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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
foto amaranto di gruppo a Bruxelles - Belgio
NEWS

Bilancio, tribune vip, omissioni, ambiguità. Quello che vedono gli occhi. E che non ci piace

Ciò che accade fuori dal campo, specialmente in questa settimana senza partita all'orizzonte, monopolizza l'attenzione dei tifosi. E gli ultimi eventi non sono tranquillizzanti. Il rinvio a data da destinarsi del Cda che avrebbe dovuto certificare i numeri contabili dell'Arezzo, le frasi del direttore generale sui debiti ''certificati dalla Covisoc'', l'evidente ostracismo verso Di Matteo, stanno spargendo tanti dubbi nell'ambiente. Riccioli ha ragione a innervosirsi per i chiacchiericci infondati, ma adesso non servono teste di legno. Servono garanti per il bene comune che è la squadra di calcio



Fedele alla linea: “quello che non vedi con gli occhi, non inventarlo con la bocca”. Così suggeriva il direttore martedi e così cercherò di fare parlando della situazione fuori campo perché purtroppo è là che ci porta il cuore, oltre l’evento agonistico e le abituali dissertazioni su tattica, strategia, formazioni ed episodi sportivi che sono e vorrebbero essere il pane quotidiano di chi ama soprattutto il calcio giocato. Epperò in questo momento davvero non si può prescindere, perché a tutti noi sta a cuore certamente quello che gli splendidi ragazzi di Pavanel stanno facendo sul terreno di gioco, ma soprattutto quel che ci preme e ci preoccupa è la sorte futura della società che rappresenta la nostra storia, il nostro orgoglio ed il nostro sentimento. Ed eccomi dunque a “quel che vedono gli occhi” e devo dire che vedono non poche contraddizioni dipanarsi lungo i giorni e nelle parole dei protagonisti. Premetto subito, a prevenire (forse inutilmente) i malpensanti che non frequento tribune vip (il mio posto è, fieramente, in curva, sulle scale dietro la porta, più o meno all’altezza della fila 13) e che ogni cosa che andrò a scrivere da ora in avanti è dettata solo dall’amore per i colori amaranto e non trova altra fonte ed altra ispirazione se non nel rovello che mi attanaglia e nella smaniosa ricerca di spiragli di luce in una vicenda che risulterà, comunque vada, decisiva per le sorti del calcio ad Arezzo.

 

 

Dunque si diceva “quel che vedono gli occhi”. Ebbene: gli occhi vedono un imprenditore che si avvicina all’Arezzo (Di Matteo) e va a parlare col sindaco che cerca di cucirgli intorno una rete di (finalmente) imprenditori locali disposti a collaborare. Sarà una cosa buona? Non lo sarà? E’ comunque un fatto al quale però (vedono gli occhi) l’attuale proprietà risponde prima con le “faccine” e poi snobbando apertamente l’offerta fino a negarla (parole di Riccioli domenica sera). Vedono ancora una società della quale si rinvia l’approvazione del bilancio nonostante che si tratti di azienda in vendita. E che sia una questione del tutto secondaria è opinione tutta e solo di Riccioli, certo rispettabile ma largamente non condivisa (o vogliamo fare un sondaggio tra imprenditori, commercialisti ed analisti di bilancio?). Perché non sia condivisibile il concetto espresso daldirettore generale è presto detto: l’esperienza insegna che se una società non approva il bilancio, c’è sotto qualcosa che non va. Qualcosa che si vuole omettere o nascondere o rimandare. Si dirà: ma Ferretti era ammalato. A parte che la cosa ha una vaga rassomiglianza con la scusa usata due giorni prima da madama Maria Etruria per giustificare l’assenza al Consiglio dei Ministri sulla conferma di Visco, ma c’era bisogno di rimandare a data da stabilire, certificando così la vaghezza che continua a circondare le cifre che ruotano intorno alla società di viale Gramsci?

 

 

Il fatto in sé non è così irrilevante come si vorrebbe sostenere; per esempio la mancata approvazione del bilancio può mettere a repentaglio la conferma delle linee fiduciarie con le banche. Gli occhi poi vedono ancora che si continua da più parti a ventilare una prossima soluzione con l’arrivo del super imprenditore che tratta sotto traccia e si presenta una mattina convocando una conferenza stampa e si presenta con la sciarpa al collo. Ecco: questo mi terrorizza. Mi fa tornare alla mente che è stata la modalità con la quale si sono presentati il duo Armostrong-Bingham a Monza, Lady Essien a Como, Ali Zaiter a Varese, Yuri Korablin a Venezia. Anche sostenere (è un altro fatto, si badi bene, non sono chiacchere) che i conti sono certificati da Covisoc è un modo per fornire una informazione distorta. L’ente di controllo del calcio certifica e controlla la correttezza agli adempimenti che riguardano la normativa federale, non va a vedere se la società paga gli alberghi o i fornitori diversi. Invece chi compra si dovrà poi far carico di pagare anche il fornitore di lucido da scarpe. Insomma la paura è che la persona della quale meno ci fidiamo (Ferretti, e non in via aprioristica ma alla luce di una storia che dura da qualche anno) aldilà delle affermazioni di principio o di facciata, abbia ben salde le redini della situazione e muova i fili a proprio piacimento.

 

Ma ad Arezzo e nell’Arezzo non abbiamo bisogno di teste di legno né di Babbo Natale fuori tempo. Serve una persona seria, con un progetto e delle idee. Riccioli ha ragione ad innervosirsi per i chiacchiericci infondati (bisognerebbe la smettesse di frequentare la tribuna vip e si facesse un giro in curva anche lui) ma da aretino deve essere garante per noi tutti, deve farsi sentire nelle opportune sedi e spingere perché si arrivi a mettere nero su bianco anche l’aspetto formale, perché oggi la forma è anche sostanza. Se non ci riesce deve dirlo, davanti a tutti, mettendo ognuno davanti alle proprie responsabilità, senza fare da parafulmine per nessuno. Va da sé che ognuno di noi che in questi giorni impreca, si scervella, maledice, prega e spera, è pronto (e quanto volentieri) a riconoscere i meriti se e dove ci saranno in caso di auspicata e benedetta soluzione positiva di questa vicenda. Però deve essere altrettanto chiaro che almeno noi non ci inventiamo niente con la bocca, mentre gli occhi continueremo a tenerli ben aperti, per l’Arezzo e con l’Arezzo e fino alla fine.

 

scritto da: Paolo Galletti, 02/11/2017





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