SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Metti una giornata in Piazza Grande nel Settecento
Dopo una lunga pausa, con questi primi assaggi di primavera torna la rubrica che da cinque anni illustra il patrimonio storico-artistico della nostra terra, sia quello conosciuto, sia quello meno noto. Lo scopo principale e caratterizzante di questo spazio è quello di “iniziare” e incuriosire il lettore alla complessa e affascinante storia del territorio aretino, con la speranza che sia stimolato ad approfondire gli argomenti qui trattati in pillole.
TweetQuesta settimana andiamo in uno dei luoghi simbolo di Arezzo, Piazza Grande, ma la guardiamo con gli occhi di un aretino del Settecento, Cristoforo Donato Conti (1723-1798), pittore, decoratore e autore di scenografie teatrali. L’artista fu uno dei maggiori esponenti del vedutismo aretino.
All’interno del Palazzo della Fraternita dei Laici, nella Sala del Primo Rettore, si trova una sua tela intitolata Veduta di Piazza Grande, che mette in luce una scrupolosa cura per il dettaglio e una rappresentazione della realtà con criteri di scientifica oggettività, come imponevano i dettami illuministici e i principi del vedutismo veneto, introdotto in Toscana dal fiorentino Giuseppe Zocchi. Altra caratteristica del Conti era la curiosità per la società contemporanea. Ne consegue l’inserimento di molti personaggi di varia estrazione ad affollare le sue vedute.
Tutto questo si nota anche nella tela commissionata dalla Fraternita, che se da un lato descrive con dovizia di particolari la piazza a livello architettonico, dando risalto agli edifici della gloriosa istituzione che nella platea affacciava la sede e le Logge Vasariane, dall’altro lato racconta un attendibile spaccato di vita cittadino di quel periodo. Si vedono, ad esempio, venditori ambulanti, popolani che fanno la spesa, nobiluomini elegantemente vestiti che conversano, un burattinaio sulla destra che intrattiene un gruppo di persone.
La scalinata a sinistra porta alla zona “infame” del quadro. Lì sono raccolte una serie di azioni ritenute indecorose, che erano tuttavia parte integrante della vita di piazza: cattive maniere, liti, vizi, fino alle insidie date dai guardoni mentre le donne raccoglievano l’acqua alla fontana. A questo proposito, vigeva un bando che vietava agli sfaticati di sostare presso la fonte, ma come ci racconta anche Laura Davitti, ottima guida del Palazzo, spesso erano proprio le fanciulle che maliziosamente lasciavano cadere i recipienti per farsi aiutare o per piegarsi e mostrare le grazie ai baldanzosi giovanotti.
Tra l’abside della Pieve e il Palazzo di Fraternita si svolge la scena più singolare. A quei tempi, in quel settore era aperta un’osteria. La destinazione del locale è indicata anche dalla frasca sopra il portale (era usanza, infatti, indicare con un ramo verde i luoghi dove si vendeva il vino).
Sulla destra dell’entrata si vedono due personaggi che, in preda ai fumi dell’alcol, vengono colti da improvvise esigenze fisiologiche di differente natura. Noncuranti delle persone che affollano la piazza non si fanno troppi problemi a espletarle sul posto (!), mentre un burlone sta per rinfrescare loro le idee con una secchiata d’acqua dall’alto.
Ai nostri giorni la taverna non c’è più, ma nel punto dove vediamo i due ubriaconi fare i loro bisogni sono installati dei servizi igienici automatici autopulenti. Quando si dice imparare dal passato!
Per approfondire: Piazza Grande di Arezzo in un quadro della Fraternita dei Laici (Michele Rak, Grafiche Badiali 1992)

scritto da: Marco Botti, 16/03/2012
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Commento 2 - Inviato da: Arretium, il 16/03/2012 alle 17:14
Grazie Daniele.
Purtroppo di immagini ad alta definizione non se ne trovano, quelle che vedi le avevo fatte fare direttamente dentro il palazzo per un altro articolo, ma non sono un granché, perché dentro c'è una luce tremenda. Mi attrezzo per inserirne prima possibile di migliori.
Commento 3 - Inviato da: Toni, il 16/03/2012 alle 17:34
Fantastico!
Commento 4 - Inviato da: DaM, il 16/03/2012 alle 17:46
Ad Arezzo c'é una azienda (http://www.culturanuova.it/) che fa dei lavori di rilievo e pubblicazione da paura (tipo questo: http://www.uffizi.firenze.it/uffizi/modusoperandi/giotto/); mi sa sarebbero quelli giusti per un rilievo del genere
Commento 5 - Inviato da: il ferro, il 17/03/2012 alle 16:43
BELLO.
Commento 1 - Inviato da: DaM, il 16/03/2012 alle 16:47
che spettacolo! Il quadro in sé non mi fa impazzire, ma il soggetto, con quei tizi cosí... settecenteschi (!) fa veramente pensare a quanta storia sia passata per quella piazza, e quanta quotidianitá é stata dimenticata nonostante dovesse aver sembrato durare per sempre.
Si trova una immagine a piú alta definizione del quadro?