SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Adesso tocca alla squadra. Incerottata, sgonfia, provata e obbligata a tirare fuori la rabbia
L'Arezzo non è più quello che vinceva a Monza e Pisa, che pareggiava a Livorno e rifilava 4 gol alla Giana Erminio in un momento già allora molto delicato. Troppe prese in giro per i calciatori, troppe sceneggiate, troppi contrattempi, troppi infortuni: era impensabile che lo spogliatoio non ne risentisse. E anche il mercato di gennaio non ha aiutato. Il fatto è che il campionato non è concluso e la mazzata della penalizzazione deve risvegliare l'orgoglio. Pavanel dia fiducia a quelli che hanno la bava alla bocca. Gli altri possono anche accomodarsi
TweetGuardiamo in faccia la realtà: la squadra che abbiamo visto fino al 30 dicembre e che aveva giocato alla pari con le migliori del campionato, non c’è più. Non è solo un problema di organico, sebbene la campagna di gennaio abbia “scientificamente” smantellato gli equilibri tattici con due semplici mosse; il problema grosso sta nella testa, nel frullatore per troppo tempo tra stipendi non pagati, sceneggiate da avanspettacolo, ipotesi di fallimento e prese in giro colossali da parte di personaggi che già definire inqualificabili è usare un eufemismo. Il colpo finale è stata la sosta forzata imposta dalla Lega, preoccupata di salvaguardare solo la propria credibilità sempre più in bilico, con il risultato di non aver accontentato né gli altri club (velo pietoso ma memoria vigile sulla collezione di scempiaggini ascoltate), né men che meno la nostra squadra, che in un mese ha perduto concentrazione e smalto.
La tegola dell’infortunio di Moscardelli è stato l’ennesimo episodio di un’annata maledetta e quanto conti questo giocatore si è visto sabato; una presenza che fa da stimolo e da guida ma soprattutto che assicura profondità e possibilità di finalizzazione che altrimenti svaniscono perché Cutolo non è una prima punta e Di Nardo, Campagna, Regolanti (in ordine di rendimento) non hanno o la maturità o la condizione o i piedi per supportare e risolvere adeguatamente l’azione offensiva.
Resta Cellini, l’ultima raffica di Gemmi, il colpo che da ottobre avrebbe dovuto affiancare il Mosca ed andare a costituire, con Cutolo dietro, un tridente formidabile. Sull’utilizzo dell’ex puntero del Livorno il dibattito si è acceso dopo l’insipido pareggio col Gavorrano ed è già è bello che si torni a polemizzare e discutere dialetticamente sulla formazione, sugli schemi e sugli uomini, dopo tanto tempo passato a lambiccarci il cervello intorno ai proclami farlocchi, alle finanziarie fantasma e alle fanfaronate. Resta il quesito: Cellini è pronto per giocare qualcosa di più di un quarto d’ora (in così poco tempo oggettivamente è difficile possa tirare fuori il coniglio dal cilindro)? Il mister aveva spiegato preventivamente che non riteneva quella col Gavorrano una partita adatta alle caratteristiche del “Cello” (come lo chiama lui).
Condivisibile, perché il giocatore predilige la palla bassa e veloce e l’uno due sullo stretto; l’impostazione barricadera di Favarin costringeva a lanci lunghi sui quali gli aitanti giovanotti maremmani avrebbero presumibilmente avuta la meglio. Però è anche vero che la realtà oggi ci dice che senza Sabatino e Luciani a spingere sulle fasce, si fa una fatica matta ad appoggiare l’azione in ampiezza ( on ciò allargando la difesa avversaria e creando spazi per i diversamente veloci attaccanti a disposizione perché Talarico che pure ha qualità gioca con la paura addosso (e si vede) e Mazzarani non è una alternativa credibile (esausto dopo dieci minuti).
Verificato che Di Nardo ha fisico ma è ancora acerbo e lento, che Regolanti a tratti è imbarazzante, potrebbe forse valere la pena di giocarsela questa “matta” nel mazzo delle carte a disposizione, cercando magari di creare una corrente ideale tra i due “piccoli ma cattivi”, Cutolo e Cellini, entrambi in possesso di buona tecnica e magari in grado di inventarsi qualche giocata rapida nello stretto.
Insomma, in attesa dell’highlander (che comunque non rischierei fino a che non è al cento per cento) c’è da scovare il modo di fare punti, perché la penalizzazione (era prevedibile che fossero inflessibili e lo saranno ancora per dimostrare che non ci favoriscono) ci ha affondato e ci affonderà in classifica. Ormai è evidente che la prospettiva sarà quella di giocarcela ai play-out ma la posizione con la quale ci si arriva non sarà di secondaria importanza. Premesso che dato il calendario ci sarà bisogno di tutti (se dico purtroppo qualcuno se n’avrà a male, ma pazienza) il tecnico dovrà comunque inventarsi qualcosa per ridare forza d’urto ad una squadra che contro il Gavorrano ha tirato in porta una sola volta e quasi per caso.
Domani si torna in campo e non sarà facile perché il Pro Piacenza ci ha sempre messo in difficoltà, ma non possiamo permetterci un’altra sconfitta. Per evitarla, oltre al cuore ci vorranno le palle, la rabbia che sabato non s’è vista in campo da parte di alcuni dei nostri. Quella corsetta a rilento di Yebli al momento del cambio, con lo stadio che gli urlava dietro “sbrigati !”, ha dimostrato simbolicamente che qualcuno forse, al di là delle dichiarazioni di forma, o non ha compreso o non gli importa niente né della mobilitazione, né di essere stato svillaneggiato.
La decisione della Lega di ieri dovrebbe aumentare la rabbia di chi va in campo come fomenta la nostra. Anche di questo tenga conto il mister: chi non ha il sacro fuoco dentro, chi invece di incazzarsi si abbatte, sta in panchina, anche se si gioca ogni 48 ore. Noi siamo con la squadra, con chi lotta e con chi ci dimostra di crederci come ci abbiamo creduto noi, mettendo in piedi un salvataggio che ancora richiede fatica e sforzo. Abbiamo bisogno di gente che prende la partita “a morsi”; chi non ci sta si accomodi, ce ne faremo una ragione.
scritto da: Paolo Galletti, 28/03/2018
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