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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
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Claudio di Subbiano in Thailandia
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Arezzo, fuori le palle! Politica e imprenditoria alla prova dei fatti. Altrimenti meglio chiudere

Dopo anni di gestione poco lungimirante, Ferretti aveva finalmente abbozzato un progetto. Peccato che poi si sia autosmentito. E dopo la conferenza stampa di ieri, ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità: contestatori, estimatori, chiacchieroni e mestatori. Questa società, nonostante i debiti e i punti di penalizzazione, resta una risorsa per la città, che deve per una volta dare prova di senso di responsabilità e orgoglio. A Carrara sono riusciti a ripartire senza fallimento, grazie ai soldi delle aziende locali e a un sindaco lungimirante. A Lucca anche. Se non succede anche da noi, allora rinunciamo per sempre. Sarebbe più dignitoso



la partita dell'Arezzo adesso si gioca anche nei palazzi della politicaE ora: Arezzo fuori le palle! Non più la squadra, i giocatori, la dirigenza, ma la città, la classe imprenditoriale, le istituzioni. Con la conferenza stampa di ieri Mauro Ferretti ha messo tutti davanti alle proprie responsabilità: i contestatori, gli estimatori, i chiacchieroni e i mestatori, chi s’è avvicinato con intenzioni poco chiare e chi non è andato oltre le enunciazioni teoriche. Non è più il tempo delle parole. Servono i fatti. Fatti concludenti, da mettere in piedi velocemente perché c’è un patrimonio culturale e sportivo da salvare ora e subito. Il presidente (si può ancora chiamarlo così? boh) ha correttamente coinvolto il sindaco, colui che dovrebbe al più alto livello rappresentare la città e le sue istanze e che avrebbe dovuto da almeno un mese prendere l’iniziativa in proprio, senza essere sollecitato da altri, perché la piega che la situazione stava prendendo era ormai evidentissima, tanto che quanto detto due giorni fa era stato da molti anticipato non per chiaroveggenza ma per semplice concatenazione logica.

 

La palla passa adesso a tutti quelli che in questi mesi hanno detto che ''certo che c’è chi compra ma Ferretti non vuole vendere''. Bene: ora Ferretti vende e vende a zero euro (salvo i debiti). Si facciano avanti. Dimostrino che sanno far seguire i fatti alle parole e se avvicinandosi all’Arezzo trovassero che la realtà non corrisponde agli enunciati verbali, lo dicano a chiare note e pubblicamente. Tra l’altro l’occasione, se i numeri sono quelli annunciati in conferenza e sui quali (salvo prova contraria) non c’è motivo di dubitare, l’occasione sarebbe propizia. Il debito verso l’erario, rateizzato, potrebbe essere ora rottamato; così grazie all’insaziabile sete di denaro delle casse pubbliche (ennesimo condono), si potrebbe ottenere un discreto sconto. I debiti verso i fornitori, da che mondo è mondo, si vanno a negoziare. Le quote passerebbero di mano a zero euro come anticipato da Riccioli e confermato l’altro ieri. La squadra (la parte produttiva dell’azienda calcio) ha buone potenzialità già così com’è, e si potrebbe lavorarci con un progetto a breve per abbandonare questa categoria che produce solo perdite.

 

 

Ovvio che nessuno sano di mente può oggi pensare di chiedere ad una nuova proprietà di fare da subito una squadra vincente (se poi lo volessero fare, schifo non ci fa, ma pretenderlo non sarebbe serio, considerato anche che si veleggia verso i 5 punti di probabile penalizzazione) e che ci sarebbe da lavorare fino a giugno per rifondare e mettere le basi per una stagione nuova. L’allenatore parrebbe l’avessimo trovato. Se era infallibile non arrivava ad una panchina prof a 50 anni, ma è una persona seria, preparata, che sa lavorare con i giovani. Insomma, l’Arezzo non è un deserto. Ci sono punti fermi da cui ripartire, che possono essere la base della rifondazione anche agonistica. Un paio di settimane fa a Block Notes un imprenditore aretino diceva che nel calcio il punto di equilibrio nella gestione economico finanziaria (il break-even) è molto difficile da raggiungere se non con una programmazione seria e lunga. Correttamente ricordava certo tafazzismo che aveva fatto scappare fior di imprenditori. E’ altrettanto vero però che i tempi cambiano, la gente matura anche convinzioni differenti, prende atto che il calcio oggi è una realtà diversa.

 

un momento della conferenza stampa di ieri del presidente FerrettiE’ altrettanto vero, poi, che nessun presidente si è messo a tavolino e ci ha detto; ecco il programma per i prossimi 3/5 anni. Paradossalmente l’unico che aveva abbozzato un'idea di progetto era stato proprio Ferretti; peccato poi si sia puntualmente autosmentito. Davanti ad un programma vero e serio, siamo sicuri che la gente non capirebbe? Sul fronte strettamente economico resto dell’idea che non si possa fare seria programmazione in questa categoria che ha costi elevati e ritorni modesti e incerti (vedi legge Melandri) e un buon imprenditore che lanci un progetto sa che deve inizialmente investire e poi puntare all’equilibrio. Tradotto in termini sportivi: se investi e conquisti un campionato che offre maggiore visibilità, sponsorizzazioni migliori, ritorni diritti tv significativi, poi ti organizzi e programmi meglio, punti sui giovani, giochi per mantenere quella categoria e magari ti apparenti seriamente con qualche club di prima fascia che ti utilizza per provare giocatori o svezzare giovani virgulti. Così facendo il break-even non è una chimera. Lo fanno a Chiavari, lo fanno a Cittadella, lo fanno a Carpi e a Vercelli, perché non dovremmo riuscire a farlo ad Arezzo?

 

rapporti logorati tra la proprietà e una parte consistente della tifoseria amarantoIeri i giornali locali titolavano a caratteri cubitali ''rischio fallimento''. Ecco: qui si gioca la credibilità del sindaco e della classe imprenditoriale cittadina. A Carrara nella scorsa stagione sono arrivati alla dichiarazione di fallimento ma sono riusciti a non perdere la categoria e a ripartire grazie all’attivismo del primo cittadino e ad una cordata di imprenditori locali nel settore marmifero. Idem a Lucca dove hanno rischiato grosso ma poi ne son venuti fuori (e la squadra ci ha pure sgambettato ai play-off). Non dovessimo riuscire a salvare questa situazione, non dovessimo salvare l’Arezzo calcio ed il buon nome della città tutta, sarebbe meglio rinunciare all’amaranto per sempre. Vorrebbe dire che non siamo degni di quei colori che rappresentano la storia sportiva e gli sforzi di quasi un secolo di nostri concittadini. Rimarrebbe il museo, tanti ricordi e tanta rabbia. A Crotone (a Crotone, provincia tra le ultime in classifica per ogni cosa si vada a mettere in ordine di merito) fanno la serie A per il secondo anno di fila. E noi non riusciamo ad esprimere una persona o un gruppo di persone che sentano l’orgoglio di appartenere a questa città e abbiano voglia di portare in alto il suo nome, rilevando la società e ponendo fine a questo stillicidio che tra fasi alterne dura da anni? Se così fosse facciamo festa (detto all’aretina, ovvero chiudiamola qui ). Sarebbe più dignitoso. Ma non voglio crederci e spero in buone nuove a brevissimo. Sempre, solo e comunque forza Arezzo!

 

scritto da: Paolo Galletti, 18/10/2017





Il presidente Ferretti fa un passo indietro

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