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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Poggibonsi4 set15Grosseto
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Trestina4 set15Pianese
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Cucciniello:''ok allo stop per la defiscalizzazione, ma le cose da regolamentare sono tante''

Abbiamo incontrato Roberto Cucciniello, membro del consiglio direttivo di Orgoglio Amaranto e stimato commercialista cittadino, per parlare di defiscalizzazione delle società calcistiche, tema all'ordine del giorno e su cui va fatto chiarezza. Questo è stato lo spunto per una discussione a 360 gradi sullo stato attuale del calcio di Lega-pro che ha molteplici criticità da risolvere



Roberto Cucciniello

Roberto Cucciniello, ex presidente nonché fondatore di Orgoglio Amaranto,  di cui è attualmente membro del consiglio direttivo, noto commercialista e SLO della S.S. Arezzo è sicuramente la persona più indicata per chiarirci meglio la situazione di questi giorni che ha portato al blocco dei campionati di Legapro.

 

Per prima cosa Roberto sei favorevole allo sciopero?

“In linea di massima si.”

Si parla di defiscalizzazione delle società di Legapro. Ci puoi spiegare meglio di cosa si tratta?

“In pratica è un agevolazione che l’amministrazione finanziaria dovrebbe concedere alle società  calcistiche per quanto riguarda gli oneri contributivi e le ritenute fiscali sugli ingaggi dei giocatori. Questi oneri, che gravano pesantemente sui bilanci delle società sportive, potrebbero essere abbattuti totalmente o parzialmente a condizione che gli stessi importi siano destinati al miglioramento delle strutture sportive a disposizione o ad investimenti sui settori giovanili.”

L’incontro di ieri fra Gravina ed il ministro Gualtieri come è andato?

“Sembra ci siano state delle promesse in merito e che con i prossimi provvedimenti fiscali il ministero promuoverà qualche manovra in tal senso. Il problema del calcio di terza serie non è però solo questo. Ci sono infatti notevoli criticità e poche regole chiare e severe.”

A cosa fai riferimento?

“Prima di tutto credo che sarebbe doveroso stabilire un tetto massimo al monte ingaggi totale dei calciatori con le società obbligate a rispettarlo senza possibilità di sforamento. Questo renderebbe sicuramente il campionato più livellato ed interessante senza cadere in buffonate come quella del nostro girone di questa stagione, dove vince a mani basse chi non ha problemi economici di sorta. Un altro paletto importante sarebbe quello di fissare un tetto massimo di giocatori tesserabili per la prima squadra, salvo, in caso di necessità, poter attingere liberamente dal proprio settore giovanile. Il concetto che deve obbligatoriamente passare è quello che siccome si parla di sport deve vincere il più bravo e non il più facoltoso.”

Abbiamo fin qui parlato di giocatori e di ingaggi di giocatori. Ci sono altre componenti nell’attuale mondo del calcio che non ti piacciono?

“Certi procuratori e certi direttori sportivi che molto spesso non fanno gli interessi delle proprie società di appartenenza. Ci sono un gran numero di dirigenti e procuratori legati a doppio filo e le operazioni che fra di loro sono intessute a volte sono sconcertanti. Chiaramente, tutto questo va solo ed esclusivamente a danno dei bilanci delle società e anche dei giocatori stessi, che a volte sono trattati come dei pacchi postali utili solo a generare plusvalenze fittizie. Queste figure vanno disciplinate e controllate in maniera molto più capillare perché a volte abusano della passione e delle ingenuità degli imprenditori che si affacciano al mondo del calcio.”

 

Hai citato gli investimenti sui settori giovanili che sarebbero incentivati grazie alla defiscalizzazione. Che ne pensi dello stato attuale dei settori giovanili di Legapro?

“Qui la situazione è veramente drammatica. Solo pochissime società fanno settore giovanile seriamente organizzandolo con strutture all’altezza e istruttori competenti, ponendo come pilastro fondamentale  l’unico criterio che dovrebbe governare questo mondo: la meritocrazia. Invece, purtroppo, si hanno costantemente notizie di genitori che credendo di avere in casa un piccolo Messi sono disposti ad agevolare la “carriera” del proprio figlio con il classico “aiutino”. Non si rendono conto che così facendo fanno male solo ai propri figli sia perché fanno passare il messaggio che nella vita possano esistere scorciatoie per arrivare ai propri obbiettivi a dispetto di impegno e capacità, sia perché li illudono di essere quello che in realtà non sono.”

Quindi la situazione è molto più drammatica di quello che sembra vedendola con i semplici occhi del tifoso?

“Purtroppo si. E’ dal 2010 che sono entrato a contatto con certe dinamiche legate alla gestione ed alla amministrazione delle società di calcio e a malincuore ho scoperto un mondo che non immaginavo assolutamente. Nel calcio gli unici che devono sottostare a regole severe e restrittive sono purtroppo solo i tifosi.”

In che senso?

“Un tifoso che va a vedere la partita deve rispettare un regolamento d’uso dell’impianto, un codice etico, ha le telecamere addosso da quando si avvicina allo stadio fino a che non imbocca la via di casa, ogni suo comportamento all’interno dello stadio è amplificato a dismisura e rischia sanzioni e daspo addirittura se cambia il proprio posto con il vicino. E non parliamo poi se si espone uno striscione o una bandiera con simboli storici della propria città o frasi legate alle proprie tradizioni. I tifosi alla fine sono gli unici che pagano nel mondo del calcio. Comportamenti che in altri luoghi diversi dallo stadio sarebbero tollerati diventano negli spalti crimini efferati, mentre dirigenti sportivi che in qualche anno azzerano la storia calcistica di una città rimangono impuniti e pronti ad agire nella medesima maniera in altre piazze.  Ben venga quindi la defiscalizzazione chiesta da Ghirelli, persona che ho avuto modo di conoscere durante la “battaglia totale” e apprezzare per l’onestà intellettuale che lo muove in questa delicata fase di cambiamento, ma la defiscalizzazione rappresenta solo la punta dell’iceberg. Ci sono tanti altri temi che vanno affrontati per salvare il cosidetto “calcio dei comuni” come ama definirlo Ghirelli stesso. Ci vuole tanto coraggio e una svolta culturale “calcistica” importante. Certo è che la fresca nomina di Giancarlo Abete a commissario della lega di serie A non mi fa certo essere ottimista.”

 

scritto da: Simone Trippi, 19/12/2019





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