SERIE D GIRONE E - 1a giornata
Flaminia | 4 set | 15 | Livorno |
Gavorrano | 4 set | 15 | Tau Altopascio |
Ghiviborgo | 4 set | 15 | Ponsacco |
Orvietana | 4 set | 15 | Arezzo |
Poggibonsi | 4 set | 15 | Grosseto |
Sangiovannese | 4 set | 15 | Ostiamare |
Seravezza | 4 set | 15 | Città di Castello |
Trestina | 4 set | 15 | Pianese |
Terranuova | 4 set | 15 | Montespaccato |
Tutti a casa. Destino incerto per una stagione travagliata. C'è anche il rischio annullamento
Il Coni e il governo hanno messo lo stop a tutte le manifestazioni sportive, compresa la serie C. Ma dopo il 3 aprile cosa succederà? Se l'emergenza virus fosse passata, si potrebbe cominciare una sorta di campionato 2. Oppure si potrebbe riprendere a porte chiuse. Oppure ancora, senza la certezza di giocare senza rischi per la salute di atleti e tifosi, il torneo potrebbe essere invalidato, con tutte le conseguenze del caso (sportive ed economiche). Nel frattempo, mettiamo in ordine sciarpe e bandiere. Prima o poi torneranno buone
TweetTutti a casa. Non è il remake del celebre film con Alberto Sordi ma la risultante ormai necessaria ed improrogabile dell’invasione del Coronavirus sul territorio nazionale. Si ferma tutto il paese e giustamente si ferma anche l’industria del calcio. La serie C si era già portata avanti sospendendo le partite dei gironi A e B già da due settimane, ora grazie all’intervento deciso del Coni anche le serie maggiori si fermano. E’ chiaro che in questo momento il pensiero non corre certo dietro alle sorti di un pallone, ma proviamo a ragionare sugli effetti e i possibili scenari che ci aspettano da qui in avanti. Lo stop generalizzato vale fino al 3 aprile. Difficile ipotizzare che a quella data il problema dell’epidemia sia risolto, ma potrebbe (speriamo) essere arginato. In questo caso si potrebbe riprendere l’attività anche se presumibilmente solo a porte chiuse. Una riapertura dei cancelli dello stadio riporterebbe qualche migliaio di persone sugli spalti con tutti i rischi connessi. Diventerebbe poi inevitabile l’allungamento della stagione perché a questo punto chiudere entro fine aprile/inizio maggio non è possibile nemmeno giocando un giorno si ed uno no. Si andrebbe quindi a chiudere il campionato a giugno inoltrato.
In questa ipotesi poi, si dovrebbe parlare di un nuovo torneo giacché dopo un mese e mezzo di stop l’incognita di come le squadre si ripresenteranno sul terreno di gioco è altissima. Chi era in crisi può avere superato la fase negativa, chi aveva infortunati li avrà recuperati, chi era in stato di grazia potrebbe aver perso l’ispirazione giusta. In ogni caso sarebbe una stagione matrioska con un campionato che ne contiene tre (quello iniziato ad agosto, quello ripreso a gennaio dopo un mese di sosta causa sciopero federale, quello che riprenderebbe adesso dopo quasi due mesi di fermo). Stagione assolutamente irregolare quindi, ma stavolta non si potrebbe incolpare nessuno.
Il secondo scenario possibile è che al 3 di aprile, nonostante sforzi e buona volontà, il picco epidemico-influenzale sia ancora alto e richieda un prolungamento del periodo di isolamento e fermo. A questo punto la soluzione più logica sarebbe annullare la stagione (al contrario si va forse a giocare a luglio). Si fa come non fosse accaduto niente e si riparte da agosto con le stesse squadre, gli stessi gironi e si annullano promozioni e retrocessioni. Scenario drastico ma forse più equo che giocare senza pubblico o fare assurdi “tour de force” che mettono a repentaglio l’integrità degli atleti e il senso di una stagione. Evidentemente, quale che sia la scelta che si farà nel palazzo, i danni economici sono e saranno enormi. Le società dovranno far fronte, com’è giusto, agli stipendi dei dipendenti (calciatori e non) senza contare sugli introiti degli incassi, sul minutaggio degli under, rivedendo anche i rapporti con gli sponsor. Per evitare il tracollo sarà necessario un importante intervento a sostegno da parte dello Stato che dovrà ricordarsi di come il calcio sia, tra fatturato diretto e indotto, la prima industria del paese. Dovrà ragionare la Lega di serie C magari annullando o riducendo fortemente la tassa d’iscrizione per la prossima stagione.
Quando sarà finita l’emergenza sanitaria, ad oggi assolutamente preminente per le ragioni che ogni giorno sentiamo elencare sui media, ci sarà da affrontare l’emergenza economica che riguarderà anche il gioco del calcio. E lì non servono vaccini e ricerca, ci vorranno soldi e competenza da parte degli addetti ai lavori; serietà e sostegno da parte delle istituzioni. Per ora tutti in casa, ad un metro l’uno dall’altro, a mettere in ordine sciarpe e bandiere perché finirà e torneremo a cantare per l’Arezzo.
scritto da: Paolo Galletti, 12/03/2020
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