SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Il Palazzo della Fraternita dei Laici
Il Palazzo della Fraternita dei Laici, sul lato nord-occidentale della piazza, è l’esempio più eclatante di come linguaggi artistici differenti possano creare combinazioni senza eguali. Tra le caratteristiche che rendono celebre in tutto il mondo Piazza Grande vi è la diversità di stili architettonici che sono racchiusi nel suo spazio, che tuttavia riescono in maniera strepitosa ad armonizzarsi tra loro, creando un luogo dal fascino unico.
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Il Palazzo della Fraternita dei Laici, sul lato nord-occidentale della piazza, è l’esempio più eclatante di come linguaggi artistici differenti possano creare combinazioni senza eguali.
La Fraternita di Santa Maria della Misericordia (o dei Laici) nacque nel Duecento come istituzione dedita all’assistenza e alla beneficenza. Nel 1363 acquistò dal Comune di Arezzo il terreno nella platea communis per costruire la sede della propria Magistratura. L’erezione dell’edificio iniziò nel 1375 e l’abbellimento fu affidato a due importanti scultori fiorentini, Baldino di Cino e Niccolò di Francesco, che inserirono nella facciata elementi gotici, come le caratteristiche colonne tortili.
Nel 1377 i lavori rallentarono a causa della grave crisi politica che stava investendo la città, fino a fermarsi completamente alla prima cornice sopra gli archi. Tra il 1395 e il 1396 Spinello Aretino affrescò il portale con un pregevole Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti. L’opera fu staccata nel Novecento per ragioni di sicurezza e conservazione ed è ammirabile nel Museo Statale di Arte Medievale e Moderna, mentre quella visibile in Piazza Grande è una copia fedele.
Nel 1410 morì il ricco mercante aretino Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci il quale, non avendo eredi, lasciò tutto i suoi averi alla Fraternita. Le nuove risorse dettero un impulso determinante alle attività dell’ente e permisero la ripresa dei lavori nel palazzetto, che avvenne nel 1433. A progettare il secondo piano fu chiamato Bernardo Rossellino da Settignano, uno dei più grandi architetti e scultori del rinascimento fiorentino. Per la facciata l’artista realizzò un meraviglioso bassorilievo raffigurante la Madonna della Misericordia. Nell’opera Maria, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino, tiene in braccio il figlio e protegge con il suo manto il popolo aretino. Ai lati del bassorilievo, entro due edicole, sono collocate le statue di San Donato e del Beato Gregorio, protettori della città.
Gli interventi alla facciata dell’artista settignanese e dei suoi collaboratori proseguirono fino al 1460 e terminarono con il delizioso ballatoio. Nel frattempo Parri di Spinello aveva affrescato per la Sala delle Udienze una Madonna della Misericordia (1446-1448). Con il secondo ordine della facciata Rossellino riuscì nell’impresa di fondere il preesistente impianto gotico con il nuovo linguaggio rinascimentale. Il risultato finale fu straordinario.
Il palazzo divenne da subito una delle eccellenze architettoniche della città e pochi anni dopo faceva già da sfondo al San Rocco che intercede per la Fraternità (1479) di Bartolomeo della Gatta, sfolgorante tempera su tavola, oggi custodita nel Museo Statale di Arte Medievale e Moderna.
Nel 1552, su disegno di Giorgio Vasari, l’edificio fu ulteriormente impreziosito dal campanile a vela e dall’orologio di Felice Salvatore da Fossato. Una leggenda narra che dopo la realizzazione dell’eccentrico macchinario, il costruttore fu accecato perché non ne facesse di nuovi. L’orologio è uno dei più antichi ancora in funzione e scandisce ore, giorni e fasi lunari.
Nel 1786 la struttura divenne sede del Tribunale (Ruota Civile) su esplicita richiesta del Granduca Leopoldo I di Lorena. Nei locali rimasti liberi la Fraternita collocò la Biblioteca, la Scuola Pubblica di Disegno e, nel 1823, le proprie raccolte (Museo di Antichità e Storia Naturale), che qui rimasero fino al 1882, dopodiché furono trasferite a Palazzo Barbolani.
Nuovi restauri alla fragile pietra della facciata vennero eseguiti nel Dopoguerra. L’ultimo risale agli inizi del nuovo Millennio.
Nel 2007 il Tribunale si è trasferito nella nuova sede dell’ex Garbasso e il Palazzetto di Fraternita è stato chiuso, in attesa di offrirgli una nuova destinazione.
scritto da: Marco Botti, 31/07/2009
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