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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Alessandro e Riccardo a Parigi
NEWS

Una città più vicina alla propria squadra e meno chiacchiere: è questo il desiderio per il 2020

Si chiude un anno pieno di forti emozioni. La semifinale play-off col Pisa ha riportato allo stadio il publico delle grandi occasioni, ma troppo presto siamo tornati alla normalità. Più senso di appartenenza e meno chiacchiere da bar sono i regali che chiediamo all'anno che verrà, sperando che finalmente tutto ciò si possa avverare



la splendida coreografia della curva Minghelli in Arezzo-Pisa semifinale play-off

Fine anno si avvicina, e come è consuetudine, è tempo di riordinare quello che il 2019 ci ha lasciato e di fare buoni propositi per l’anno che verrà. Calcisticamente, è innegabile, quello che fra qualche giorno finirà è stato senza ombra di dubbio un anno a tinte forti. L’immagine che abbiamo scelto è scontata, ma racchiude in uno scatto quello che ogni tifoso amaranto si porterà dentro per sempre. Se infatti l’anno precedente era stato caratterizzato dalla “battaglia totale” e dalla conseguente rinascita, gli ultimi dodici mesi sono stati quelli del “grande sogno”. Una cavalcata lunga sei mesi, da Gennaio a Giugno, che ha portato gli amaranto ad un passo dall’incredibile ritorno in serie B. Chiunque ha ancora negli occhi le interminabili file alle rivendite autorizzate per accaparrarsi un biglietto per la semifinale contro il Pisa, lo stadio pieno in ogni ordine di posto già un’ora prima della partita, la splendida coreografia allestita dalla curva Minghelli. Ma anche l’uno-due di Cutolo-Brunori  che avevano ribaltato il vantaggio iniziale pisano ed il rigore fallito dal capitano dopo che i neroazzurri erano tornati nuovamente in vantaggio. Ecco, quella partita in un certo modo, racchiude in se’ tutta l’essenza del calcio: uno stadio stracolmo, due tifoserie di altra categoria che danno spettacolo per tutti i novanta minuti, una partita giocata ad altissimi livelli che, a prescindere da vinti e vincitori, è un concentrato di mille e più emozioni. Sarebbe bello poter vivere quelle sensazioni tutte le domeniche ma così, purtroppo, non è. Il pubblico che era lievitato fino a 8000 presenze si è in pochi mesi dissolto. E’ tornata la normalità, con il solo impareggiabile e indomabile zoccolo duro a popolare gli spalti del Comunale. Sarebbe bello che la città seguisse con più partecipazione e con più affetto la squadra sempre, e non solo quando andare allo stadio diventa “in”. Questo è uno dei regali che chiediamo all’anno che verrà, ma già sappiamo che è illusione vana. Così come sarebbe bello che una volta per tutte finissero le varie divisioni in fazioni che hanno sempre contraddistinto le discussioni fra tifosi. Accoliti, furbetti del quartierino, topi di fogna: c’è sempre stata una etichetta, spesso antipatica e fuori luogo, che ha cercato di contraddistinguere una parte della tifoseria rispetto ad un’altra. C’è sempre qualcuno che sentenzia e gli altri devono essere a favore o contrari, non esiste altra possibilità. Ma così in realtà non è. Il calcio, l’Arezzo, andrebbe vissuto con molta più passione e molta meno presunzione. Alla fine, ricordiamocelo, siamo tutti nella stessa barca, tutti gioiamo se l’Arezzo vince e ci rammarichiamo se non lo fa. Non abbiamo mai visto nessuno godere degli insuccessi della squadra anche se, a volte, qualcuno ce lo vuole far credere. Tutti sappiamo che questo mondo è regolato solo ed esclusivamente dal risultato del campo. Se si vince tutto va bene, se si perde si vedono problemi ovunque. E’ la dura legge del calcio e chiunque deve accettarne di conseguenza oneri ed onori. Le critiche, così come gli elogi, fanno parte del gioco e come tali devono essere vissuti. Alla fine quindi quello che chiediamo al nuovo anno e che tutti, e non solo i “soliti”, vivano l’Arezzo con più senso di appartenenza rispetto a quello dimostrato finora e che finiscano una volta per tutte le stucchevoli discussioni da bar. forse chiediamo troppo, ma sognare è bello, non costa nulla e a volte i sogni si realizzano per davvero.

 

scritto da: Simone Trippi, 27/12/2019





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