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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Luca e Alessio sulle nevi di Folgarida
NEWS

Amaranto a luci spente (per ora). L'obiettivo è stupire: e riguarda anche tutti gli aretini

Il nuovo Arezzo è al lavoro a Chianciano in un'atmosfera tranquilla e, fatta eccezione per i tifosi più appassionati, quasi indifferente. Del resto la caratteristica diffidenza di una città in cui le istituzioni latitano e molti pensano solo al proprio orticello, non è mai scomparsa del tutto. Per questo, nella stagione che va a cominciare, bisogna provare a dare qualcosa in più: i giocatori in campo e noi spettatori fuori



Avanti a luci spente. Il nuovo Arezzo lavora sodo in quel di Chianciano e anche in seguito alle vicende societarie che hanno tenuto in fibrillazione l’ambiente da inizio giugno in poi, nessuno degli addetti ai lavori ci inserisce tra le ambiziose del torneo che andrà a cominciare a fine agosto. Meglio così, nonostante che la squadra (salvo rivoluzionamenti che al momento sembrerebbero esclusi) abbia sostanzialmente mantenuto i pezzi pregiati aggiungendo un Cutolo con voglia di riscatto e qualche giovane di consistenti speranze (Di Nardo e Yebli hanno già assaggiato la cadetteria). Il mercato è lungo e, con calma, sicuramente Gemmi interverrà ancora.

 

Per il momento profilo basso e pedalare, la ricetta migliore per giungere a togliersi soddisfazioni. Così, mentre si attende la prima uscita ufficiale (di qui a poche ore con la rappresentativa termale), immersi nell’afa estiva mi viene da pensare a chi siamo, a cosa potremmo essere, a quel che non siamo mai stati. Il discorso torna a coinvolgere una città ch’è ostica di natura ma che era capace anche di grandi slanci se adeguatamente stimolata e motivata. Oggi, osservando diverse situazioni in giro mi pare che l’individualismo (tratto tipico nostrano e toscano in generale) si sia esasperato in un egoismo da “orticello”. Ognuno coltiva il suo e poco gli importa se quello accanto dà frutti o meno, ignorando o fingendo di ignorare che la sua sola produzione forse basta per la sussistenza ma sicuramente non consente tavolate imbandite o pranzi luculliani. La cultura contadina della diffidenza verso l’altro (che, chissà, magari ti frega o ti sfrutta) era una volta superata nella comune origine, nella condivisione di una identità che era condizione sufficiente per coalizzarsi a difesa o sostegno del nome di Arezzo.

 

mister Claudio BellucciOggi vedo che chi organizza eventi in una parte della città viene criticato da un’altra parte della città, vedo spettacoli in piazza grande coperti per lunghi minuti dal rumore dei tamburi della giostra di settembre (sovrapposizioni evitabili?), vedo una iniziativa bella e meritoria come quella dei pre-abbonamenti che invece di esaltare l’affezione e il gesto finisce per svilirsi in un rimpallo infastidito tra OA e società quando tutto sarebbe stato gestibile e risolvibile con una telefonata, vedo più in generale una indifferenza diffusa verso la città da parte degli stessi che la abitano e una insofferenza quasi tangibile se provi a dire che noi per primi dobbiamo farci parte attiva per far conoscere, per elevare, per esaltare. Le stesse istituzioni (non solo oggi, ma da tempo) latitano e non vanno oltre qualche enunciazione generica e l’organizzazione di qualche fiera da balocco.

 

Nessuno che capisca che nella società dell’immagine ci vuole qualcosa che faccia da traino e che ci presenti sul proscenio con un’immagine positiva e vincente. Sarebbe oltremodo urgente poi, dopo le vicissitudini recenti che ci hanno regalato paginate in tutta Italia e non certo per eventi di cui menar vanto. Ovviamente col cuore intriso d’amaranto continuo a sognare che il veicolo che possa trascinare il nome di Arezzo sulla ribalta possa essere la squadra di calcio anche se il tempo e l’età mi fanno scivolare sulla china del pessimismo e della rabbia mista ad amarezza che s’accenderà qualora una serie di risultati buoni porteranno sulle tribune i mugugnanti, gli scettici, gli improvvisati e gli opportunisti, tutti di rincorsa per salire sul carro se si profilasse per caso, anche inaspettatamente, vincente. Se facessimo tutti uno sforzo per smettere di guardarci l’ombelico e alzando la testa cominciassimo a ragionare da comunità e da collettività, ne trarrebbe vantaggio anche il sostegno e l’aiuto ai colori che ci rappresentano (perché ci rappresentano comunque anche se qualcuno fa finta di non saperlo e li ignora con snobismo provincialotto). Visto che è un anno in cui si lavora per stupire, proviamoci anche come aretini.

 

scritto da: Paolo Galletti, 20/07/2017





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