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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Ruben allo Stamford Bridge di Londra
NEWS

Nemesi amaranto: a petto in fuori dopo i mesi del terrore. Alla faccia di chi ci voleva male

Ricordare le prese in giro subìte nel recente passato è utile per dimensionare il presente ed è anche un dovere morale per apprezzare ciò che sta facendo il nuovo Arezzo. Ma senza accontentarsi, che sarebbe un errore imperdonabile. Fatto sta che il calendario ci ha già riproposto l'Arzachena (naufragio del progetto Bellucci) e il Siena (culmine della battaglia di Pavanel) e adesso ci ripropone il Pontedera, affrontato a febbraio in una notte di ansie e patemi. La squadra è in salute e nessuno sa dove può arrivare: forse anche più in alto del previsto



Sto scrivendo con la foto di Marco Matteoni sul tavolo. No, non sono stato colto da un attacco di masochismo, ma l’immagine di questo improbabile cialtrone che è venuto a prenderci in giro (in proprio o conto terzi poco importa) per tre mesi, dovremmo ogni tanto tirarla fuori dal cassetto un po’ tutti per dimensionare in maniera adeguata il presente a quel che poteva essere e per fortuna non è stato. E’ vero che la memoria nell’epoca della dittatura social si accorcia sempre di più e già quel che è accaduto ieri è travolto dalla marea montante dell’oggi, ma tutti noi che abbiamo vissuto intensamente quei tre mesi non possiamo e non dobbiamo perdere la coscienza del rischio corso e diventa un dovere morale, oltre che sportivo, sostenere lo sforzo di chi oggi ci consente di tornare a petto in fuori da Pisa o da Siena.

 

 

Va da sé che questo non significa e non significherà mai abdicare alla critica costruttiva per votarsi al peana di stato, ma vuol dire invece avere il senso della proporzione. Attenzione, non voglio dire che dobbiamo accontentarci; nello sport e spesso anche nella vita questa è una scelta perdente. Dobbiamo però trasformare il pretendere in aspirare, il chiedere nel dare e su questo proprio noi, come aretini, abbiamo ancora della strada da percorrere sebbene forse qualcosa dopo la battaglia totale potrebbe essere cambiato. Il calendario poi ci ha proposto da subito due partite simbolo, come quella con l’Arzachena per l’esordio in casa (complice il caos SerieB/LegaPro) e poi Siena e Pontedera. Una sorta di nemesi, di confronto e rifondazione della nostra storia.

 

uno striscione contro Matteoni a Pontedera nella partita di febbraioContro i sardi un anno fa iniziò a naufragare il progetto Bellucci, contro il Siena la truppa di Pavanel dette il segnale che pretendere l’impossibile non era una slogan irrealizzabile. Fu Pontedera però, la tappa più dolorosa e devastante del calvario. In quel freddo pomeriggio di febbraio partimmo con la paura e il rischio che l’Arezzo calcio sarebbe stato più solo il ricordo di una grande passione. Chi c’era rammenterà il magone, i brividi quando i tifosi granata (encomiabili) alla fine del primo tempo sono venuti sotto la gradinata ospiti ad incoraggiarci e a passarci lo striscione per Lauro, gli applausi tra i lucciconi alla squadra che ci salutava. Sembra passato remoto, ma sono trascorsi solo otto mesi.

 

 

Adesso siamo tornati a cantare “in giro per l’Italia io ti seguirò” e l’Italia abbiamo iniziata a girarla per davvero. 150/200 a Lucca, 300 a Pisa, 680 a Siena. Grazie ai ragazzi di Dal Canto siamo tornati anche a dare fastidio a tutti sul campo. Adesso diventa determinante non mollare di un centimetro; noi fuori e loro in mezzo al terreno di gioco. Perché la squadra ha i numeri per poter fare bene. Deve acquisire ancora una compiuta consapevolezza dei propri mezzi e forse neanche l’allenatore sa davvero dove e cosa questo gruppo possa fare, perché i giovani devono ancora stabilizzare il proprio rendimento e cercare di eliminare gli alti e bassi connaturati all’età (Basit esempio lampante) che sono programmabili e prevedibili solo fino ad un certo punto.

 

Matteo Brunori, buone prestazioni ma ancora senza golIl dilemma dell’attacco per ora resta, ne attendiamo la soluzione che potrebbe anche essere quella di far giocare insieme, in certe occasioni, Brunori e Persano, uno più esterno e l’altro centrale, magari con Nello Capitano alle loro spalle pronto a ispirare e sfruttare spazi. Avremmo così più fisicità in area (dove di testa non ne becchiamo mai una) e più riferimenti offensivi per la manovra. Vediamo, ma intanto continuiamo a fare punti e a crescere. Il futuro comincia domani (e la foto del ceffo torna nel cassetto degli incubi peggiori).

 

scritto da: Paolo Galletti, 11/10/2018





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