SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il Nuovo Corriere Aretino a rischio chiusura. Giornalisti e poligrafici in sciopero
Oggi il giornale non è in edicola, a sottolineare il periodo di grave difficoltà e l'inaccettabilità delle proposte dell'editore, che ha presentato un piano di ristrutturazione imperniato sul taglio di 8 giornalisti su 18 e di 3 poligrafici su 5. La totale assenza di logica imprenditoriale ha spinto le redazioni a una protesta forte, volta a salvaguardare i diritti dei lavoratori
TweetIl Nuovo Corriere ieri ha scioperato e oggi il giornale non è in edicola. L’assemblea dei giornalisti e dei poligrafici ha deciso di attuare subito il primo di un pacchetto di cinque giorni di sciopero varato la settimana scorsa dopo che l’amministratore Michele Polacco ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio della metà del personale a partire da aprile.
La prospettiva immediata è la perdita di 8 giornalisti sui 18 attualmente impegnati nelle varie redazioni, e di 3 dei 5 poligrafici, numeri che di fatto non solo rendono impossibile la realizzazione di un prodotto competitivo, ma che mettono in discussione la stessa possibilità del giornale di andare in edicola.
Dopo mesi di trattative e tensioni sul futuro delle edizioni de il Nuovo Corriere, un periodo difficile che ha visto anche la chiusura delle edizioni di Lucca, della Versilia e di Prato, è arrivata dall’azienda una proposta inaccettabile: inaccettabile per la qualità del giornale che potrebbe esser fatto con le minime risorse messe a disposizione, inaccettabile per le professionalità che andrebbero perse, e inaccettabile infine per la stessa dignità dei giornalisti e dei poligrafici.
Contestiamo anche la gestione priva di qualsiasi logica imprenditoriale messa in piedi in questi anni dall’azienda, incapace di programmare e investire. Alla nostra battaglia si uniscono anche tutti i collaboratori delle varie edizioni – quelle rimaste e quelle sospese – che da un anno non sono pagati in barba ai più elementari diritti dei lavoratori. La nostra voce, inoltre, è anche quella dei nostri ex colleghi che hanno perso il lavoro in questi ultimi e tragici mesi perché l’azienda non ha rinnovato loro i contratti.
L’assemblea lancia quindi l’appello a tutte le forze politiche e imprenditoriali della regione chiedendo aiuto per trovare soggetti interessati a rilanciare una testata ormai radicata nella città di Firenze, dove esiste dal 1999, e che dal 2008 si è affermata con successo anche ad Arezzo.
Fondamentale per la vita del giornale è inoltre il pagamento dei contributi all’editoria maturati nel 2010 e che lo Stato ancora non ha liquidato. Nel rispetto delle verifiche disposte da Roma sull’uso dei fondi pubblici, per il Nuovo Corriere, come per tanti altri giornali di tutta Italia, poter accedere ai contributi già maturati è un requisito indispensabile per la stessa sopravvivenza, ed è fondamentale che vengano sbloccati al più presto.
Giornalisti e poligrafici de il Nuovo Corriere di Firenze e de il Nuovo Corriere Aretino, in accordo con Assostampa Toscana e Slc Cgil, attueranno tutte le iniziative possibili per salvare il giornale e la dignità di chi ci lavora.
Non è retorica: la chiusura del Nuovo Corriere rischia di far rimanere senza una voce un pezzo importante della città e della provincia che sulle nostre colonne ha sempre trovato spazio.
