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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

RISULTATI CLASSIFICA PROSSIMO TURNO
Flaminia4 set15Livorno
Gavorrano4 set15Tau Altopascio
Ghiviborgo4 set15Ponsacco
Orvietana4 set15Arezzo
Poggibonsi4 set15Grosseto
Sangiovannese4 set15Ostiamare
Seravezza4 set15Città di Castello
Trestina4 set15Pianese
Terranuova4 set15Montespaccato
MONDO AMARANTO
Giorgia, Silvia e Jacopo in Corsica
NEWS

La playlist della settimana: da domenica ''L'imperativo è vincere'', parola di Fankie Hi Nrg

Quattro spareggi per decidere il proprio futuro. Si comincia domenica con la Vis Pesaro dell'ex allenatore amaranto Di Donato che all'andata sottolineò la vittoria dei suoi con parole polemiche nei confronti dell'Arezzo e di Arezzo. Serve però cambiare atteggiamento per volere la salvezza perchè il tempo a disposizione adesso è davvero poco e non c'è più margine di errore



Quattro partite. Questo è ciò che ci resta per agguantare un posto ai playout e provare a mantenere la categoria. “Tempo, comunque vadano le cose lui passa, e se ne frega se qualcuno è in ritardo, puoi chiamarlo bastardo ma intanto è già andato”, rappava Jovanotti in “Non m’annoio” nel lontano 1992. A forza di dire che c’è tempo e tanti punti a disposizione, siamo arrivati alla resa dei conti ancora in piena apnea, appesi a un filo e, appunto, in ritardo rispetto a quasi tutte le altre compagini del girone, visto che non siamo ultimi solo per l’harakiri del Ravenna nel recupero del derby romagnolo contro il Cesena. Quel che è certo è che il ritardo è ormai incolmabile dalla Vis Pesaro dell’ex Di Donato che andiamo ad affrontare domenica al Città di Arezzo: un allenatore a cui, forse, sarebbe stato utile ascoltare “Fecondità” dei Marlene Kuntz, che dice “perché non governi la tua lingua? Perché non l'ammutolisci un poco?”, prima di andare ai microfoni dopo il successo fortunoso (per non dire altro) dell’andata contro gli amaranto. Invece, parlò male e parlò troppo e ora, quindi, è “il nemico pubblico numero uno, capito?” (“T.N.T.”, AC/DC). E il nemico, ce lo insegnano due band californiane (Green Day e Rage Against the Machine), bisogna conoscerlo bene (entrambe hanno scritto una canzone dal titolo “Know your enemy”) e noi l’ex di turno lo conosciamo, per cui se gli stimoli non ce li avete per la tragica situazione di classifica, ragazzi miei, trovateli almeno nel ricordo del match di andata a Pesaro, anche se buona parte di voi nemmeno c’era. Per parafrasare ancora il gruppo hard-rock di Angus Young, “se vuoi il sangue, lo avrai” (“If you want blood”), caro Dido. Non so voi, ma io con questo nomignolo preferisco piuttosto la cantante della hit del 2003 “White Flag”, la bandiera bianca che speriamo di non alzare noi tra poche giornate.

Se non vogliamo arrenderci e desideriamo poter gridare “sono ancora vivo” (“Alive”, Pearl Jam), insomma, dobbiamo darci una svegliata o con le buone (“Wake up” degli Arcade Fire) o, probabilmente con più efficacia, con le cattive (“Wake up” degli stessi Rage Against the Machine, a martellarvi i timpani). Per questo finale di campionato dobbiamo essere una squadra finalmente “cattiva, spietata”, come cantava Samuele Bersani (“Cattiva”): “comincia un’altra partita” e va vinta, non si può davvero più rimandare. Quando arrivò Stellone, ci eravamo posti come obiettivo di pensare a raggiungere una squadra alla volta ma siamo sempre lì, abbiamo messo la freccia solo sul Ravenna, continuando a temere il controsorpasso ogni volta che gioca. “Gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili” (“Quelli che benpensano”, Frankie Hi Nrg Mc), ovvero se facciamo passare queste giornate senza macinare punti, vincendo gli scontri diretti, senza fare quei calcoli di sorta che troppo spesso, pare, abbiamo invece fatto, dall’alto di non si sa quale posizione di vantaggio. “L’imperativo è vincere”, dice poco prima il rapper nello stesso pezzo, e direi che tanto basta. Per chiudere il cerchio, nel 2002 Ligabue coniò un’espressione forse cacofonica ma di sicuro impatto: “voglio volere”, titolo di una canzone dall’album “Fuori come va?” (Male, Liga, parecchio male). È questo che sembra mancare, e invece va trovato subito. Non basta volere la salvezza, serve “volerla volere”: è difficile da spiegare, ma serve una spinta quasi animalesca, un istinto di sopravvivenza, una voglia incontrollabile (“Uncontrollable Urge”, Devo) di rimanere a galla, di trovare questi benedetti gol, di passare in vantaggio e mantenerlo, di portare a casa il successo e di azzannare l’avversario, se necessario. Qualcosa che quest’anno non abbiamo mai visto; qualcosa che vogliamo assolutamente vedere domenica.

Forza vecchio cuore amaranto.

 

scritto da: Luca Amorosi, 08/04/2021





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