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A Gravina i play-off piacciono, ma pensa all'addio: ''O il calcio cambia oppure me ne vado''

Il presidente della Lega Pro, nonostante le critiche su una formula cervellotica e poco meritocratica, ha speso parole positive sugli spareggi per la B: ''Vedrete che saranno una festa, anche se il nostro mondo va riformato. Quando retrocedono quattro squadre dalla B e tre falliscono, è un problema. Io non sono attaccato alle poltrone: se non riesco a incidere, mi farò da parte''



Gabriele Gravina, presidente della Lega ProA Gabriele Gravina questi play-off piacciono. Nonostante siano arrivate da più parti critiche precise riguardo la scarsa meritocrazia di una formula a dir poco cervellotica, il presidente della Lega Pro ha espresso un parere positivo in un'intervista rilasciata a TuttoMercatoWeb.com.

 

''I play-off hanno già assolto a un ruolo importante, preservare l'integrità della competizione sportiva. Adesso ci saranno eventi importanti di partecipazione e confronto. Ci saranno giornate di confronto sociale e politico, su temi di interesse generale del calcio italiano. Credo che i play-off saranno una festa, vogliamo che non sia solo uno a vincere, ma in due".

Dalla B sono retrocesse Latina, Vicenza, Trapani e Pisa, un esito per molti versi sorprendente: "Nel calcio può succedere di tutto, basti pensare all'Alessandria. Mi dispiace quello che non si vuole capire del nostro mondo: è un sistema dove si ragiona in modo molecolare. Quando retrocedono quattro squadre dalla B e tre di queste falliscono, come accaduto l'anno scorso, è un problema. Ora c'è il Latina con in corso una procedura fallimentare, bisogna capire che il calcio deve funzionare come sistema".

 

Ospite a Cassino sul palco del Premio Maestrelli, il presidente della Lega Pro ha chiarito le indiscrezioni che lo vorrebbero prossimo a lasciare il suo ruolo: "Il calcio sta vivendo un momento di grande cambiamento. Io non ho paura del cambiamento e non amo appiattirmi sul presente. Cerco di portarmi avanti, credo in un calcio come strumento di coesione sociale e di valorizzazione del territorio. Quando ti impegni e vedi che di fronte a te non hai più la possibilità di incidere, è il momento di andare via.

Non sono legato alle poltrone: se non ci dovessero essere a breve dei cambiamenti, lascerò il mondo del calcio. Credo che ci sia bisogno di una rivoluzione, di un nuovo umanesimo sportivo. Dobbiamo aiutare i dirigenti che fanno calcio. Mi ha stancato la violenza e tutto ciò che non è in linea con la cultura e il rispetto. Mi riferisco al match fixing e alla mancanza di fair play, anche finanziario".

 

scritto da: La Redazione, 23/05/2017





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