-off non modificherà il buon ricordo del suo lavoro, che meritava un finale decisamente migliore. E' stato bravo Cari, ha lavorato di psicologia, ha valorizzato giocatori che prima erano punti interrogativi e che ora sono risorse da sfruttare, ha tenuto il gruppo al massimo, ha proposto un gioco quasi sempre divertente. E soprattutto, ha dovuto combattere contro gli avversari ma anche con le critiche pubbliche e feroci del suo presidente, con le coltellate che in tanti gli rifilavano alla schiena, con un esonero da morire dal ridere. E' andata male, ma Cari ha la coscienza a posto. E se uno lascia di sé un buon ricordo, professionale e umano, significa che è una persona che vale.
O come offese. Viaggiare una volta tanto con i tifosi, ti consente di ampliare i punti di vista. Capisci cosa significa farsi ore di viaggio con un pullman dai sedili troppo vicini gli uni agli altri, cosa vuol dire non poter fare una sosta perché la polizia non ti fa fermare e come si viene accolti all'ingresso dello stadio. A Crotone è filato tutto liscio come l'olio, in piena civiltà. Ma il gruppetto di persone con bandiera e cappellino che ci ha urlato “zingari” al nostro arrivo, forse non aveva ben presente la realtà. O forse voleva semplicemente essere originale. Però devo ammettere che dello zingaro non me l'aveva mai dato nessuno.
P come puttane. E mercenari. E senza palle. Quando non vincono, a parte rare eccezioni, il destino dei calciatori è segnato. Prendono troppi soldi, fanno la bella vita, che gliene frega a loro?, tanto nella merda ci restiamo noi e via polemizzando. C'è da riconoscere che, se la definizione è corretta, puttane lo sono tutti, sia i giocatori dell'Arezzo che quelli del Crotone, del Foggia e del Benevento. Il problema non è la P di puttane. E' la P di perdere. Nel calcio moderno non se lo può permettere nessuno.
Q come quattro del mattino (di lunedì). Il sonno se n'è andato, la fame anche ed è incredibile constatare come la mente conservi brandelli di lucidità dopo ore e ore di autostrada, dopo una partita persa che ha bruciato sogni, speranze e un triennio di bocconi amari. Così mi ritrovo in piedi a parlare col Mara e il Ciaccio di Cari, di Mancini, di Beati, di Iaconi, Gustinetti, Conte, Martinetti. Di Arezzo e dell'Arezzo. Alle quattro di mattina. Su un pullman insieme ad altri sessanta matti. La passione è il sale della vita, sempre.
S come sicurezza. Arriviamo a Crotone. C'è la scorta della polizia, ci fa entrare in un parcheggio deserto, con il sole a picco sulla testa. Tutti giù dal pullman, mostrare biglietto e documento. Zaini e borse vanno spostati da sopra a sotto, nel vano bagagli, che non verrà riaperto fino a dopo la partita per motivi di sicurezza. Faccio presente al poliziotto che io dentro la borsa ho il pc e che il pc mi servirebbe per scrivere. Niente da fare, va di sotto anche il pc. In questo folle mondo d'oggi, c'è il timore che pure un Asus possa essere utilizzato come corpo contundente. Prima o poi qualcuno lo farà per davvero.
T come trogolo. Il corridoio centrale del pullman non era un corridoio ma un immondezzaio autentico. Cicche, bottiglie vuote, bicchieri di plastica, cartacce, scatole di biscotti, in terra si calpestava di tutto. Ho provato a chiedere spiegazioni e mi hanno risposto che il sacco dell'immondizia c'era, ma dopo un po' non lo usava più nessuno. Però, ogni due soste in autogrill, l'autista storico del pullman da trasferta, ripuliva tutto con un sorriso. “Sono ragazzi”, diceva. E i ragazzi infatti, a quanto ho potuto capire, gli vogliono un gran bene.
V come vento. Forte, fresco, in faccia per tutta la partita. Una brezza marina che all'inizio avevo scambiato per un positivo segno del destino e che invece si è rivelata una maligna compagna di sventura, che oltretutto mi ha fatto venire pure il mal di testa.
Z come zibaldone. Questa era l'ultima “fatica” stagionale e devo ammettere che me l'ero immaginata diversa. Appuntamento all'anno prossimo. Forse.
scritto da: Andrea Avato, 09/06/2009
Tweet