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SERIE D GIRONE E - 1a giornata

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Orvietana4 set15Arezzo
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Trestina4 set15Pianese
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Chi vuole uscire, chi vuole entrare. Movimenti intorno all'Arezzo. E Fini dice la sua

Il momento è di trapasso. Dopo aver inaugurato il villaggio amaranto, la società si ritrova a gestire una fase piena di lavoro, in cui sono aumentate le decisioni da prendere, le responsabilità da sopportare e gli impegni da mantenere: dal marketing alla campagna abbonamenti, dalla definizione degli staff tecnici all'organigramma dirigenziale. Bisogna spendere meglio, questo l'obiettivo. E mentre è in programma un incontro con il titolare della Fin-Tes, Martucci sta (ri)costruendo la prima squadra, che poi è la cosa più importante



Severini con Zerbini e Locatelli all'ingresso del villaggio amarantoIl momento è di trapasso. Dopo aver inaugurato il villaggio amaranto e aver messo in moto la macchina, adesso bisogna tenerla in carreggiata. Mica facile. L’Arezzo rispetto a prima si ritrova con più squadre, più giocatori, più decisioni da prendere, più ruoli da assegnare, più responsabilità cui far fronte, più soldi da spendere (e magari, piano piano, anche da incassare). Difatti per Severini e gli altri sono giorni caldi, sia per colpa di Caronte che dell’agenda piena zeppa.
Oltre alla prima squadra da mettere a posto, compito che già da sé occuperebbe l’estate fino all’inizio del campionato, dovranno essere definite tutte le strategie che riguardano, in ordine sparso, marketing, sponsorizzazioni, campagna abbonamenti, ritiro estivo, logistica per gli allenamenti, definizione degli organici dalla Juniores in giù, composizione degli staff tecnici eccetera eccetera. Una marea di situazioni che richiedono idee chiare, investimenti e tempo.
In parallelo c’è pure l’organigramma societario da mettere a posto. Perché a quanto si è capito ci sono alcune persone che vorrebbero uscire, altre che vorrebbero entrare e altre ancora che potrebbero essere coinvolte dentro il progetto. L’obiettivo finale, per il domani, non è spendere di più o di meno, ma spendere meglio di ieri. L’Arezzo ha incassato pochissimo dalla pubblicità, anche perché si è mosso male sul territorio. Per l’anno nuovo invece si conta di penetrare più capillarmente nel tessuto economico cittadino, affidandosi alle persone giuste. E si conta anche che i contratti vengano onorati. Di questi tempi, purtroppo, di sicuro non c’è nulla, nemmeno i bonifici di Mps, Estra o Comune, alle prese tutti con i morsi della crisi. Vanno limate le spese per vitto e alloggio dei giocatori, salite a livelli da circoletto rosso. E difatti l’ambizione di una foresteria da gestire in proprio è sempre in piedi.
Insomma, c’è lavoro da sbrigare. E in questo senso si registrano contatti con imprenditori aretini. Uno, più volte nominato, è Sandro Fini, titolare della Fin-Tes, azienda di import export nel settore dell’abbigliamento e dei prodotti tessili. Fini ha già fatto calcio negli anni scorsi, sia dentro l’Arezzo di Graziani che al Quarata e al Subbiano. Ha vinto diversi campionati, il che non guasta, e ha la passione per il settore giovanile. “Ho parlato con Severini e Zerbini due mesi fa – ha detto. Nei prossimi giorni ci vedremo ancora e io ripeterò ciò che spiegai la prima volta: sono disponibile a entrare, ma a patto che si facciano le cose per bene. E cioè: l’Arezzo deve essere la mamma, le altre società della provincia devono essere i figli. I ragazzini più bravi devono venire a giocare da noi, dietro corresponsione di premi fissati con accordi scritti. Così si fa. Ne gioverebbe l’Arezzo e in giro si creerebbe di nuovo un legame forte. Io il calcio lo vedo a questo modo”.
Una dichiarazione d’intenti non troppo dissimile da quella annunciata nei giorni scorsi dai vertici amaranto, anche se l’identità di vedute andrà comprovata con i fatti. Insomma, tra Severini e Zerbini, Locatelli e Tersigni, Dioguardi e Spinella, Felletti e Anzalone, dentro la società sono in corso dei movimenti d’assestamento. E Martucci, nel frattempo, sta (ri)costruendo la prima squadra, che poi è la cosa che conta di più. Un Arezzo primo in classifica avrebbe effetti benefici, a cascata, su tutto il resto. Banale ma vero.

 

scritto da: Andrea Avato, 28/06/2012





COMMENTI degli utenti

Commento 1 - Inviato da: Giotto, il 28/06/2012 alle 17:24

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Banale ma vero (senza quote, perchè faccio queste tre parole).

In effetti siamo tutti ansiosi di vedere la squadra vincere un torneo, che sia sedie D, Lega Pro o serie B. Per vedere, banalmente, un po' di gente allo stadio; per ricompensare, banalmente, la dirigenza degli sforzi fatti; perchè siamo, banalmente, malati dell'Arezzo; perchè l'Arezzo, nelle parole prima e nei fatti adesso, è un sogno che si realizza, una società strutturata e leader del territorio, ambiziosa, seria, ma manca sempre un tassello...... una splendida vittoria del campionato (che sia poi base di partenza di altrettante, come diceva lo striscione col Catania BENE, BRAVI, BIS.. scusate sognavo, cominciamo con la prima...)!!!

Commento 2 - Inviato da: Andrea Avato, il 29/06/2012 alle 10:14

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E' giusto. Paradossalmente, visto che il progetto avviato è ambizioso e positivo, adesso il momento è complicato. Bisogna definire tutto il lavoro, organizzare il futuro, assegnare i compiti alla gente giusta. Se l'Arezzo vince il campionato fa bingo, si creerebbe un interesse che ora non c'è.

Commento 3 - Inviato da: bravoo, il 29/06/2012 alle 12:19

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Locatelli dopo quello che ci ha fattoo....io lo massacrei...froza ricostruiamo una squadra...ma un altro anno di d..lungo atroce e sofferente....per molti ma non peer tutti....