L’assemblea dei giornalisti e dei poligrafici
scritto da: Andrea Avato, 16/03/2012
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Commento 2 - Inviato da: Giulio Cirinei, il 16/03/2012 alle 17:14
Se sia giusto/opportuno spendere soldi pubblici per l'editoria, soprattutto in questo momento, è argomento da prendere con le molle. Dovremmo chiederci di conseguenza anche se è opportuno spendere soldi pubblici per gli spettacoli, per l'arte, per lo sport, per l'industria, per il turismo... In soldoni la domanda andrebbe studiata per tutte le spese che lo stato fa per "aiutare" e "finanziare" attività imprenditoriali private. Di qualsiasi livello. Non voglio entrare nel merito di questa questione, quindi. Ma trovo assurdo e ingiusto togliere e negare oggi quei finanziamenti che erano dovuti (in base alle leggi esistenti) per gli anni passati. Cioè, ci sono mille cose che non sono andate bene e sono criticabili nel modo scelto dall'azienda per gestire il Nuovo Corriere in questi anni, ma ciò non toglie che in questo momento, quello che sta mettendo in ginocchio le edizioni del giornale, è la mancata erogazione da parte dello stato di contributi spettanti per anni passati. I soldi che non sono arrivati sono relativi al 2010. Dovevano essere erogati a "fine dicembre/inizio gennaio", e invece ad oggi non sappiamo ne SE arriveranno, ne eventualmente QUANDO. E questo NON PUO' essere giusto. A chi ha investito sono stati promessi, quei soldi. E chi ha investito lo ha fatto sulla base, di quei soldi. E ha preso impegni con dipendenti, collaboratori e fornitori, sulla base di quei soldi. Impegni che oggi non riesce a mantenere, per la mancanza di quei soldi. E dipendenti, collaboratori e fornitori ne hanno presi a loro volta, di impegni, sulla base degli accordi presi con chi ha investito, sulla base di quei soldi. In modo piramidale questa mancata erogazione di denaro già dovuto/maturato da parte dello stato, sta mettendo in ginocchio non solo un editore, non solo due testate, ma anche ogni piccolo e singolo collaboratore, dipendente, fornitore, che ha investito il suo tempo, lavorando, sudando, impegnandosi, e tralasciando magari altre offerte e/o lavori. Io sono uno dei pochi al Nuovo Corriere che ha riscosso una (piccola) parte di quanto dovutomi per l'anno 2011. Ma c'è chi è rimasto fermo molto più indietro di me. C'è chi i suoi soldi non li vede da oltre un anno. E tutto questo perchè lo stato ha deciso RETROATTIVAMENTE di non erogare i contributi già maturati.
Commento 3 - Inviato da: Giulio Cirinei, il 17/03/2012 alle 09:52
Spetta spetta..... quello che era stato promesso è assolutamente dovuto, su questo non ci piove. 
dillo a monti
io la montagna la odio
Commento 4 - Inviato da: il ferro, il 17/03/2012 alle 16:21
GIORNAL...??!!?? ahahahahahahah!!!toga!!!! da zelig!!!ahahahahahaha!!!!!udio udio!!!!
ENNINI I "GIORNALISTI"DEL CORRIERE.....ma tanto con la professionalità,partecipazione e indiscussa proprietà di linguaggio e forma, troveranno sicuramente un altro ingaggio,magari ancora più consono alle loro caratteristiche......a esempio:
IL FALCINELLI CERCA.....PROVATE A CHIEDERE!!!(ma no quello dei diamanti,eh!,quello che STASA I BUTTINI). sennò in via mannini cercano per levare le merrde di cane dai viottoli. oh,il mio l'ho fatto. sarò buono e magnanimo??ho fatto anche più dell'ufficio di collocamento.....
Commento 5 - Inviato da: il ferro, il 17/03/2012 alle 17:59
ahahahaqhahhahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahahahhaaaaaaaaaaaaaaaaa
Commento 6 - Inviato da: il ferro, il 19/03/2012 alle 17:26
alora????sempre vivi??? SI??? PECCATO.....
Commento 7 - Inviato da: Andrea Avato, il 19/03/2012 alle 19:02
Dai FERRO, queste ti son venute male. In certi casi mi mancano il SAVA e le sue reprimende
Commento 8 - Inviato da: il ferro, il 21/03/2012 alle 10:51
dai....vogliamo chiamarli giornalisti??? ok. facciamolo. ma in questo periodo sai quante ditte chiudono??? e dentro c'è gente che LAVORA PERDAVVERO. col sudore e la schiena che fa male.sai che???semmai mi dispiace per l'entourage...fotografi,etc.
ma viviamo in un periodo dove il giusti è un giornalista
e il grazi vole fare il presidente della sangiovannese....
MA UN LAVORO VERO NO???
POI IL FALCINELLI CERCA è BELLINA,ALò.....
Commento 1 - Inviato da: Giotto, il 16/03/2012 alle 15:37
Esatto, la questione per me è delicata e non si può ridurre a quattro righe. La libertà di informazione si traduce anche nella possibilità di molti vecchini di leggersi il giornale stampato su carta al bar, al circolo, a casa o al parco. Perchè non tutti hanno internet e lo sanno usare. Quindi stampare un giornale, per di più locale, costa molto, come distribuirlo, venderlo e raccogliere la pubblicità. Insomma è spesso una rimessa. La riduzione dei finanziamenti pubblici è purtroppo dettata dagli eventi e dallo sperpero che (in tutti i settori, a partire dalle pensioni) si è fatto in italia finoa a 10/15 anni fa (e a volte continua...Astrea???). Così restano in vita solo le mega-aziende editoriali e muore la piccola informazione, che per me resta sempre il cuore della vita dei paesi e del Paese.