Atlantide ADV
AMARANTO TV

SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
i dirigenti di Sant'Andrea in tribuna allo stadio
NEWS

La Minerva di Arezzo

La Minerva di Arezzo è uno dei grandi bronzi dell’antichità, dopo la Chimera il secondo più conosciuto tra quelli ritrovati ad Arezzo.



La Minerva fu ritrovata nel 1541 in un pozzo nei pressi della chiesa di San LorenzoLa Minerva di Arezzo è uno dei grandi bronzi dell’antichità, dopo la Chimera il secondo più conosciuto tra quelli ritrovati ad Arezzo.
Secondo la tradizione, questa statua di 1,55 metri fu rinvenuta nel 1541 in un pozzo sottostante la chiesa di San Lorenzo, oggi sconsacrata, nei pressi della quale è stata rintracciata anche una lussuosa domus di età imperiale. L’anno successivo fu acquistata dal Granduca di Toscana Cosimo I dei Medici, che nel 1558/1559 la fece collocare nel suo Scrittoio di Calliope, dove rimase qualche anno assieme ad altri importanti reperti. Nel 1676 è documentata nella Galleria degli Uffizi e oggi rappresenta uno dei pezzi forti del Museo Archeologico di Firenze.
Come tipologia statuaria, la Minerva di Arezzo è stata associata all’Atena Vescovali, modello sviluppatosi in Grecia intorno al 330-320 a.C. da un’opera del supremo Prassitele.
La dea della sapienza e della guerra è rappresentata in posizione eretta, con il peso del corpo che grava sulla gamba destra, mentre quella sinistra è leggermente flessa. Lungo gli arti inferiori scende il peplo, abito femminile tipico della Grecia antica, dal cui orlo escono i piedi protetti da calzari ricchi di dettagli. La parte superiore della Minerva è avvolta invece da un himation, sorta di ampio mantello che aveva la funzione di cappotto.
La pregevole opera risale ai primi decenni del III secolo a.C.Il braccio sinistro è piegato, con la mano che si appoggia sul fianco. Quello destro è mancante e, dopo una prima ricostruzione in gesso, nel 1785 Francesco Corradori, professore dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze, lo rifece in bronzo. L’arto originale forse era nudo e reggeva un oggetto, ma non è stato chiarito se la sua posizione era piegata in avanti o scendeva lungo il corpo.
Sul petto e sulle spalle della Minerva si trova la sua famosa corazza della divinità, detta egida, bordata da spire di serpenti. Al suo centro è collocata la testa della Medusa, donata secondo il mito da Perseo.
Il volto di Atena è delicato, le labbra carnose sono evidenziate da una lamina di rame applicata. Con la stessa tecnica erano state create anche le sopracciglia, oggi scomparse alla pari degli occhi in avorio. I capelli, dalla magnifica resa, scendono dietro la nuca dove sono raccolti da un anello. La testa è ricoperta da un elmo corinzio, che sulla parte anteriore presenta una civetta in rilievo con le ali spiegate, mentre la sommità è impreziosita da un serpente a tutto tondo, ricostruito sempre dal Corradori in base ai resti dell’originale.
Il recente restauro ha rimosso le integrazioni dei secoli passati, compreso il braccio destro posticcio, restituendo alla statua l’antico splendore e una lettura più precisa.
La Minerva è, assieme alla Chimera, il bronzo aretino più famoso nel mondoNuovi e approfonditi studi hanno permesso di rendere più precisa la sua datazione. Se in passato alcuni studiosi la ritenevano una rielaborazione di un modello antico, realizzato nel I secolo d.C., il lungo intervento ha rivelato aspetti esecutivi peculiari che la collocano nei primi due decenni del III secolo a.C. Un’opera originale, quindi, prodotta da una bottega italica utilizzando la “fusione diretta” per parti separate.
Dal 19 luglio 2008 al 19 aprile 2009 la Minerva è tornata ad Arezzo per una suggestiva mostra realizzata nel Teatro Vasariano (Ex Corte d’Assise). Il bronzo è stato presentato al pubblico per la prima volta dopo il restauro durato sette anni. Terminato l’evento, il capolavoro ha ripreso la via di Palazzo della Crocetta, sede del Museo Archeologico di Firenze.
Da ricordare che in via Colcitrone, a poca distanza dalla zona di San Lorenzo, nell’ottobre 2002 è stata sistemata una fedele copia della statua, donata dalla ditta F.lli Chini in ricordo di Egidio, fondatore cinquant’anni prima della nota azienda orafa aretina.

scritto da: Marco Botti, 12/06/2009