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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Roberta a Porto Rotondo
NEWS

Una squadra indomita, un pubblico di nuovo innamorato. Caro Arezzo, ripartiamo da qui

Dando una ripassata agli almanacchi, si scopre che la stagione appena conclusa è la migliore da un decennio a questa parte. Gli amaranto sono stati la vera mina vagante della serie C, hanno proposto un calcio bellissimo e sono usciti a testa alta dai play-off. I dieci minuti di applausi del settore ospiti all'Arena, le code al botteghino per comprare un biglietto, le coreografie della sud: non esiste risultato più bello, non disperdiamo questo capitale di entusiasmo



E così, ci siamo fermati contro il Pisa, "mannaggia mannaggia", come direbbe un noto telecronista del motomondiale. Certo, da noi le espressioni sono state decisamente più colorite, ma non è di questo che è giusto parlare, mentre sui social cominciano ad essere pubblicate le prime foto della "cena dei saluti" tra la squadra e la società. Meglio allora ripensare con affetto e infinito amore sportivo a quello che da oltre un anno a questa parte sta succedendo ad Arezzo: dalla "rinascita dalle ceneri", iniziata con la partita di Viterbo e la strepitosa cavalcata dei ragazzi di Pavanel fino alla salvezza senza passare dai playout, a questa stagione che ci ha visti fermare alle semifinali dei playoff nazionali di serie C, che facendo un rapido calcolo è la miglior stagione da un decennio a questa parte - quando però i playoff furono due mezzi disastri consecutivi contro Crotone e Cremonese.

 

Ma il presente, quello che è cominciato poco più di un anno fa, ci ha detto un'altra cosa. Ci ha detto che l'Arezzo è stato una squadra, anzi due, di uomini veri oltre che di calciatori, e che quest'anno è stata per davvero la mina vagante della serie C, quella che nessuno voleva incontrare nei playoff, capace di giocare sempre a calcio in un campionato dove spesso si gioca a calci, purtroppo troppo spesso rimontata, quasi eccessiva nella sua bellezza stilistica, a volte andando anche a discapito della concretezza. È stata la squadra che ha chiuso imbattuta in casa il campionato, la prima da inizio anni ottanta a riuscirci, prima di venire trafitta dalla Torre che come in una partita a scacchi si è mangiata il Cavallo nei playoff.

 

È stata la squadra che si è presa - meritatamente - dieci minuti di applausi all'Arena Garibaldi dopo aver visto chiudersi la stagione al termine di 180 minuti in cui la qualità del gioco espresso è stata veramente, decisamente di livello superiore. È stata la squadra che ha fatto tornare la gente di Arezzo a fare la coda per prendersi un biglietto per una partita, gente che non sapeva neanche bene se il terzino destro fosse Sala o Luciani, che non sapeva se Pelagotti fosse il portiere o il difensore centrale, o se Brunori fosse un attaccante, un gruppo musicale indie italiano o chissà che altro.

 

E allora non disperdiamolo, tutto questo capitale di sensazioni, emozioni e innamoramenti amaranto. Lo sappiamo tutti che la formazione dell'Arezzo del prossimo anno non vedrà Brunori con la 9 in attacco (nota doverosa per il vincitore della "Perla Amaranto": l'estensore del presente articolo è profondamente convinto che un giorno o l'altro lo vedrà giocare in serie A), non vedrà Basit col 13 in mediana e molto probabilmente neanche Sala in fascia con la maglia numero 32. Ma quanto sarebbe bello, una volta tanto, ripartire da qui, senza i crucci delle estati aretine che tanto ci hanno logorati? Quanto ci piacerebbe - dopo essercelo ripetuto mille volte negli anni addietro - ripartire da un'ossatura di squadra, e su quella lavorare per rimpiazzare quei tre, massimo quattro partenti? Non so dirvi se sia un sogno, un auspicio o che altro: la verità è che questa squadra ci ha fatti sognare e poco alla volta ha fatto nuovamente innamorare Arezzo (la città) dell'Arezzo (la squadra). A parte vincere un campionato, non esiste risultato più bello di questo.

 

scritto da: Roberto Gennari, 05/06/2019





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