SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Maturità , aoristo passivo e Strukelj rotto
Vent'anni dopo la maturità : ricordi, canzoni, Claudia fra le mani
TweetA fare il tema della maturità, nel primo giorno d’esame, c’andai insieme a Franco, il mio grande amico di scuola. Non so come né perché, mi convinse a salire in moto con lui e la moto, regolarmente, si ingolfò. Arrivammo mentre suonava la campanella, ma ricordo che non ce ne poteva fregare di meno. Eravamo un po’ incoscienti. O forse avevamo 18 anni e a 18 anni si ragiona in un altro modo. Sul banco trovai i fogli protocollo col timbro del ministero e realizzai che dovevo dare l’esame di stato veramente. Cazzo. Come sempre in vita mia, scelsi la traccia d’attualità. La esplosione di agitazioni politiche nascenti da rivendicazioni nazionalistiche, l'accentuarsi di movimenti etnici indipendentisti e l'emergere di forti spinte autonomistiche rimettono in discussione vecchi equilibri e sembrano procedere in direzione opposta a quella tracciata dal progressivo costituirsi di organismi internazionali unitari, intesi ad integrare tra loro paesi diversi. Quali le cause? Come superare queste, almeno apparenti, contraddizioni del mondo d'oggi? Rifletta il candidato sul fenomeno accennato, proponendo le proprie considerazioni. Riflettei e proposi le mie considerazioni, sbirciando con orrore le altre tracce: l’opera leopardiana, la politica di Cavour e il teatro attico, argomenti sui quali non avrei saputo mettere in fila due righe.
Il giorno dopo mi cimentai con la versione di greco, esercizio di massima difficoltà che mi era costato negli anni precedenti diversi 4 meno meno. Ci propinarono una lettera di Epicuro a Meneceo sul fatto che la vita è felice solo se è bella, saggia e giusta. Tra un aoristo passivo e un perfetto misto, tradussi in un italiano dignitoso e di senso compiuto, lanciandomi verso l’orale in programma il 3 luglio. La sera prima, come ogni studente masochista che si rispetti, mi massacrai il cervello con Venditti e la sua notte prima degli esami, concordando sul fatto che la matematica non sarebbe mai stata il mio mestiere e che se la maturità l’avessi data prima, c’avrei guadagnato in salute. Una Claudia vicino non ce l’avevo e anche questo non aiutava. Portavo italiano e filosofia, due materie scelte per esclusione perché latino e soprattutto fisica mi causavano ogni male. Mi chiesero… boh, che mi chiesero di italiano? Non me lo ricordo più. Di filosofia invece mi fecero parlare di Kant, la ragion pratica e la ragion pura. Il mio prof, quello interno, agli altri prof, quelli esterni, disse che non eravamo mai andati granché d’accordo. Non era vero ma per questo presi solo 42, un voto che lì per lì mi fece incazzare ma che oggi mi fa sorridere.
Comunque, con quel prof lì e con quello di fisica non ci salutiamo neanche oggi e a volte mi domando se non sia il caso di metterci una pietra sopra. Poi mi torna in mente che all’epoca io giocavo a calcio, giocavo nelle giovanili dell’Arezzo e quei prof lì mi rompevano le palle perché “tanto ne arriva uno su mille” e a matematica mi rimandarono in quinta ginnasio col 5.5 per ripicca. E io, che il sabato mattina uscivo prima per andare in trasferta, li facevo incazzare. A quei tempi avrei giocato al pallone anche a Ferragosto alle due di pomeriggio (anche oggi comunque…), oppure il giorno di Natale a mezzogiorno (anche oggi comunque…), figurarsi se rinunciavo per un pi greco.
E ad ogni modo il mio sogno numero uno di fare il calciatore si era già interrotto un anno prima della maturità, quando Remo Maccarini mi aveva convocato nella sede dell’Us Arezzo per dirmi che in Berretti dovevano giocare i fuori quota e che non mi avrebbero confermato per la stagione successiva. Un trauma grosso come il mondo. Dovetti scalare all’obiettivo numero due, che era per l’appunto fare il giornalista. Da qualche mese avevo iniziato a scrivere al Corriere di Arezzo. Il primo articolo me lo fecero fare sul nuoto, che per un calciofilo come me non fu un bell’inizio. Poi mi passarono a prendere i risultati del campionato under 18 il sabato pomeriggio. Poi andò meglio.
Il giorno dopo l’orale andai a Roma a vedere il concerto di Baglioni. Eravamo in tre, conoscemmo tre romane sguaiate ma carine che ci tennero stretti stretti per due ore e mezzo e poi si defilarono all’improvviso, scomparendo tra la folla. La mattina seguente, al risveglio nell’appartamento lungo la Tiburtina dove studiava mia cugina, realizzai che la vita stava cambiando. Non dovevo più andare a scuola, avrei cominciato l’università e se non mi avessero rotto troppo le scatole, avrei anche cambiato il mondo. Almeno un po’. Intanto l’Arezzo (Briaschi già segnava il giusto) giocava nel girone sud della C1, aveva perso a Perugia con Strukelj che ci aveva rimesso la caviglia e aveva vinto a Battipaglia 4-1, una partita tutto sommato insulsa che però mi è rimasta impressa nella memoria. Chissà perché.
Era il 1991, sono passati vent’anni e oggi sono ricominciati gli esami di maturità. Ieri sera, sicuro, tutti avranno ascoltato la canzone di Venditti. E qualcuno magari avrà avuto anche Claudia fra le mani.
scritto da: Andrea Avato, 22/06/2011
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